Il Blog di Incontrare Gesù

Articoli di attualità, esperienze personali e meditazioni su argomenti etici morali, sulla fede cristiana e sulla religione in generale.

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Gesù è amore. 
La mia testimonianza è per dare gloria al Signore Gesù.
Premetto col dire che sono un ragazzo ancora non arreso completamente al Signore, ma vi voglio raccontare lo stesso come Gesù si sta rivelando nella mia vita.
Sono un ragazzo di 19 anni e da un po di tempo mi trovo in una situazione triste e scoraggiante.
Sono di origini napoletane, figlio di un padre camorrista.
Fin da piccolo ho vissuto nei dolori: mio padre quando rincasava si ubriacava e si drogava davanti ai miei occhi, e spesse volte litigava con mia madre, arrivando anche alle mani...

Sono cresciuto con queste situazioni e nella mia famiglia non c'erano regole: a 8-9 anni uscivo e tornavo la sera tardi; stavo con i miei amici giocando a calcio e non andavo a scuola; dicevo le parolacce.
Andavo anche nei parcheggi dei supermecati per rubare i pneumatici delle auto e spesso facevamo le risse tra noi ragazzetti... insomma non crescevo come dovevo.
In poco tempo divenni un ragazzo troppo vispo, ma mi consideravo bravo; amavo la famiglia, ma i litigi in casa non finivano mai.
Un giorno mio padre si pentii della sua vita e ando dalla legge, dichiarandosi "pentito".

Chris ci racconta come in un momento tragico della sua vita ha trovato la salvezza in Gesù. 
Sono cresciuto in una famiglia stupenda, ma come teenager ho cominciato a sperimentare le droghe e l'alcool.
Dopo diversi periodi di alti e bassi, mi sono trovato ad un punto nella vita in cui "tenevo il Signore a bada", anche se Lui era sempre lì per me.

Una sera sono andato in un ristorante ed ho bevuto troppo.
Alla fine della cena mi sono messo al volante per tornare a casa.
Ero quasi arrivato a casa quando, con mio stupore, sono passato sopra la ringhiera di legno che circondava un giardino privato e ho investito il bel terrazzo della casa.
Mi sono incamminato a piedi verso casa, sentendomi disperato per il fatto che avevo bevuto troppo e, pensando a tutto il danno causato, sono stato preso dal panico: avevo distrutto la mia macchina, una ringhiera e un terrazzo, ed ero sicuro di finire in galera, perché ho guidato da ubriaco.
Come per gli ebrei al tempo di Mosè, molti cristiani sono costretti a costruire mattoni per i propri oppressori; ma peggio ancora è oggi in Pakistan.

Azra Bibi
Azra Bibi
In Pakistan, molte persone come Azra Bibi portano il doppio fardello della povertà e della persecuzione.
Azra, 20 anni, è nata nella fabbrica di mattoni Malik Saleem.
La sua famiglia, gli unici cristiani in questa comunità musulmana, passava ogni giorno in questo lavoro durissimo fabbricando centinaia di mattoni.
Azra racconta: "lo non ho ricevuto una educazione.
Mi piaceva vedere gli altri bambini andare a scuola, volevo diventare un insegnante della Parola di Dio, ma mia madre guadagnava meno di un euro al giorno.
Mio padre morì, e vivevamo di stenti.
Un giorno decisi di aiutare mia madre; le chiesi: "Mamma, mi insegni a fare i mattoni?".
Avevo sette anni quando fabbricai il mio primo mattone.
Insieme fabbricavamo 1.000 mattoni al giorno. Al venerdì mia madre e io andavamo al mercato per comprare le cose di prima necessità.
Qualche volta potevo anche comprarmi dei fermagli per i capelli".

Un commento di Jack Hayford. 

Essere dalla parte d'Israele. 
Israele è una terra della quale Dio dice in modo unico, profetico, redentivo e ripetuto, che si tratta della Sua Terra.
Dio si riferisce ad Israele come a nessun'altra area del mondo, e che doveva essere la luce per i gentili.
La chiesa, al suo inizio, era virtual­mente ebrea e così rimase finché il Vangelo cominciò a propagarsi.
Infine, la Buona novella arrivò ad Antiochia, il luogo nel quale per la prima volta i credenti furono chiamati "cristiani"; e da qui, si propagò in tutto il mondo.
Nell'epistola ai Romani, dal capitolo nono all'undicesimo, l'apostolo Paolo tratta degli Ebrei nel progetto di Dio.

