Una lettera di Rotem Yacobi, di qualche anno fa, purtroppo ancora attuale.
Cari cittadini del mondo, l'altro mercoledì, vigilia del nuovo anno, me ne stavo seduto nel mio appartamento a Beer Sheva e si considerava se uscire o no per festeggiare il Capodanno.
Improvvisamente sono suonate le sirene.
Sono corso giù per le scale nel rifugio del nostro edificio, dove sono stato raggiunto da altre due famiglie coi bambini terrorizzati, una coppia di anziani e due studenti universitari vestiti a festa che a quel punto hanno deciso starsene a casa.
Siamo rimasti seduti in silenzio, ascoltando la sirena e aspettando di sentire l'esplosione.
Qualche minuto dopo la detonazione, siamo tornati ai nostri appartamenti.
Andando a letto ho sentito che dei missili erano caduti anche su Ashkelon, e mi dicevo: "Speriamo che non colpiscano qualche locale affollato, anche se quasi nessuno era uscito a festeggiare il Capodanno".
Giovedì, primo giorno dell'anno, sarei dovuto andare in università, ma le lezioni erano state sospese.
Evidentemente le autorità accademiche non volevano prendersi nessun rischio.
Mentre parlavo al telefono con la mia preoccupatissima madre, guardavo gruppi di studenti salire sugli autobus diretti verso località più lontane.
Ho detto a mia madre che anche la nostra casa non è sicura, però per il momento sarei rimasto qui.
Ogni rumore mi fa sobbalzare, penso che possa essere caduto un altro razzo.
Navigo per i siti di notizie, leggo che le Forze di Difesa Israeliane combattono Hamas nella striscia di Gaza e penso alla gente su entrambi i lati del confine.