Magdi Allam critica l'appello di 138 musulmani.
Dal CORRIERE della SERA del 19 ottobre 2007.Se si chiedesse ai musulmani «Voi siete per la vita dell'umanità e per l'amore degli uomini?», la stragrande maggioranza risponderebbe indubbiamente: «Sì».
Ma se si chiedesse loro: «Voi siete per la vita di Israele e per l'amore degli israeliani? », ebbene, state certi che la stragrande maggioranza risponderebbe: «No», perché li considerano «il nemico da eliminare, conformemente alla Sharia, la legge islamica».
Ugualmente se si chiedesse loro: «Voi siete contro il terrorismo?», la stragrande maggioranza risponderebbe indubbiamente: «Sì».
Ma se si chiedesse loro: «Voi siete contro il terrorismo palestinese, iracheno o afghano? », ebbene state certi che la stragrande maggioranza risponderebbe «No», perché non lo considerano terrorismo bensì «resistenza, il livello supremo della Jihad, la guerra santa, legittimata dal Corano».
Che cosa significa?
Che i musulmani, lo dico con rammarico, mantengono un doppio parametro etico sulla vita e sull'amore, a secondo dell'identità del prossimo e dei carnefici; e che, di conseguenza, disconoscono sostanzialmente la sacralità della vita.
Ebbene, la storia mediorientale del dopoguerra ci insegna che nel momento in cui i musulmani hanno mantenuto un'eccezione al diritto alla vita, ritenendo che esso valesse per tutti tranne che per Israele, quest'eccezione ha spalancato una voragine nichilista che ha finito per fagocitare e infierire contro tutti i «diversi», sprigionando un'ideologia di odio, violenza e morte che in ultimo si è ritorta contro gli stessi musulmani, al punto che oggi la gran parte delle vittime del terrorismo islamico, che si fonda sulla discriminazione di Israele rispetto al diritto alla vita, sono musulmani.