Il Blog di Incontrare Gesù

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Kenneth Hagin racconta come quando ancora ragazzo, lontano da Dio è morto, sceso all'Inferno e poi risuscitato  per la misericordia di Dio.

Ecco le sue parole.
«Nel tardo pomeriggio, il mio cuore cessò di battere e l'uomo spirituale che viveva nel mio corpo mi abbandonò.
Quando la morte si è impadronita di me, la nonna, mio fratello minore e mia madre accorsero in casa ed ebbi solo il tempo di dire loro addio che l'uomo interiore scivolò via, lasciando il mio corpo esanime, gli occhi fissi e la carne gelida.

Scesi giù, giù, giù al punto che vidi le luci sulla terra dissolversi.
Non è esatto dire che svenni, neppure che fossi in coma; posso provare che clinicamente ero morto: gli occhi erano fissi, il cuore aveva cessato di battere e il polso era fermo.
Le Scritture parlano del servo disutile gettato fuori nelle tenebre, dove c'è il pianto, e lo stridor dei denti (Matteo 25:30).

Più scendevo e più si faceva buio, finché fui nell'oscurità più assoluta: non avrei scorto la mia mano ad un palmo dagli occhi.
Più andavo giù e più sentivo il caldo intorno a me, l'atmosfera si faceva soffocante.
Finalmente sotto di me scorsi delle luci guizzanti, riflesse sulle pareti delle caverne dov'erano i dannati, causate dal fuoco infernale.
L'immensa sfera fiammeggiante, dai bianchi contorni, mi trascinava e mi attraeva come la calamita attira il metallo.
Non volevo andare!
Non camminavo, era il mio spirito che si comportava come il metallo in presenza di una calamita.
Non potevo staccare gli occhi dalla sfera, sentivo il calore sul viso.

Bernada Fernandez racconta come il Signore la portò a vedere l'Inferno, e come lì vide anche un giovane che aveva evangelizzato tempo prima, ma che aveva rifiutato il Vangelo.

Ecco le sue parole: «... Credevo che Gesù mi stesse portando in Cielo, perché avevo la certezza della mia salvezza, invece scendemmo in un tunnel nel cuore della terra.
Ci avvicinammo ad un certo luogo dove si sentiva un odore pestilente, qualche cosa che mi faceva orrore.
Mi girai verso il Signore, e gli dissi: "Non voglio andare in questo posto".
Con una voce molto forte, il Signore mi rispose: "E' necessario che tu veda prima; bisogna che tu veda cosa c'e in questo luogo".

Entrammo in un luogo molto oscuro e terribile, sentivo dei gemiti come ne parla la Parola di Dio.
Non potrò mai dimenticarli!
Quando arrivammo in fondo al tunnel, ci siamo seduti sopra una roccia, e il Signore mi disse: "Guarda!".
Dinanzi a me, si estendeva quel terribile spettacolo dell'Inferno: anime che si lamentavano e urla terribili. Laggiù, ognuno pensa a se stesso, nessuno si occupa di nessuno.
Non c'è nient'altro che pianti, lamenti e odio.
L'Inferno è veramente reale! Non è un racconto, come molti credono, ne un'invenzione della Chiesa.

Gesù è amore. 
La mia testimonianza è per dare gloria al Signore Gesù.
Premetto col dire che sono un ragazzo ancora non arreso completamente al Signore, ma vi voglio raccontare lo stesso come Gesù si sta rivelando nella mia vita.
Sono un ragazzo di 19 anni e da un po di tempo mi trovo in una situazione triste e scoraggiante.
Sono di origini napoletane, figlio di un padre camorrista.
Fin da piccolo ho vissuto nei dolori: mio padre quando rincasava si ubriacava e si drogava davanti ai miei occhi, e spesse volte litigava con mia madre, arrivando anche alle mani...

