Essere ricchi e non saperlo

Bambini

La testimonianza di Alfredo Reitano.

A noi ragazzini, che eravamo spesso intenti a giocare per strada, un signore, con l'espressione di chi già la vita l'aveva vissuta abbastanza, che di tanto in tanto si trovava a passare, vedendoci spensierati, era solito dire:"Siete ricchi e non lo sapete!".

Naturalmente a quell'età non potevo comprendere il significato di quella frase; solo col tempo e con gli anni, da adulto ne capì l'importanza.
A vivere la nostra routine di tutti i giorni spesso ci sentiamo inappagati, angosciati, depressi, anche se siamo in buone condizioni di salute e abbiamo a sufficienza di che vivere, non ci sentiamo soddisfatti; desideriamo sempre di più, e come se fossimo alla ricerca di qualcosa che manca, e intanto non ci rendiamo conto dei grandi doni che abbiamo ricevuto.
 
Anni addietro mi trovai in ospedale, in un reparto di oculistica, e assistevo alla rimozione di una benda dall'occhio di una giovane ragazza che aveva subito un trapianto di cornea (la parte esterna trasparente dell'occhio), poiché all'età di quattro anni, giocando con i fratellini, accidentalmente gli arrivò della calce in tutte due gli occhi.
Da li a breve, per l'effetto caustico della calce, tutte e due le cornee divennero opache, tali che la bambina perse rapidamente la vista.

Trattandosi che viveva in una famiglia di indigenti, per mancanza di cultura e di presa di coscienza della gravità del problema, non fu attenzionata dai parenti per potesse essere curata efficacemente, e dovette aspettare l'età di sedici anni per potersi operare di trapianto di cornea.
Al secondo giorno dall'intervento si procedeva alla rimozione della benda dall'occhio trapiantato.
All'apertura degli occhi, dopo più di dieci anni di cecità, sentimmo intonarsi per tutto il reparto un grido da parte della ragazza:"VEDO!", e ancora: "VEDO,VEDO!", tanto che, per non far sentire le proprie urla, si dovette tappare la bocca con le mani.

La gioia che provava era immensa, incontenibile, tale da lasciare stupiti tutti presenti.
Chissà ora che aveva riacquistato la vista quante cose poteva fare, recuperare tutto ciò che non aveva fatto; ora aveva tutta la vita di fronte a se, doveva spendere tutta quella gioia, quella energia di cui si era riappropriata.
Le diverse persone, che assistemmo alla scena e che sicuramente non eravamo mai stati privati di così tanto, ci rendemmo conto che un dono cosi grande si apprezza solo dopo che si perde; poiché diamo per scontato che qualunque cosa abbiamo ci è dovuto, e per questo non l'apprezziamo.

Una semplice ragazza gioisce solo perché si è riappropriata di qualcosa che tutti gli altri hanno sempre avuto.
Le è stata data la possibilità di capire quanto sono preziose le cose che abbiamo e che spesso non apprezziamo.
Nessun'altra cosa poteva donargli cosi tanta immensa gioia; non aveva importanza se era povera o ricca, poteva avere tutto o nulla, era già felice così.

La stessa "sensazione" ho provato io tempo fa, ho "aperto gli occhi" e... .

Sono sempre stato cristiano, ho sempre accettato la religione cristiana per i suoi inconfutabili valori universali, del rispetto della vita e dell’essere umano, improntata su principi di compassione e misericordia tra gli esseri umani; per questo non potevo non accettarla, anche perché è la base fondamentale di canoni di quieta e civile convivenza, e rappresenta un modello di vita da seguire, per superare le prove che ci spettano ed essere appagati con la coscienza e con lo spirito.

