Il Blog di Incontrare Gesù

Articoli di attualità, esperienze personali e meditazioni su argomenti etici morali, sulla fede cristiana e sulla religione in generale.

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C'è qualcuno che bussa alla porta del nostro cuore, ha portato un dono per noi: l'amore.
Non ci costringe ad accettarlo, non chiede nulla in cambio, siamo liberi di farlo entrare nel nostro cuore... solo perché lo vogliamo; non per obbedienza imposta.
Non viene da Onnipotente, ma è venuto sulla terra per farsi uomo tra gli uomini, povero fra i poveri, perseguitato tra i perseguitati, con un messaggio d'amore: "Ama il prossimo tuo come te stesso".
Apriamogli il nostro cuore, ma non perché abbiamo tanta paura dell'ignoto e del futuro, o perché cerchiamo rifugio in una fede, o nella rassicurante piattezza del credo, con i marmorei dogmatici canoni religiosi; ma perché l'amore del prossimo esclude ogni male.
Perché la società odierna è diversa da come l'hanno immaginata i nostri predecessori, da come la desideriamo noi e, principalmente, da come la desidera Dio?

Sentendo le brutte notizie che ci giungono tramite i mass-media, notizie di guerre, ingiustizie, disastri naturali, atti di terrorismo, azioni di persone malvagie, etc., spesso ci chiediamo: "Come mai Dio permette tutto ciò? Perché accade tutto questo male?".

Secondo l'insegnamento che ci viene dalla Parola di Dio, sappiamo che anche Lui (come la maggior parte dei credenti) è addolorato per tutto il male che avviene nel mondo.
Dio non si compiace del male e non desidera che le persone soffrono, muoiano e si fanno guerra l'uno con l'altro.
C’erano una volta tre alberi, che crescevano l’uno accanto all'altro nel bosco.
Erano amici. E come quasi tutti gli amici, anche loro chiacchieravano tanto.
E come quasi tutti gli amici, anche loro erano molto diversi, nonostante crescessero nello stesso posto e fossero tutti all'incirca della stessa altezza.
Il primo albero amava la bellezza, il secondo albero amava l’avventura e il terzo albero amava Dio.

Un giorno, gli alberi parlavano di ciò che sarebbero voluti diventare da grandi.
«Quando sarò grande, vorrei essere un baule intagliato, di quelli dove si conservano i tesori, pieno di gioielli scintillanti», disse il primo albero.
LA RADICE DEL TERRORISMO E' NELLA DOTTRINA ISLAMICA?
I terroristi islamici commettono i loro atti sempre per motivi religiosi?
Sono gli atti terroristici approvati nell'Islam, avendo conferma nel Corano e negli Ahadith (sentenze e prescrizioni scritte anch'esse da Maometto)?

Sin dalle sue origini, Islam è stato sostenuto e imposto con la violenza, infatti viene classificata come "religione violenta".
Tralasciando l'analisi sulle Crociate, possiamo vedere che l'espansione dell'Islam raramente è avvenuta in modo pacifico.
Diversamente dal fondatore del Cristianesimo, Gesù Cristo, che predicava e agiva nel pacifismo, Maometto e i suoi discendenti ben volentieri hanno diffuso e imposto il loro credo con la violenza.

Nell'era moderna vi sono stati degli eventi che hanno legittimato la ripresa del metodo originale, almeno per difendere i valori, i territori e gli interessi economici del mondo islamico.
Per esempio, per l'arabo saudita, il fatto che gli americani hanno trovato l'appoggio politico e strategico del suo Paese per scatenante la Guerra del Golfo contro il dittatore iracheno Saddam Hussein, è stata una cosa riprovevole.

Il fatto che degli "infedeli" abbiano potuto muovere guerra a dei musulmani dal paese più santo per l'Islam (La Mecca e Medina si trovano in Arabia Saudita) sarebbe stata non solo un'enorme provocazione, ma anche un'umiliazione incredibile.
Con questa base di pensiero si sono motivati molti atti terroristici, come per una sorta di legittima difesa: contro un criminale, nemico dell'Islam, ci si può difendere anche con il terrorismo.
Così sono sorti i cosiddetti estremisti, cioè i militanti, quelli che "sentono la chiamata alla vera vita devozionale".

SONO UN SERVITORE DI ALLAH
Bin Laden, nel 1998, aveva detto: "Ci derubano della nostra ricchezza, delle nostre risorse e del nostro petrolio. 
La nostra terra viene attaccata; uccidono i nostri fratelli, ci offendono nel nostro onore e nella nostra dignità. E se osiamo dire anche una sola parola di protesta contro la loro ingiustizia, ci chiamano terroristi".
Secondo Bin Laden, l'occidente è stato manipolato dal sionismo per opprimere il mondo islamico; questi sarebbe una vittima del terrorismo internazionale degli americani, su incarico d'Israele.

