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Il nome Barabba.
Barabba era, secondo tre dei quattro Vangeli canonici, un ribelle e/o assassino ebreo, detenuto dai Romani a Gerusalemme negli stessi giorni della Passione di Gesù.
Il nome Barabban, tramandato dalla maggior parte dei manoscritti in greco dei Vangeli, era in aramaico un patronimico composto da Bar (figlio) e Abbâ (padre) in Aramaico: בר-אבא (Bar-abbâ), "figlio del padre".La parola Abbâ si ripete tre volte nel Nuovo Testamento (Marco 14:36; Romani 8:15; Galati 4:6).
Alcuni dei più antichi manoscritti presentano la forma bar rabba(n), "figlio del (nostro) maestro".
In pochi manoscritti in greco ed in siriaco del Vangelo di Matteo il patronimico, preceduto dal nome Iesoûs, è stato tradotto nella versione inglese con Jesus bar-Abba, "figlio del Padre", nella versione italiana e' stato cancellato Iesoûs ed è rimasto solo Barabba.
DIO non è egualitario; Egli ha dei favoriti.
Ora, premesso che il termine egualitario, inteso come aggettivo, significa “Che si ispira all'egualitarismo” e, come sostantivo, “Seguace dell'egualitarismo”, cioè di una concezione politica che preconizza una società in cui tutti godano di una eguale parte delle ricchezze, affermare genericamente che Iddio non è egualitario credo che non basti perché qualcuno potrebbe pensare che Egli passi sopra la giustizia per fare ciò che crede, e questo non è esatto.
Non ricordo dove mi trovavo quando, meditando sulle cose del Signore, una visione si è affacciata alla mia mente.
Ero all'interno di una grande chiesa vuota e osservavo gli oggetti che erano in essa: un altare, vicino ad esso un bellissimo candeliere d'oro che portava sulla sommità un grosso cero acceso, delle balaustre, un pulpito e dei banchi di legno lucidissimo ed in fondo, vicino alla porta, una sedia sulla quale giaceva uno straccio impolverato.
Se avessi potuto identificarmi con una di quelle cose, avrei voluto essere quel candeliere!
Ero all'interno di una grande chiesa vuota e osservavo gli oggetti che erano in essa: un altare, vicino ad esso un bellissimo candeliere d'oro che portava sulla sommità un grosso cero acceso, delle balaustre, un pulpito e dei banchi di legno lucidissimo ed in fondo, vicino alla porta, una sedia sulla quale giaceva uno straccio impolverato.
Se avessi potuto identificarmi con una di quelle cose, avrei voluto essere quel candeliere!
Una domanda: "Avete incontrato mai una di quelle persone che sanno sempre tutto, riprendono aspramente chiunque non la pensi come loro, sospettano sempre il male e rifiutano, sdegnati, qualsiasi riprensione?".
Se la vostra risposta è si, spero che non abbiate riposto in loro la vostra FIDUCIA.
Premessa.
Qualcuno ricorda l’aneddoto del carrettino vuoto? No?
Niente di male, ve lo racconto.
Un padre ed un figlio si erano inoltrati di poco in un bosco per raccogliere funghi quando, entrambi sentirono un forte rumore provenire dalla vicina strada.
Il padre si rivolse al figlio e gli disse: “Senti, sta passando un carrettino vuoto”.
Il figliolo, fatti pochi passi, volse lo sguardo verso la vicina strada e si mise in attesa di veder comparire il carrettino.
Quale meraviglia! Dopo pochi minuti passò veramente un carrettino vuoto trainato da un asinello.
Il bambino, stupito, si rivolse al padre e gli disse: “Che tu abbia capito che il rumore sentito prima fosse prodotto da un carrettino non mi stupisce tanto, ma l’aver intuito anche che fosse vuoto mi lascia senza parole!”.
Il padre gli rispose: ”I carrettini, quando sono vuoti, fanno sempre molto più rumore di quelli pieni!”.
Quando il figliolo diventò adulto, tenne conto di questa considerazione e ne trasse la giusta lezione di vita; egli capì, infatti, che le persone, più sono vuote, più fanno rumore (parlano)!
La Parola di Dio.
