I morti per mafia da tempo non si contano più; molti sperano che lo Stato la sconfigga.
Purtroppo la situazione non migliora, anzi quel pò di morale mafiosa esistente, che considerava i riti religiosi e la famiglia cose sacre, è scomparsa del tutto.
Ne è prova l’uccisione di familiari di mafiosi; ne sanno qualcosa le strade che portano al capoluogo siciliano; strade che sono costate molte vite umane, e non parlo di incidenti stradali.
Hanno trovato i morti crivellati di lupara, gli occhi sbarrati al sole, un sasso in bocca.
Un sicario della mafia valuta poche migliaia di euro la vita di un uomo.
Da questo campo così rude può uscirne fuori una bella storia, quella di Salvatore, che con l’aiuto di Gesù, è riuscito completamente a sganciarsi dagli spietati tentacoli della piovra.
Così egli stesso racconta: «Per ordine della mafia all’alba dovevo uccidere un uomo che non avevo mai visto.
I primi barlumi del giorno per lui sarebbero stati gli ultimi, e a sole alto lo avrebbero trovato intriso di sangue, avvolto da uno sciame di mosche.
Quella sera mi sentivo stanco, oppresso, legato da quella vita senza sbocco.
Camminando, trovai per terra un volantino spiegazzato e imbrattato di fango.
Alla luce di un lampione lessi: “Ci deve pur essere una soluzione: la violenza e il crimine regnano nelle nostre città; sì, c’è una risposta: Gesù, il Salvatore del mondo.
Egli dice: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo; prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero»” (Matteo 11:28-30).