Così Bin Laden ha dato alla sua lotta un carattere religioso, una guerra santa: "Sono un servitore di Allah ed obbedisco ai suoi ordini. 
Un suo ordine è quello di lottare per la di Allah e lottare fino a che gli Americani verranno cacciati da ogni paese islamico. 
Noi siamo sicuri che, per la grazia di Allah, riporteremo la vittoria sugli ebrei e su quelli che combattono al loro fianco. 
Secondo una tradizione profetica autentica, il messaggero di Allah, Maometto, ci ha promesso che l'ora della resurrezione non verrà prima che i musulmani abbiano abbattuto gli ebrei, i quali si nasconderanno dietro gli alberi e dietro le rocce".

La guerra santa (jihad) è un tema importante nella teologia islamica, la quale suddivide il mondo in paesi con un governo islamico (Dar-ul-Islam, Casa dell'Islam) e paesi nei quali l'Islam non regna (Dar-ul-Harab, Casa della Guerra).
Questi ultimi devono diventare, prima o poi, paesi islamici, perché il Corano rivendica il diritto di sovranità su tutti i popoli.

LOTTA, NON PAZIENZA!
Dopo la fuga di Maometto a Medina, nel VII secolo, ebbe inizio il proponimento della guerra condotta in nome di Allah.
Maometto viveva, fra l'altro, degli assalti alle carovane della Mecca, e ciò a portato a diverse battaglie contro La Mecca, che egli vinse per la maggior parte.
Inizialmente però i suoi seguaci, fuggiti con lui dalla Mecca, non erano convinti di dover seguire il loro capo in guerra per l'indottrinamento delle vicine nazioni.
Maometto fu costretto a trovare delle valide motivazioni teologiche, coniando il motto: "Allah non vuole pazienza, ma lotta!".

In fondo, il Corano dice che chi partecipa alla guerra santa viene ricompensato generosamente nell'aldilà.
La Sura 9:20-22 dice: "Coloro che credono, che sono emigrati e che lottano sul sentiero di Allah con i loro beni e le loro vite, hanno i più alti gradi presso Allah. 
Essi sono i vincenti,e il loro signore annuncia loro la sua misericordia ed il suo compiacimento e i Giardini in cui avranno delizia durevole, in cui rimarranno per sempre".

QUANDO L'IMAM ORDINA DI ANDARE IN BATTAGLIA
I seguaci di Maometto credettero alla sua teologia della guerra santa: la ricompensa per la quale consiste il bottino in questo mondo e nel paradiso dell'aldilà.
Con grande dinamismo e velocità incredibile, essi, dopo la morte di Maometto, conquistarono ampie zone del Medio Oriente ed in seguito si spinsero sino in Spagna ed a Costantinopoli (oggi Istanbul).
Per due volte furono sul punto di conquistare tutta l'Europa meridionale.

La motivazione di morire per la fede, di entrare subito in paradiso, conferiva ai guerrieri una forza straordinaria, e mentre quelli morivano, i loro capi, come avveniva ed avviene anche nelle altre realtà militari, ne raccoglievano profitti ed onori terreni.
"Giuro su Allah che voglio essere ucciso sul suo sentiero, richiamato in vita e nuovamente ucciso, in modo da ottenere ogni volta nuovi meriti"; "Combattere per il sentiero di Allah o essere deciso a farlo, è un dovere divino. 
Se il tuo Imam (capo religioso) ti ordina di andare il battaglia, gli devi obbedire".
Questi sono alcuni Ahadith (tradizioni scritti fuori dal Corano) per incitare alla guerra santa.

Chi muore nella guerra santa diventa un martire.
Al contrario dell'accezione cristiana di questo termine, che esprime la perdita della vita a causa della professione di fede in Gesù Cristo, il martire islamico è di solito qualcuno che muore in battaglia.
Adesso, invece gli atti terroristici non sono motivati solo dalla speranza di andare in paradiso, ma anche dal fatto che l'Occidente (con tutto quello che lo concerne in fatto di ideologie, costumi ed altro), con gli Stati Uniti prima, come principale collaboratore di Israele, e di conseguenza l'Europa con la loro influenza amorale, economica e politica mirerebbero alla rovina dell'Islam.