Nella Scrittura troviamo: “Se qualcuno insegna una dottrina diversa e non s'attiene alle sane parole del Signor nostro Gesù Cristo e alla dottrina che è secondo pietà, esso è gonfio e non sa nulla; ma langue intorno a questioni e dispute di parole, dalle quali nascono invidia, contenzione, maldicenza, cattivi sospetti, acerbe discussioni d'uomini corrotti di mente e privati della verità, i quali stimano la pietà esser fonte di guadagno” (1 Timoteo 6:3-5).
Lo scopo della Parola.
Questi versetti sottolineano l’importanza di accettare la “sana” dottrina e di attenersi ad essa.
Ma come individuare la sana dottrina?
Attraverso esegesi diverse, proposte da uomini più o meno noti e/o dotti?
A mio modesto avviso: certamente NO; poiché questo metodo non è adatto alle anime semplici che si sono appena avvicinate alla Verità, anzi le trae maggiormente in confusione.
Bisogna ricorrere al metodo più semplice che proprio la stessa Scrittura ci insegna.
Il “cuore” della Parola.
Nei versetti che abbiamo appena letti, troviamo l’indicazione di tale semplice metodo.
Ci dice, infatti, la Scrittura che la VERA dottrina, quella secondo le parole di Gesù Cristo, è … “ secondo pietà”, quindi, qualsiasi altra dottrina diversa (priva di pietà) è falsa.
Oggi si trascura questo avvertimento e si dà modo a folle di maestri, predicatori, professori e dottori di progredire nell’empietà.
Essi, infatti, con molto rumore, spargono veleno, dottrine prive della caratteristica essenziale: la pietà.
Quali sono i frutti di questi maestri che generano solo “rumore” e non pietà?
“ … questioni e dispute di parole, dalle quali nascono invidia, contenzione, maldicenza, cattivi sospetti, acerbe discussioni”.
La preghiera.
Che Iddio ci dia sapienza (non quella terrena, diabolica, che possiamo definire meglio, astuzia)... “ma la sapienza che è da alto, prima è pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità senza ipocrisia” (Giacomo 3:17).
Una Riflessione di Antonio Strigari
Se la vostra risposta è si, spero che non abbiate riposto in loro la vostra FIDUCIA.
Premessa.
Qualcuno ricorda l’aneddoto del carrettino vuoto? No?
Niente di male, ve lo racconto.
Un padre ed un figlio si erano inoltrati di poco in un bosco per raccogliere funghi quando, entrambi sentirono un forte rumore provenire dalla vicina strada.
Il padre si rivolse al figlio e gli disse: “Senti, sta passando un carrettino vuoto”.
Il figliolo, fatti pochi passi, volse lo sguardo verso la vicina strada e si mise in attesa di veder comparire il carrettino.
Quale meraviglia! Dopo pochi minuti passò veramente un carrettino vuoto trainato da un asinello.
Il bambino, stupito, si rivolse al padre e gli disse: “Che tu abbia capito che il rumore sentito prima fosse prodotto da un carrettino non mi stupisce tanto, ma l’aver intuito anche che fosse vuoto mi lascia senza parole!”.
Il padre gli rispose: ”I carrettini, quando sono vuoti, fanno sempre molto più rumore di quelli pieni!”.
Quando il figliolo diventò adulto, tenne conto di questa considerazione e ne trasse la giusta lezione di vita; egli capì, infatti, che le persone, più sono vuote, più fanno rumore (parlano)!
La Parola di Dio.
Nella Scrittura troviamo: “Se qualcuno insegna una dottrina diversa e non s'attiene alle sane parole del Signor nostro Gesù Cristo e alla dottrina che è secondo pietà, esso è gonfio e non sa nulla; ma langue intorno a questioni e dispute di parole, dalle quali nascono invidia, contenzione, maldicenza, cattivi sospetti, acerbe discussioni d'uomini corrotti di mente e privati della verità, i quali stimano la pietà esser fonte di guadagno” (1 Timoteo 6:3-5).
Lo scopo della Parola.
Questi versetti sottolineano l’importanza di accettare la “sana” dottrina e di attenersi ad essa.
Ma come individuare la sana dottrina?
Attraverso esegesi diverse, proposte da uomini più o meno noti e/o dotti?
A mio modesto avviso: certamente NO; poiché questo metodo non è adatto alle anime semplici che si sono appena avvicinate alla Verità, anzi le trae maggiormente in confusione.
Bisogna ricorrere al metodo più semplice che proprio la stessa Scrittura ci insegna.
Il “cuore” della Parola.
