Benedire Israele

Una Meditazione di Silvia Baldi Cucchiara. 

"Pregate per la pace di Gerusalemme! Quelli che ti amano vivano tranquilli.
Ci sia pace all'interno delle tue mura e tranquillità nei tuoi palazzi!
Per amore dei miei fratelli e dei miei amici, io dirò: "La pace sia dentro di te!".
Per amore della Casa del Signore, del nostro Dio, io cercherò il tuo bene" (Salmo 122:6-9).

Ci vogliamo ora soffermare su alcuni esempi riportati nel Nuovo Testamento, che si riferiscono alla figura del Centurione; figura che compare tre volte: in Matteo 8:5-13, in Luca 7:1-10 (il centurione di Cafarnao) e nel Libro degli Atti al capitolo 10 (il centurione Cornelio ).
Entrambi (dai Vangeli e da Atti degli Apostoli) i racconti forniscono molti particolari interessanti sul benedire Israele.

Il centurione di Cafarnao.
Nel Vangelo di Luca, al capitolo 7, troviamo il centurione romano, di stirpe Gentile (gentes = le genti), che manda dei giudei autorevoli da Gesù, affinché lo chiamino per guarire un suo servo.
Secondo le Scritture, non si trattava di un servo qualsiasi, ma di uno a lui molto caro.
Già da queste prime indicazioni possiamo comprendere che si tratta certamente di un centurione atipico: ha un servo che gli è molto caro, e in quel momento di bisogno sa che qualcuno, Gesù, può aiutarlo; e non solo: non manifesta l'arroganza di un capo, quali erano i romani a quel tempo.
Sa che i giudei non amano mescolarsi con i Gentili, pertanto, sebbene avesse potuto farlo, non va a lui direttamente, ma manda a Gesù degli anziani che gli facciano da tramite.

Dunque riconosce l'autorità di Gesù e rispetta la sua ebraicità, inoltre ha costruito delle sane relazioni con i giudei più autorevoli del tempo, che gli permettono di rivolgersi a loro per chiedere aiuto.
Gli anziani giudei vengono incontro alla sua richiesta e vanno da Gesù con delle credenziali ben precise: "...egli merita che tu gli conceda questo, perché egli ama la nostra nazione ed è stato lui a costruirci la sinagoga" (Luca 7:5).
Sebbene il concetto di merito, per ciò che riguarda la salvezza, sia assolutamente estraneo alla Bibbia (Efesini 3:8-10; Romani 11:6 ecc.), nelle persone, ci sono delle disposizioni del cuore che, essendo in accordo alla volontà divina, sono benedette da Dio.
Una di queste, di cui Dio si compiace in modo particolare, è amare la nazione di Israele e benedire il popolo ebraico.
Il centurione di Cafarnao si era messo nella direzione giusta, centrando appieno il bersaglio, amando Israele tanto da permettere che fosse costruita la sinagoga, quella stessa in cui il Signore operava miracoli, guarigioni e liberazioni.

La risposta di Gesù.
Gesù, come rispose a queste credenziali?
Di certo non era il tipo che si facesse lusingare da ragioni ipocrite; lui conosce il cuore dell'uomo, di ogni uomo.
Mai rispose a domande ipocrite facendo il gioco dell'avversario, anzi smascherò sempre ogni forma di inganno, anche la più subdola.
Gesù dunque avrebbe potuto reagire al concetto di merito presentato dagli amici del centurione, noi tutti lo avremmo compreso benissimo e forse ce lo saremmo anche aspettato, invece l'ebreo Yeshua non ebbe proprio niente da replicare, capì subito e si recò dal centurione, il quale, nonostante rappresentasse il potere imperante di Roma, manifestò una tale umiltà nei confronti di Gesù da meritarsi la celebre frase: "lo vi dico che neppure in Israele ho trovato una fede così grande" (Luca 7:10).

Il centurione Cornelio.
Ci soffermeremo ora sull'episodio del centurione della coorte, detta Italica: Cornelio.
Questi non aveva ancora ricevuto la salvezza, ma la Bibbia ci dice che era "pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava Dio assiduamente" (Atti 10:2).
Su questo centurione possiamo dire la stessa cosa del primo, in quanto Dio stesso manda il Suo angelo per fare in modo che ascolta il messaggio del Vangelo e ricevere così la Salvezza, infatti: "...le tue (di Cornelio) preghiere e le tue elemosine sono salite, come una ricordanza, davanti a Dio" (Atti 10:4).
Inoltre qui accadde qualcosa di straordinario: il Vangelo che fino ad allora era stato predicato solo ai Giudei, è stato portato anche alle genti straniere; quello che fino ad allora era stato un fatto esclusivamente ebraico, doveva adesso divampare tra i gentili.

La risposta di Pietro.
Poiché, purtroppo, per duemila anni, abbiamo "gentilizzato" i Vangeli, naturalizzandoli e decontestualizzandoli completamente, difficilmente abbiamo compreso quanto traumatico e difficile fu per quei giudei messianici capire come avrebbero dovuto rapportarsi con gli altri popoli, ora che tutti erano uniti nel comune Messia.
Così, per esempio, abbiamo erroneamente interpretato che quando Pietro, prima di andare da Cornelio, ricevette la visione del gran lenzuolo calato a terra (sottolineo il fatto che fosse grande), "dentro il quale vi erano tutte le specie di quadrupedi, di fiere, di rettili, di animali terrestri e di uccelli del cielo" (Atti 10:12), significasse l'abolizione per gli Ebrei di tutte le regole alimentari contenute in Levitico, pensando che in quel lenzuolo ci fosse un maialino arrosto e del coniglio in umido.
Ma quell'enorme lenzuolo conteneva "tutte le specie di animali", dunque vi erano anche coccodrilli, pipistrelli, ragni, cimici, topi, zanzare ecc..

Ora, in tutta sincerità, ve la sentireste di considerare come cibo tutta questa varietà di animali?
Sfido chiunque a farlo.
In effetti, il Signore stava ammonendo Pietro riguardo a qualcosa di molto, molto più importante delle regole alimentari.
Pietro stesso ce lo rivela, qualche versetto dopo, entrando nella casa di Cornelio: "Voi sapete come non sia lecito a un Giudeo di aver relazioni con uno straniero e di entrar in casa sua, ma Dio mi ha mostrato che nessun uomo deve essere ritenuto impuro o contaminalo" (Atti 10:28).
Dunque, con tutta l'evidenza della Parola, non si trattava di una questione di cibi, ma di popoli: il Vangelo non poteva rimanere un fatto esclusivamente ebraico, ma doveva essere portato a tutti gli uomini della terra.

Benedirò chi ti benedirà.
Ciò che permise al Centurione di mandare alcuni degli anziani Giudei a Gesù e l'insistenza con cui questi lo pregarono di sovvenire al suo bisogno, fu la lealtà delle relazioni intessute, l'onestà e il rispetto che il Centurione aveva sempre mostrato verso gli Ebrei, sebbene facesse parte della categoria dei dominatori.
Con questo, desidero incoraggiare particolarmente quanti di voi hanno, per grazia di Dio, la possibilità li conoscere degli Ebrei: coltivate le relazioni personali, il solo fatto che Dio vi abbia posto accanto a loro è segno della Sua benevolenza; non abbiate fretta di testimoniare con parole la vostra fede, siate sereni e grati a Dio per questi rapporti; soprattutto esercitate amore incondizionato, l'unico ingrediente indispensabile che può conquistare ogni categoria umana, anche quella apparentemente più rigida.

Silvia Baldi Cucchiara

Giuseppe

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