Questi tre capitoli sono gli unici che trattano del rapporto di Dio con il suo popolo eletto, in tutta la Bibbia.
Gli Ebrei furono "i primi"... il primo popolo (che viene da Abramo) a ricevere il patto di Dio.
Poi, fecero in modo che tutto il mondo allora conosciuto apprezzasse le ricchezze della verità di Dio, e nel loro mezzo venne anche il Messia.
La Parola di Dio chiama gli ebrei "la radice" ed i gentili "i rami".
Ci vien detto che "essi sono stati troncati per la loro incredulità e tu rimani stabile per la fede"; non dobbiamo insuperbir­ci, ma temere, poiché: "Se Dio non ha risparmiato i rami naturali, non rispar­mierà neppure te".
E quando verrà la pienezza dei gentili "tutto Israele sarà salvato" (Romani 11:16-26). 

Perché dovremmo oggi essere dalla parte di Israele?
Viviamo un momento storico difficile, in cui, come cristiani, dobbiamo prendere posizione per Israele.
Siamo "quelli dell'ultima ora", per cui non dobbiamo essere passivi riguardo alla profezia biblica.
Siamo chiamati a pregare con passione, a intercedere, a svolgere il nostro mini­stero secondo la Parola di Dio, che ci suggerisce che non è nostro compito sapere quando verrà l'ultima ora, e che è nostro dovere invece occuparci delle cose del Regno, finché Dio verrà.
La politica non c'entra nulla, è una questione legata alla Parola di Dio.
La Sacra scrittura afferma che verrà un tempo in cui tutte le nazioni si rivolteranno contro Israele e, siccome molti fatti ci portano a pensare che questo avver­rà molto presto, è importante sapere perché dobbiamo prendere posizione per Israele.

Dal Senegal in Sicilia per trovare Gesù. 
A cura di Nicola Andrea Scorsone. 

Giovedì 7 Aprile 2005 - Mercato di Ribera (AG).
Quella mattina, arrivato al posto dove allestiamo il nostro banco di letteratura cristiana evangelistica, i vari ambulanti vicini, e diversi senegalesi, mi domandavano il perché non fossi andato ai funerali del Papa a Roma.
"Io" dissi, alzando la mano al cielo, "preferisco andare dal Padre del Cielo, il divino Creatore, Lui sì che può aiutarmi in tutto.
Quello di Roma, una creatura, un piccolo uomo come me, morto per giunta, sono sicuro che non potrebbe fare nulla per me".

Dicendo questo vedevo la compiaciuta approvazione di Modou, un ragazzo senegalese che vende CD nella bancarella accanto, un senegalese che ha ben capito che non tutti i cristiani italiani sono cattolici-romani.
Modou, per ottenere dal console italiano il visto per poter venire in Sicilia, ha dovuto pagare 6.000,00 Euro.
Come tutti i senegalesi, sfruttati come veri "schiavi moderni", ha lasciato il suo paese senza nulla, anzi, indebitato fino al collo e, come se non bastasse, per avere il soggiorno dal prefetto di Agrigento (impresa molto difficile anche a pagamento), dovrebbe sborsare circa 3.000,00 Euro.

Sin dalla nascita della Chiesa i martirio ha accompagnato la vita dei credenti, come i santi antichi del Vecchio patto.
E questa è una realtà ancora oggi, anche se siamo nel XXI secolo dopo la nascita di Cristo.