Sono cresciuto con queste situazioni e nella mia famiglia non c'erano regole: a 8-9 anni uscivo e tornavo la sera tardi; stavo con i miei amici giocando a calcio e non andavo a scuola; dicevo le parolacce.
Andavo anche nei parcheggi dei supermecati per rubare i pneumatici delle auto e spesso facevamo le risse tra noi ragazzetti... insomma non crescevo come dovevo.
In poco tempo divenni un ragazzo troppo vispo, ma mi consideravo bravo; amavo la famiglia, ma i litigi in casa non finivano mai.
Un giorno mio padre si pentii della sua vita e ando dalla legge, dichiarandosi "pentito".

Chris ci racconta come in un momento tragico della sua vita ha trovato la salvezza in Gesù. 
Sono cresciuto in una famiglia stupenda, ma come teenager ho cominciato a sperimentare le droghe e l'alcool.
Dopo diversi periodi di alti e bassi, mi sono trovato ad un punto nella vita in cui "tenevo il Signore a bada", anche se Lui era sempre lì per me.

Una sera sono andato in un ristorante ed ho bevuto troppo.
Alla fine della cena mi sono messo al volante per tornare a casa.
Ero quasi arrivato a casa quando, con mio stupore, sono passato sopra la ringhiera di legno che circondava un giardino privato e ho investito il bel terrazzo della casa.
Mi sono incamminato a piedi verso casa, sentendomi disperato per il fatto che avevo bevuto troppo e, pensando a tutto il danno causato, sono stato preso dal panico: avevo distrutto la mia macchina, una ringhiera e un terrazzo, ed ero sicuro di finire in galera, perché ho guidato da ubriaco.
Come per gli ebrei al tempo di Mosè, molti cristiani sono costretti a costruire mattoni per i propri oppressori; ma peggio ancora è oggi in Pakistan.

Azra Bibi
Azra Bibi
In Pakistan, molte persone come Azra Bibi portano il doppio fardello della povertà e della persecuzione.
Azra, 20 anni, è nata nella fabbrica di mattoni Malik Saleem.
La sua famiglia, gli unici cristiani in questa comunità musulmana, passava ogni giorno in questo lavoro durissimo fabbricando centinaia di mattoni.
Azra racconta: "lo non ho ricevuto una educazione.
Mi piaceva vedere gli altri bambini andare a scuola, volevo diventare un insegnante della Parola di Dio, ma mia madre guadagnava meno di un euro al giorno.
Mio padre morì, e vivevamo di stenti.
Un giorno decisi di aiutare mia madre; le chiesi: "Mamma, mi insegni a fare i mattoni?".
Avevo sette anni quando fabbricai il mio primo mattone.
Insieme fabbricavamo 1.000 mattoni al giorno. Al venerdì mia madre e io andavamo al mercato per comprare le cose di prima necessità.
Qualche volta potevo anche comprarmi dei fermagli per i capelli".

Un commento di Jack Hayford. 

Essere dalla parte d'Israele. 
Israele è una terra della quale Dio dice in modo unico, profetico, redentivo e ripetuto, che si tratta della Sua Terra.
Dio si riferisce ad Israele come a nessun'altra area del mondo, e che doveva essere la luce per i gentili.
La chiesa, al suo inizio, era virtual­mente ebrea e così rimase finché il Vangelo cominciò a propagarsi.
Infine, la Buona novella arrivò ad Antiochia, il luogo nel quale per la prima volta i credenti furono chiamati "cristiani"; e da qui, si propagò in tutto il mondo.
Nell'epistola ai Romani, dal capitolo nono all'undicesimo, l'apostolo Paolo tratta degli Ebrei nel progetto di Dio.

Questi tre capitoli sono gli unici che trattano del rapporto di Dio con il suo popolo eletto, in tutta la Bibbia.
Gli Ebrei furono "i primi"... il primo popolo (che viene da Abramo) a ricevere il patto di Dio.
Poi, fecero in modo che tutto il mondo allora conosciuto apprezzasse le ricchezze della verità di Dio, e nel loro mezzo venne anche il Messia.
La Parola di Dio chiama gli ebrei "la radice" ed i gentili "i rami".
Ci vien detto che "essi sono stati troncati per la loro incredulità e tu rimani stabile per la fede"; non dobbiamo insuperbir­ci, ma temere, poiché: "Se Dio non ha risparmiato i rami naturali, non rispar­mierà neppure te".
E quando verrà la pienezza dei gentili "tutto Israele sarà salvato" (Romani 11:16-26). 