Nei versetti che abbiamo appena letti, troviamo l’indicazione di tale semplice metodo.
Ci dice, infatti, la Scrittura che la VERA dottrina, quella secondo le parole di Gesù Cristo, è … “ secondo pietà”, quindi, qualsiasi altra dottrina diversa (priva di pietà) è falsa.
Oggi si trascura questo avvertimento e si dà modo a folle di maestri, predicatori, professori e dottori di progredire nell’empietà.
Essi, infatti, con molto rumore, spargono veleno, dottrine prive della caratteristica essenziale: la pietà.
Quali sono i frutti di questi maestri che generano solo “rumore” e non pietà?
“ … questioni e dispute di parole, dalle quali nascono invidia, contenzione, maldicenza, cattivi sospetti, acerbe discussioni”.
La preghiera.
Che Iddio ci dia sapienza (non quella terrena, diabolica, che possiamo definire meglio, astuzia)... “ma la sapienza che è da alto, prima è pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità senza ipocrisia” (Giacomo 3:17).
Una Riflessione di Antonio Strigari
Quanti uomini credenti dopo i vari insuccessi e cadute spirituali si sono auto-confortati con un pensiero che si è affacciato alla propria mente: “In fondo sono un essere umano limitato … fatto anche di carne...”?
Questo pensiero, accompagnato da altri, quali: “Non sono perfetto...”; “Il giusto pecca sette volte al giorno...”; “Iddio perdona sempre...”, che così facilmente si insinuano nella mente del credente, senza che quest’ultimo faccia alcun approfondimento sul caso, al fine di una giusta valutazione ed interpretazione spirituale, producendo così un frutto dotato di un profumo inebriante ed anestetizzante dal sapore dolcissimo ma velenosissimo il cui nome è APATIA.
Se chiediamo a Dio il “discernimento” e la “sapienza”, che Egli dà liberalmente a chi li desidera per la propria salvezza, comprenderemo facilmente l’origine di questi pensieri!
Con questo termine “APATIA” (dal greco apátheia, απάθεια, considerato esclusivamente dal punto di vista psicologico e non filosofico), indichiamo uno stato d’animo, privo di alcun sentimento, che manifesta indifferenza, inerzia fisica e mancanza di reazione.
Il destino dell’uomo che vive in questa situazione è segnato: si lascerà trasportare dalla corrente turbinosa della vita fino alla morte spirituale.
L’uomo che pensa così è destinato ad addormentarsi alla guida della propria vita spirituale con gli stessi effetti devastanti di chi si addormenta alla guida di un’autovettura.
Ma Iddio non dà alcun limite ai Suoi figli.
Leggiamo nella lettera agli Efesini: “Ed è lui che ha dato gli uni, come apostoli; gli altri, come profeti; gli altri, come evangelisti; gli altri, come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi, per l'opera del ministerio, per la edificazione del corpo di Cristo, finché tutti siamo arrivati all'unità della fede e della piena conoscenza del Figliuol di Dio, allo stato d'uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo“ (Efesini 4:11-13).
Credi tu questo?
Una Riflessione di Antonio Strigari
Questo pensiero, accompagnato da altri, quali: “Non sono perfetto...”; “Il giusto pecca sette volte al giorno...”; “Iddio perdona sempre...”, che così facilmente si insinuano nella mente del credente, senza che quest’ultimo faccia alcun approfondimento sul caso, al fine di una giusta valutazione ed interpretazione spirituale, producendo così un frutto dotato di un profumo inebriante ed anestetizzante dal sapore dolcissimo ma velenosissimo il cui nome è APATIA.
Se chiediamo a Dio il “discernimento” e la “sapienza”, che Egli dà liberalmente a chi li desidera per la propria salvezza, comprenderemo facilmente l’origine di questi pensieri!
Con questo termine “APATIA” (dal greco apátheia, απάθεια, considerato esclusivamente dal punto di vista psicologico e non filosofico), indichiamo uno stato d’animo, privo di alcun sentimento, che manifesta indifferenza, inerzia fisica e mancanza di reazione.
Il destino dell’uomo che vive in questa situazione è segnato: si lascerà trasportare dalla corrente turbinosa della vita fino alla morte spirituale.
L’uomo che pensa così è destinato ad addormentarsi alla guida della propria vita spirituale con gli stessi effetti devastanti di chi si addormenta alla guida di un’autovettura.
Ma Iddio non dà alcun limite ai Suoi figli.
