Non ricordo dove mi trovavo quando, meditando sulle cose del Signore, una visione si è affacciata alla mia mente.
Ero all'interno di una grande chiesa vuota e osservavo gli oggetti che erano in essa: un altare, vicino ad esso un bellissimo candeliere d'oro che portava sulla sommità un grosso cero acceso, delle balaustre, un pulpito e dei banchi di legno lucidissimo ed in fondo, vicino alla porta, una sedia sulla quale giaceva uno straccio impolverato.
Se avessi potuto identificarmi con una di quelle cose, avrei voluto essere quel candeliere!
Ad un tratto la scena si animò ed il candeliere prese a parlare e, rivolgendosi allo straccio, disse:
"Cosa fai tu qui? Non vedi come sei sporco?
Non ti rendi conto che questo non è il posto per te?
Questa è una chiesa, un luogo sacro e tutti gli arredi che sono qui devono essere puliti e lucidi, in particolare, guarda me, vedi come splendo, il mio oro luccica e la mia luce si diffonde per tutta la chiesa, io sono degno di stare in questo luogo, non tu".
"È vero", rispose lo straccio, "io sono sporco, pieno di polvere, ma in origine non ero così.
Io ero una tovaglia di lino bianchissimo che ricopriva l'altare, poi l'uso ed il tempo mi ridussero ad uno straccio e così venni utilizzato per le pulizie.
Lo sporco che tu vedi su di me, prima si trovava su di te e su tutte le suppellettili e gli arredi che stanno in questa chiesa ed io sono contento di vederti splendere cosi".
A questo punto una lacrima di cera scese lungo il candeliere e lo straccio riprese a dire:
"Non piangere per me, io sarò lavato e tornerò di nuovo candido come la neve e, se sarà necessario, passerò ancora su di te per ripulirti".
Ho detto allora: "Signore fammi essere quello straccio!"
Ed ho pregato: "Signore, con la forza del tuo Santo Spirito; sciogli i legami di morte che mi avvincono e liberami dal torpore che mi rende inetto.
Con la tua grazia, fa che ti cerchi sempre nella tua Parola e con la tua sapienza rendimi degno di comprenderla per seguirti.
Con il tuo amore fa che ti ospiti sempre nel mio cuore, e che sia sempre la sua porta aperta affinché altri entrino a condividerti".
Una Meditazione di Antonio Strigari
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