Per questo ne sono stato sempre credente convinto... ma l'amore di Gesù va anche oltre tutto questo... .
Nonostante mi ritenessi cristiano e dalla vita avessi ricevuto e ottenuto il sufficiente, talvolta percepivo un senso di malessere, sentivo che c’era qualcosa che non andava e pensavo che la causa fosse dovuta alla stanchezza, al logorio dei ritmi frenetici, allo stress..., oppure perché è proprio nella natura dell’essere umano, irrequieto e ribelle, sentirsi inappagati e desiderare sempre più.
Percepivo nel quotidiano vivere la sensazione di vuoto, di misero, di squallido senza capire le radici del malessere e l'appagamento esistenziale lo cercavo al di fuori della fede.

Ero alla ricerca di qualcosa e non riuscivo a capire cosa: forse avevo smarrito il senso profondo della vita e avevo bisogno di una risposta da dare al significato della nostra esistenza.
Pensavo che il mio modo di comportarmi si configurasse con quello dell'essere un buon cristiano, ma non era esattamente cosi: la religione mi aveva ghermito l’animo ma non era entrata nel mio cuore; ma di questo non mi rendevo conto.

Finché un giorno,  pregando Gesù, all'improvviso, nello stesso istante, fui pervaso da un senso di gioia immensa e da un'energia intensa; provavo amore per ogni essere umano e sentivo un grande bisogno di trasmetterlo a chiunque.
Fu come provare la gioia incontenibile di quella giovane ragazza che, riacquistando la vista vedeva il mondo.
Provai la stessa esplosione di gioia; pensai che fossero i segni con i quali Gesù si manifesta per entrare nei nostri cuori.

Era come se lui mi parlasse, dicendo che dentro il nostro cuore c'è rinchiusa un'infinità d'amore che spetta solo di essere sprigionata, perché solo amore può generare amore, e che il suo desiderio è quello di fare capire a tutti che c'è, esiste, è tra noi; che tutti devono credere, affinché tutti possano percepire la sua presenza e far parte di un’unica grande anima che è il suo Spirito Santo, per provare l'immenso senso di felicità che ci dona con il suo amore e condividerlo, poiché non c’è felicità più grande, proprio perché lui è il figlio del Creatore mandato sulla Terra per farci gioire e non vederci soffrire, e che la causa del male del mondo è dovuta alla mancanza di fede in lui.

E’ stato come varcare la soglia di un’altra dimensione; la  felicità che ho provato sapeva di incommensurabile, di infinito, di eterno; nessun'altra cosa avrebbe potuto donarmi così tanta gioia, nemmeno una vincita milionaria che arriva all'improvviso.
In quel momento fu come aprire gli occhi e averli inondati di luce e “vedere” per la prima volta, e capire il vero senso del messaggio cristiano.

Anche se mi ritenevo cristiano, ho capito che ero un cieco di spirito e ho aperto gli occhi; ho avuto la consapevolezza che la risposta che cerchiamo nella nostra esistenza è l’amore di Gesù Cristo, riceverlo e donarlo agli altri, affinché tutti possano riappropriarsi dell'energia dell'anima e del vigore che dà la gioia della fede cristiana, e spenderla per propagare il messaggio d'amore per sconfiggere il male, cosi come vuole Gesù, unico vero grande scopo dell’esistenza umana.    

La religione cristiana non è fatta solo dalle verità a cui si deve credere per fede divina e cattolica, per avere la coscienza a posto, ma è gioia infinita, è amore intenso.
La fede deve andare oltre ogni logica considerazione razionale, bisogna crederci fino in fondo, Gesù è reale, è presente, si manifesta.
Questo è quello che lui vuole: manifestarsi ad ognuno di noi, invadere il nostro cuore con gioia infinita.
La sua parola è l'unico modo di pensare e agire per arginare il male.

Diamogli la possibilità, cerchiamo Gesù, andiamogli incontro che lui ci viene incontro, non ci abbandona.
Alle nostre incapacità, alle nostre esperienze dolorose c'è Gesù accanto, che ci mette una mano sulla spalla e ci dice che l'unica cura per il dolore è trasformarlo in amore; in quanto l'amore è la soluzione a tutti i problemi: amore come risposta alle nostre speranze, amore per vincere l'odio, amore per guarire e rinnovare l'anima, amore come slancio vitale per continuare ad andare avanti.

Giuseppe

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