Leggiamo nella lettera agli Efesini: “Ed è lui che ha dato gli uni, come apostoli; gli altri, come profeti; gli altri, come evangelisti; gli altri, come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi, per l'opera del ministerio, per la edificazione del corpo di Cristo, finché tutti siamo arrivati all'unità della fede e della piena conoscenza del Figliuol di Dio, allo stato d'uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo“ (Efesini 4:11-13).
Credi tu questo?
Una Riflessione di Antonio Strigari
Tutti i credenti che hanno letto il passo del vangelo di Giovanni (Giovanni 3:1-21), nel quale Nicodemo va a Gesù, sanno della "nuova nascita".
Fra queste persone ne troviamo alcune che:
Quando, poi, faccio notare loro che anche il diavolo sa benissimo che Gesù è esistito ma non per questo possiamo considerarlo un "credente" in Cristo, allora vanno in crisi.
Fra queste persone ne troviamo alcune che:
- avendone capito l'importanza, umiliato il loro cuore, chiesto perdono al Signore dei propri peccati, ne hanno fatto l'esperienza diretta;
- altre, vivendo in un lassismo spirituale abitudinario, non si sono poste alcun problema;
- altre ancora che si sono pacificamente auto-convinte di essere "nate di nuovo" solo perché credono di credere in Gesù.
Quando, poi, faccio notare loro che anche il diavolo sa benissimo che Gesù è esistito ma non per questo possiamo considerarlo un "credente" in Cristo, allora vanno in crisi.
Una confutazione di Antonio Strigari.
Le menzogne nel libro "Il Codice da Vinci", di Dan Brown.
Come tutte le costruzioni che si fondano sulla sabbia sono destinate a crollare, così le menzogne, le mezze verità o le dicerie devianti dalla verità.
Certo chi appartiene a Dio sarà dalla stesso custodito nella via della verità e della salvezza.
"Il Signore sa trarre i pii dalla tentazione e riserbare gli ingiusti ad esser puniti nel giorno del giudizio" (2Pietro 2:9).
Esaminiamo solo un piccolo passo del libro di Brown.
In esso troveremo:
1. una menzogna;
2. un fatto storico "vero" (nella parte espressa), ma, come vedremo, deviante dalla verità per l'incompletezza di approfondimento dello stesso.
Nel libro in questione è scritto:
"Sophie ne aveva sentito parlare soltanto perché vi era stato scritto il Credo, che era chiamato anche Credo niceno.
A quella riunione, continuò Teabing, si discussero molti aspetti del cristianesimo, che furono decisi attraverso un voto: la data della Pasqua, il ruolo dei vescovi, l'amministrazione dei sacramenti e, naturalmente, la divinità di Gesù.
«Non capisco. La sua divinità?», domandò Sophie.
«Mia cara», spiegò Teabing, «fino a quel momento storico, Gesù era visto dai suoi seguaci come un profeta mortale, un uomo grande e potente, ma pur sempre un uomo, un mortale».
«Non il Figlio di Dio?», replicò Sophie.
«No», disse Teabing, «lo statuto di Gesù come "Figlio di Dio" è stato ufficialmente proposto e votato dal concilio di Nicea».
«Un attimo; lei mi dice che la divinità di Gesù è stata il risultato di un voto?», domandò di nuovo Sophie.
«E per di più, un voto con una maggioranza assai ristretta», aggiunse Teabing.
«Comunque, stabilire la divinità di Cristo fu un passo cruciale per l'ulteriore unificazione tra l'Impero Romano e il nuovo potere con sede nel Vaticano.
Appoggiando ufficialmente Gesù come Figlio di Dio, Costantino lo ha trasformato in una divinità che esiste al di fuori del mondo, un'entità il cui potere non si può contraddire.
Questo non solo impediva ulteriori sfide del paganesimo al cristianesimo, ma adesso i seguaci di Cristo potevano salvarsi solo attraverso la via che era stata stabilita come sacra: la Chiesa Cattolica Romana».
Una Meditazione di Antonio Strigari.
Oggi è di moda:
1) promuovere e sostenere tutto ciò che la sana morale contenuta nella Parola di Dio condanna;
2) ritenere lecito ogni comportamento come affermano molti "saggi" opinionisti, attingendo alla loro personalissima morale!Sono d’accordo che ognuno può vivere come vuole (a condizione che non si faccia male ad altri!), ma proporre a tutti certi modi di vivere contrari alla natura come regola giusta, lecita e morale mi sembra sia proprio il colmo dell’aberrazione.