Perché dovremmo oggi essere dalla parte di Israele?
Viviamo un momento storico difficile, in cui, come cristiani, dobbiamo prendere posizione per Israele.
Siamo "quelli dell'ultima ora", per cui non dobbiamo essere passivi riguardo alla profezia biblica.
Siamo chiamati a pregare con passione, a intercedere, a svolgere il nostro mini­stero secondo la Parola di Dio, che ci suggerisce che non è nostro compito sapere quando verrà l'ultima ora, e che è nostro dovere invece occuparci delle cose del Regno, finché Dio verrà.
La politica non c'entra nulla, è una questione legata alla Parola di Dio.
La Sacra scrittura afferma che verrà un tempo in cui tutte le nazioni si rivolteranno contro Israele e, siccome molti fatti ci portano a pensare che questo avver­rà molto presto, è importante sapere perché dobbiamo prendere posizione per Israele.

Dal Senegal in Sicilia per trovare Gesù. 
A cura di Nicola Andrea Scorsone. 

Giovedì 7 Aprile 2005 - Mercato di Ribera (AG).
Quella mattina, arrivato al posto dove allestiamo il nostro banco di letteratura cristiana evangelistica, i vari ambulanti vicini, e diversi senegalesi, mi domandavano il perché non fossi andato ai funerali del Papa a Roma.
"Io" dissi, alzando la mano al cielo, "preferisco andare dal Padre del Cielo, il divino Creatore, Lui sì che può aiutarmi in tutto.
Quello di Roma, una creatura, un piccolo uomo come me, morto per giunta, sono sicuro che non potrebbe fare nulla per me".

Dicendo questo vedevo la compiaciuta approvazione di Modou, un ragazzo senegalese che vende CD nella bancarella accanto, un senegalese che ha ben capito che non tutti i cristiani italiani sono cattolici-romani.
Modou, per ottenere dal console italiano il visto per poter venire in Sicilia, ha dovuto pagare 6.000,00 Euro.
Come tutti i senegalesi, sfruttati come veri "schiavi moderni", ha lasciato il suo paese senza nulla, anzi, indebitato fino al collo e, come se non bastasse, per avere il soggiorno dal prefetto di Agrigento (impresa molto difficile anche a pagamento), dovrebbe sborsare circa 3.000,00 Euro.

Sin dalla nascita della Chiesa i martirio ha accompagnato la vita dei credenti, come i santi antichi del Vecchio patto.
E questa è una realtà ancora oggi, anche se siamo nel XXI secolo dopo la nascita di Cristo.

Esempi nell'Antico Testamento.
Quando capiamo che la parola "martire" deriva dal vocabolo greco "martus", che significa "testimone", riusciamo a co­gliere la testimonianza, e quindi il martirio, anche di coloro che hanno preceduto Stefano.
Nei primissimi istanti della storia, Caino, in un accesso d'ira, a cau­sa del favore accordato da Dio all'offerta di Abele e al rifiuto della sua propria offerta, uccise per gelosia suo fratello: "Il Signore non guardò con favo­re Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato, e il suo viso era abbattuto.
Il Signore disse a Caino: «Perché sei irritato? E perché hai il volto abbattuto? Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il pec­cato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!».
Un giorno Caino parlava con suo fratello Abele e, trovandosi nei campi, si avventò contro di lui e lo uccise" (Genesi 4:5-8).
Proprio prima di uccidere Abele, Caino ''parlava con suo fratello Abele".
Ovviamente, non era una conversazione cor­diale, e possiamo immaginare che la rabbia di Caino cresceva mentre Abele spiegava i suoi propositi e la sua attitudine nel portare l'offerta a Dio.
Caino, geloso della relazione di Abele con Dio, perpetrò l'uccisione del suo proprio fratello.

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