"Cristiano" è un termine coniato dai Romani dell'Asia, dopo la morte di Cristo, per dare un nome alla gente della "Via", cioè a coloro che seguivano gli insegnamenti di Gesù; un ebreo completamente sconosciuto al popolo di Roma.
Allora i Romani non erano un popolo monoteista ma politeista, adorava, cioè, molti dei.Quante volte ti avranno chiesto: "Ma tu credi in Dio? Quale fede professi?".
"...Tu non temere, perché io sono con te; non ti smarrire, perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, ti soccorro e ti sostengo con la destra della mia giustizia" (Isaia 41:10).
Questo passo della Bibbia è bellissimo; sentiamo, attraverso queste parole, la presenza amorevole del Signore, il suo incoraggiamento, la sua forza.
Nonostante ciò, spesso siamo presi dalla paura, dallo sconforto, e ci lasciamo avvolgere da questo sentimento che riesce ad annullare la nostra volontà di confidare in Dio.
Siamo sempre più confusi; vuoi per gli accadimenti del mondo, vuoi per la nostra vita quotidiana sempre più faticosa.
Abbiamo paura: questa è la parola giusta.
Questo passo della Bibbia è bellissimo; sentiamo, attraverso queste parole, la presenza amorevole del Signore, il suo incoraggiamento, la sua forza.
Nonostante ciò, spesso siamo presi dalla paura, dallo sconforto, e ci lasciamo avvolgere da questo sentimento che riesce ad annullare la nostra volontà di confidare in Dio.
Siamo sempre più confusi; vuoi per gli accadimenti del mondo, vuoi per la nostra vita quotidiana sempre più faticosa.
Abbiamo paura: questa è la parola giusta.
La festività di Pesach cade il 14 del mese di Nissan, giorno in cui Dio liberò Israele dalla schiavitù dell’Egitto e aprì il Mar Rosso... ma questa data non è casuale.
Per gli ebrei Nissan non è il mese della liberazione perché in esso avvennero i prodigi dell’esodo; al contrario, i prodigi dell’esodo avvennero in quel mese perché Dio l’aveva scelto appositamente per la liberazione spirituale del suo popolo, essendo un tempo di liberazione naturale.
Nissan (a cavallo tra marzo e aprile) è infatti il mese in cui entra la primavera, in cui la natura si libera dalle catene dell’inverno: per questo è il tempo in cui Israele è stato liberato dall'inverno della schiavitù.
Non ricordo dove mi trovavo quando, meditando sulle cose del Signore, una visione si è affacciata alla mia mente.
Ero all'interno di una grande chiesa vuota e osservavo gli oggetti che erano in essa: un altare, vicino ad esso un bellissimo candeliere d'oro che portava sulla sommità un grosso cero acceso, delle balaustre, un pulpito e dei banchi di legno lucidissimo ed in fondo, vicino alla porta, una sedia sulla quale giaceva uno straccio impolverato.
Se avessi potuto identificarmi con una di quelle cose, avrei voluto essere quel candeliere!
Ero all'interno di una grande chiesa vuota e osservavo gli oggetti che erano in essa: un altare, vicino ad esso un bellissimo candeliere d'oro che portava sulla sommità un grosso cero acceso, delle balaustre, un pulpito e dei banchi di legno lucidissimo ed in fondo, vicino alla porta, una sedia sulla quale giaceva uno straccio impolverato.
Se avessi potuto identificarmi con una di quelle cose, avrei voluto essere quel candeliere!
Ancora ci meravigliamo?
E si! Ancora ci sono avvenimenti che riescono a stupirci!
Eppure, dalle parole della Bibbia niente dovrebbe coglierci di sorpresa, niente dovrebbe suscitare il nostro stupore.
Ogni evento è stato scritto, ogni orrore preannunciato, ogni scandalo conosciuto in anticipo; ma davanti a determinate ingiustizie o accadimenti dolorosi restiamo sempre senza fiato.
Il nostro sbigottimento è sincero, l'indignazione aumenta, e il nostro è un grido che non riusciamo a trattenere, che ci porta ad ergerci in favore di chi subisce, di chi soccombe.
E si! Ancora ci sono avvenimenti che riescono a stupirci!
Eppure, dalle parole della Bibbia niente dovrebbe coglierci di sorpresa, niente dovrebbe suscitare il nostro stupore.
Ogni evento è stato scritto, ogni orrore preannunciato, ogni scandalo conosciuto in anticipo; ma davanti a determinate ingiustizie o accadimenti dolorosi restiamo sempre senza fiato.
Il nostro sbigottimento è sincero, l'indignazione aumenta, e il nostro è un grido che non riusciamo a trattenere, che ci porta ad ergerci in favore di chi subisce, di chi soccombe.
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