Una Riflessione di Nicola Scorsone.
Ogni anno il calendario ci ripropone delle ricorrenze che vengono celebrate con gioia o con tristezza.
Ce ne è una in particolare che viene ricordata generalmente con solennità e con tanta tristezza, quella del 2 Novembre: La commemorazione dei defunti. Questa particolare "commemorazione" - come tutte le altre - ha un suo preciso rituale: andare al cimitero (altrimenti che devono pensare gli altri?) per visitare una persona cara (morta), deporre dei fiori sulla tomba, e possibilmente, se non costa tanto, fargli fare un rito religioso, sperando che "il caro estinto" ne tragga "qualche beneficio".
Girando tra i viali e le mille tombe, si scorge tanto dolore e lacrime.
La voglia di accumulare, la ricerca di fama e successo, svaniscono come vapore; ti viene solo voglia di abbracciare le persone per consolarle.
Per sdrammatizzare questo sofferto evento umano, qualcuno ha detto: "Certo che le statistiche sulla morte sono realmente impressionanti: una persona su una muore!".
Un bambino nel tema proposto dalla maestra per questa ricorrenza ha scritto: "Io gioco e rido sempre, ma nel "giorno dei morti", mio padre mi ha detto che io dovo essere triste, e allora io lo faccio contento e divento triste…".