Disdegnando e ritenendo superata la Bibbia, i "saggi e gli intelligenti del mondo di oggi" si mostrano come maestri di una nuova scuola e propongono un nuovo cammino nelle nefandezze e nelle tenebre del peccato, anziché nella luce.
Se si parla loro di "Luce" essi rispondono: "Cos'è la Luce?".
Si sono allontanati dalle tre cose essenziali che caratterizzano un vero uomo: la Via, la Verità e la Vita.
Loro non sanno (e non possono saperlo) che queste tre parole identificano il solo "Vero uomo", Gesù Cristo, immagine e splendore del Vero Dio.
Pure, senza ombra di dubbio, un giorno si troveranno davanti al giusto Giudice che oggi si offre loro come Salvatore!
Volesse Iddio che, per un istante, scendessero dal loro traballante scanno pestilenziale e riconoscessero che il loro modo di vivere offende ed uccide la loro stessa dignità di persona e principalmente la loro anima!
In molti casi il loro modo di vivere non solo è condannato da Dio, ma anche dalla natura!
Una Meditazione di Antonio Strigari.
"Poi Giona uscì dalla città, e si mise a sedere a oriente della città; si fece quivi una capanna, e vi sedette sotto, all'ombra, stando a vedere quello che succederebbe alla città.
E Dio, il Signore, per guarirlo dalla sua irritazione, fece crescere un ricino, che montò su di sopra a Giona, per fargli ombra al capo; e Giona provò una grandissima gioia a motivo di quel ricino.
Ma l'indomani, allo spuntar dell'alba, Iddio fece venire un verme, il quale attaccò il ricino, ed esso si seccò.
E come il sole fu levato, Iddio fece soffiare un vento soffocante d'oriente, e il sole picchiò sul capo di Giona, così ch'egli venne meno, e chiese di morire, dicendo: Meglio è per me morire che vivere" (Giona 4:5-8).RIEPILOGO
Dio aveva ordinato al profeta di recarsi a Ninive a predicare la rovina di quella città a causa della sua malvagità ma, come sappiamo, Giona si era diretto invece nella direzione opposta, su di una nave, disobbedendo così al Signore.
Il Signore, quindi, scatenò una tempesta che mise fortemente in pericolo la nave sulla quale si era imbarcato Giona.
L'eccezionalità della burrasca suggerì ai marinai, dopo aver svegliato Giona, di tirare a sorte per individuare il colpevole di questa "ira di Dio".
La sorte cadde su Giona, il quale confessò ai marinai di essere responsabile di quanto accadeva e consigliò, per la loro salvezza, di essere gettato in mare.
Dopo una prima esitazione, e considerati inutili i loro ulteriori sforzi per salvarsi, i marinai buttarono Giona in mare, dove fu inghiottito da un pesce.
Dopo tre giorni di permanenza nel ventre del pesce il profeta pregò il Signore per la sua salvezza, il quale ordinò al pesce di vomitare Giona sull'asciutto.
Questa volta Giona diresse i suoi passi verso Ninive ove predicò dicendo: "Ancora 40 giorni e Ninive sarà distrutta".
I Niniviti credettero all'avvertimento del profeta, fecero penitenza e si ravvederono tutti, dal re al più piccolo di loro.
Iddio vide quanto fecero i Niniviti e non mandò su di loro alcun male.
Giona, dopo che furono trascorsi 40 giorni, vedendo che nessun male cadeva sulla città, ci rimase tanto male che, come disse, avrebbe preferito morire; si irritò e disse a Dio che era per questo che non aveva voluto obbedirgli, poiché sapeva che Egli era un Dio "misericordioso, pietoso, lento all'ira, di gran benignità", e che si sarebbe pentito del male minacciato.
Il Signore gli disse: "Fai tu bene a irritarti così?" (vers.4).
Uno studio di Antonio Strigari.
"La fede comincia là dove la religione finisce”.
Questa frase, che appartiene al filosofo danese Soren Kiekegaard, racchiude una grande verità che ora considereremo assieme. All’aforisma di Kiekegaard per i Cristiani si potrebbe aggiungere: “…e dove finisce la religione può, anche, iniziare il Cristianesimo”.