Esempi nell'Antico Testamento.
Quando capiamo che la parola "martire" deriva dal vocabolo greco "martus", che significa "testimone", riusciamo a co­gliere la testimonianza, e quindi il martirio, anche di coloro che hanno preceduto Stefano.
Nei primissimi istanti della storia, Caino, in un accesso d'ira, a cau­sa del favore accordato da Dio all'offerta di Abele e al rifiuto della sua propria offerta, uccise per gelosia suo fratello: "Il Signore non guardò con favo­re Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato, e il suo viso era abbattuto.
Il Signore disse a Caino: «Perché sei irritato? E perché hai il volto abbattuto? Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il pec­cato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!».
Un giorno Caino parlava con suo fratello Abele e, trovandosi nei campi, si avventò contro di lui e lo uccise" (Genesi 4:5-8).
Proprio prima di uccidere Abele, Caino ''parlava con suo fratello Abele".
Ovviamente, non era una conversazione cor­diale, e possiamo immaginare che la rabbia di Caino cresceva mentre Abele spiegava i suoi propositi e la sua attitudine nel portare l'offerta a Dio.
Caino, geloso della relazione di Abele con Dio, perpetrò l'uccisione del suo proprio fratello.

Una lettera di Rotem Yacobi, di qualche anno fa, purtroppo ancora attuale. 

Cari cittadini del mondo, l'altro mercoledì, vigilia del nuovo anno, me ne stavo seduto nel mio appartamento a Beer Sheva e si considerava se uscire o no per festeggiare il Capodanno.
Improvvisamente sono suonate le sirene.
Sono corso giù per le scale nel rifugio del nostro edificio, dove sono stato raggiunto da altre due famiglie coi bambini terrorizzati, una coppia di anziani e due studenti universitari vestiti a festa che a quel punto hanno deciso starsene a casa.
Siamo rimasti seduti in silenzio, ascoltando la sirena e aspettando di sentire l'esplosione.

Qualche minuto dopo la detonazione, siamo tornati ai nostri appartamenti.
Andando a letto ho sentito che dei missili erano caduti anche su Ashkelon, e mi dicevo: "Speriamo che non colpiscano qualche locale affollato, anche se quasi nessuno era uscito a festeggiare il Capodanno".
Giovedì, primo giorno dell'anno, sarei dovuto andare in università, ma le lezioni erano state sospese.
Evidentemente le autorità accademiche non volevano prendersi nessun rischio.

Mentre parlavo al telefono con la mia preoccupatissima madre, guardavo gruppi di studenti salire sugli autobus diretti verso località più lontane.
Ho detto a mia madre che anche la nostra casa non è sicura, però per il momento sarei rimasto qui.
Ogni rumore mi fa sobbalzare, penso che possa essere caduto un altro raz­zo.
Navigo per i siti di notizie, leg­go che le Forze di Difesa Israeliane combattono Hamas nella striscia di Gaza e penso alla gente su entrambi i lati del confine.

Un articolo di Fiamma Nirenstein. 

Primavera oscurantista: ritirato al festival di Luxor il film "Uscita dal Cairo", una storia d'amore che non rispettava "confini" tra religioni.
La buona notizia è che, almeno, un gruppetto di intellettuali protesta, e fra questi Tarek el Shenawi, critico cinematografico egiziano di fama.
Ma la notizia cattiva conferma il clima di pesante oscurantismo che domina ormai la "primavera" egiziana: il film «Uscita dal Cairo», una love story fra una donna musulmana e un cristiano copto, è stata censurata e ritirata dal Festival del cinema africano di Luxor.

Ci sono tanti motivi per essere molto dispiaciuti di questo fatto, ma il più immediato riguarda la infinita, invincibile eliminazione di Romeo e Giulietta nel nostro tempo, ma in una società diversa.
Infatti, non c'è molto spazio per l'amore nelle società islamiche, a meno che il fidanzamento non coincida con una quantità di regole prefissate dalla tradizione, dalla famiglia, dalla Sharia, dalla religione... da una folla in cui, comunque, le donne non contano niente.

Giulietta e Romeo nel mondo islamico fanno sovente una brutta fine, e uno dei motivi principali di incidenti violenti sono le storie d'amore fra persone di confessione diversa, soprattutto se la giovane lascia il domicilio familiare.
Il diritto alla felicità diventa allora diritto di uccidere, a meno che non intervenga una conversione, ma allora il matrimonio misto, comunque, si presenta alla rovescia rispetto a quello mostrato nel film: il marito è musulmano e la moglie prima o poi si converte.
Altrimenti, è tragedia.

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