"La Chiesa è morta"; questa fu la dichiaratone del Partito Bolscevico di Vladimir Lenin nel 1923.
I comunisti hanno creato l'Unione Sovietica, un impero formato dalla Russia e da altre 14 nazioni.
Nonostante la loro rivoluzionarne comunista sia stata liquidata nei primi anni '90, l'eredità della guerra del Partito contro la religione continua intatta.
Questo si concretizza soprattutto nelle persecuzioni contro i cristiani, che avvengono in 6 delle 15 ex repubbliche sovietiche: Azerbaigian, Kazakistan, Uzbekistan, Kyrgyzstan, Turkmenistan e Tagikistan.
I cristiani, soprattutto gli evangelici, in quelle nazioni affrontano governi che mantengono la stessa oppressione introdotta sotto l'Unione Sovietica: la mancanza di libertà religiosa.
Alcuni cristiani devono anche combattere contro la prevalente cultura islamica di quelle zone, che le Repubbliche dell'Asia centrale ora indipendenti tendono a favorire.
Ma, nonostante tutto, i credenti perseverano.
Eccone un esempio.
II Giudice di Corte d'Appello Anarkul Toksobayeva camminava lentamente lungo il corridoio scarsamente illuminato del quartier generale della Sicurezza Interna di Bishkek (Kyrgyzstan).
Si fermò un attimo mentre la sua guardia apriva una porta metallica davanti a lei.
Appena due giorni prima, agenti federali si erano presentati nel suo ufficio e l'avevano accusata di aver ricevuto una "mazzetta".
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Il giudice Anarkul Toksobayeva |
Anarkul ha spiegato alla Missione per la Chiesa Perseguitata che i funzionari governativi la tenevano sotto tiro per la sua battaglia per la giustizia e l'imparzialità nel sistema giudiziario kyrghiso.
Ha spiegato che ufficiali corrotti le hanno chiesto diverse volte di incarcerare imputati innocenti e di assolvere imputati colpevoli, e che lei ha sempre rifiutato.
Come figlia di un funzionario del Partito Comunista, Anarkul è stata cresciuta nell'ateismo; la sua famiglia non credeva in Dio, ma veneravano il defunto leader Lenin.
"Era come se fosse il mio dio," afferma Anarkul, "qualsiasi decisione dovessi prendere nella mia vita, mi chiedevo sempre cosa avrebbe fatto Lenin in questa situazione".
Dopo il dissolvimento dell'Unione Sovietica, la famiglia di Anarkul (come molti in Kyrgyzstan) ritornò alle proprie origini islamiche.
Anarkul racconta che aveva sempre considerato Gesù come una favoletta, ma per la grazia di Dio, nel 2001, un amico le diede una Bibbia e lei accettò Cristo come Salvatore.
Ora, otto anni dopo, si trovava seduta in una scomoda sedia di legno, in una stanza piccola e piena di roba.
Il capo degli inquirenti stava fissandola da dietro la sua scrivania, mentre altri ufficiali entravano nella stanza.
Gli ufficiali islamici chiesero in modo aggressivo perché avesse accettato una bustarella e perché portasse una Bibbia nella sua borsa.
"Mi hanno chiamato traditrice, infedele e apostata, perché avevo tradito la mia fede", dice Anarkul.
Dopo 11 ore di interrogatorio la accusarono formalmente di corruzione, un crimine punito con 15 anni di carcere.
Il 6 aprile 2010 la sentenza: colpevole.
"Ero veramente molto, molto stanca," dice, "e naturalmente fu molto dura, ma sentivo che il Signore mi avrebbe comunque evitato la prigione".
Quella stessa settimana il Presidente del Kyrgyzstan, Kurman-bek Bakiev, fuggì dal Paese in preda a violente sommosse antigovernative.
Ai primi di giugno, dopo che il Presidente e molti altri funzionari del governo si erano dimessi, la Corte Suprema finalmente assolse Anarkul per insufficienza di prove.
Anarkul ha raccontato come il Libro di Giobbe nell'Antico Testamento le abbia portato grande incoraggiamento durante la sofferenza.
"Giobbe è stato come un compagno prezioso nei momenti difficili," spiega, "ho capito che dobbiamo resistere e diventare stabili, forti e perseverare nelle difficoltà e nei problemi".
Mentre la sua nazione lotta per la stabilità politica, Anarkul chiede a tutti i cristiani di pregare per riforme giuste, leader onesti e giudici indipendenti.
"So che il Signore ha permesso che tutto ciò accadesse, affinché la mia fede potesse crescere"; ha affermato, "anche se molti dei miei parenti sono musulmani, mi stavano osservando; stavano cercando di riportarmi nell'Islam.
Ma il Signore mi ha insegnato che la nostra speranza non è nella gente, ma in lui.
E so che il Signore è il padrone di ogni autorità; sono continuamente meravigliata dalla sua onnipotenza.
Egli può cambiare le cose in un minuto; e non è mai in ritardo".Fonte: Uomini Nuovi
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