Questo concetto ci induce a riflettere su un’altra differenza, che va fatta per completezza, fra “Religione” e “Cristianesimo”.
Esamineremo assieme, quindi, confrontandole fra di loro:
1. Fede
2. Religione
3. Cristianesimo
Fede: una parola troppo abusata e scarsamente compresa.
Vogliamo esaminare insieme alcuni aspetti di questa “chiave” che, se usata bene, apre ogni porta sui beni terreni e celesti. In sé e per sé la fede a nulla gioverebbe se non venisse riposta nella Verità.
Proviamo a fare qualche esempio per ciò che riguarda la nostra vita terrena:
Un uomo, nelle prime ore di un giorno invernale, pattina sul ghiaccio del lago che si trova nei pressi della sua abitazione.
Egli è convinto che il ghiaccio lo sosterrà come ha fatto nei giorni precedenti e non sa che, durante la notte passata, la temperatura si è innalzata per il passaggio di una corrente calda.
L’uomo è sicuro che il ghiaccio lo terrà ed in tutta “buona fede” si slancia verso il centro del lago ma … ad un tratto il ghiaccio si rompe ed egli si trova nelle gelide acque e muore.
La “fede” di quell’uomo nel ghiaccio (nella sua tenuta) c’era ma non lo salvò poiché lo spessore non era veramente idoneo a sostenerlo. Egli aveva riposto la sua fede in una cosa NON VERA.
Un uomo perse la vita per aver bevuto da una bottiglia d’acqua senza sapere che un malvivente vi aveva versato, con una siringa, del veleno. L’acqua non era VERA (non era semplice e pura acqua).
Un uomo che amava teneramente sua moglie solo dopo la morte di quest’ultima seppe che lo tradiva. L’amore della moglie non era VERO.
Un bambino perse una mano per aver raccolto quella che credeva una penna stilografica (non era una VERA penna).
Io presi un terribile colpo alla testa cercando di uscire dalla porta di un bar fatta con un trasparitissimo vetro antisfondamento (la porta non era VERAMENTE aperta).
Potremmo continuare all’infinito a citare esempi simili!
Tutte le azioni dei protagonisti degli esempi precedenti (me compreso) sono state compiute in piena FEDE ma quest’ultima non era riposta nella Verità; quello che ognuno pensava non era VERO.
Così, oggi, uomini ripongono la loro fede in maghi, stregoni, fattucchiere, oroscopi, idoli ed in tante altre cose NON VERE.
Una Riflessione di Antonio Strigari.
"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? perché te ne stai lontano, senza soccorrermi, senza dare ascolto alle parole del mio gemito?" (Salmi 22:1).
Quanti di noi, nel corso di una lunga e dura prova, non avendo ancora ricevuto l’attesa e salutare risposta da parte dell’Eterno alle nostre suppliche, abbiamo pronunciato queste parole? Forse siamo in molti ad averle espresse perplessi ed in un certo senso delusi per tanto silenzio. Sembra, infatti, inspiegabile che Colui che ci ha detto: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; picchiate e vi sarà aperto” (Matteo 7:7), poi non risponda!
Premesso che la mancata risposta da parte di Dio può significare abbandono reale o presunto, la conseguenza che ne deriva per l’uomo è che:
1. alcuni cercano di analizzare la propria vita per trovare la causa di questo reale abbandono da parte di Dio,ed arrivano a scoprirne il motivo nel loro abbandono di Dio riuscendo ad emendarsi;
2. altri, sentendosi giusti come Giobbe, si scoraggiano facilmente, non riescono a rimanere fermi nella loro pur debole (o inesistente) fede, tornano indietro sul loro vecchio cammino senza Dio e perdono la fede assieme alla salvezza;
3. solo pochi, restando fermi nella fede, scopro no nel silenzio di Dio la verità dell’immenso Amore di Dio!
1. alcuni cercano di analizzare la propria vita per trovare la causa di questo reale abbandono da parte di Dio,ed arrivano a scoprirne il motivo nel loro abbandono di Dio riuscendo ad emendarsi;
2. altri, sentendosi giusti come Giobbe, si scoraggiano facilmente, non riescono a rimanere fermi nella loro pur debole (o inesistente) fede, tornano indietro sul loro vecchio cammino senza Dio e perdono la fede assieme alla salvezza;
3. solo pochi, restando fermi nella fede, scopro no nel silenzio di Dio la verità dell’immenso Amore di Dio!
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