Le persone che, alla fine, sono realmente capaci di simili attentati, vivono in situazioni psicologiche particolari: di solito non hanno alcuna possibilità di sentire un'altra opinione e sono state indottrinate per anni con uno schema estremamente semplificato, che divide il mondo in amici e nemici.
In altro modo non ci si può spiegare che tale forma di terrorismo venga praticata, sebbene essa trasgredisca persino alcune regole islamiche: l'uccisione di civili, in particolare di donne non combattenti, è proibita da diversi Ahadith.
Comunque, i vili attacchi terroristici in Israele, in Europa, negli USA e altrove hanno poco a che fare con la guerra santa dell'Islam primitivo, che veniva essenzialmente portata avanti sul campo di battaglia aperto.

Ma il metodo terroristico non viene giustificato solo per la difesa, esso si adatta anche al principio della conquista.
La conquista di paesi non islamici è una forma di missione islamica che giustifica anche gli atti terroristi.
Dagli Ahadith: "Se i non credenti, dopo aver ricevuto la chiamata alla fede, non la seguono e si rifiutano di pagare il testatico, è dovere dei musulmani invocare l'aiuto di Allah e di fare guerra ai non credenti, perché Allah aiuta coloro che lo servono e distrugge i suoi nemici, i non credenti. 
I musulmani devono attaccare i non credenti con tutte le macchine da guerra disponibili, dare alle fiamme le loro case, inondarli d'acqua, devastare i loro campi e distruggere i cereali, perché ciò indebolisce i nemici e il loro potere viene spezzato. 
Tutti questi provvedimenti sono perciò santificati dalla legge".

Nonostante il divieto di uccidere i civili, gli atti terroristici si potrebbero giustificare sulla base del Corano e degli Ahadith come conseguenza inevitabile di episodi implicati nella guerra santa.
Come è riportato in alcuni Ahadith: "Se un musulmano attacca dei non credenti, senza prima chiamarli alla fede, è un aggressore, perché ciò è proibito; ma se lo fa egualmente e li uccide e li deruba dei loro averi, egli non è comunque tenuto a versare un indennizzo né risarcimento dei danni, perché ciò che li proteggerebbe (cioè l'Islam) non esiste presso di loro e la sola trasgressione di un comandamento non giustifica né l'indennizzo né il risarcimento dei danni. 
Allo stesso modo, è vietata l'uccisione di donne e bambini di non credenti, ma non ne consegue l'imposizione di un indennizzo".

PER GLI ESTREMISTI ESISTE SOLO LA JIHAD
Nella dogmatica islamica ci sono stati periodi in cui si pensava di fare della guerra santa la sesta colonna dell'Islam, dopo la Professione di fede, il Digiuno, la Preghiera, le Elemosine ed il Pellegrinaggio.
Per i musulmani estremisti, a lungo termine, non c'è nessun altra strada se non la guerra santa, tutto il resto è un tradimento nei confronti della religione islamica stessa, come dimostra l'articolo 13 dello statuto del Movimento di Resistenza Islamico: "Iniziative politiche e cosiddette soluzioni pacifiche e conferenze internazionali per la soluzione della questione palestinese sono in contrasto con le convinzioni di fede del MRI... non c'è una soluzione della questione palestinese al di fuori della jihad".
Un confronto con una delle caratteristiche del vero Dio con il dio presentato da Maometto.

La Bibbia ci presenta Dio come Creatore del cielo e della terra, come Onnipotente e come Giudice degli uomini, ma anche come Padre dei credenti che da Lui sono generati alla loro conversione.
Anche se Maometto ha attinto le sue dichiarazioni su AlIah, quale onnipotente creatore e giudice, in parte da episodi tramandati dalla Bibbia, l'immagine del Dio biblico è totalmente diversa dall'immagine di AlIah.

Il Dio onnipotente della Sacra Scrittura non è lontano, distaccato dagli uomini, ne è un sovrano inanimato, una qualsiasi "forza superiore", ne un dio impersonale, la cui azione è stabilita arbitrariamente, come invece l'AlIah di Maometto.
No, il Dio della Sacra Scrittura, il Creatore del cielo e della terra, Onnipotente e Giusto giudice è, secondo il Suo essere, amore: "Dio è amore" (1 Giovanni 4:16).
"Dio infatti ha tanto amato il mondo..." (Giovanni 3: 16): questa è la testimonianza di Dio attraverso tutta la Sacra Scrittura.

Come si manifesta questo amore?
Come un Dio personale che ha un'intima relazione con noi, esseri umani, come l'ha un padre terreno verso i suoi figli.
Ecco perché nella Sua Parola sta scritto: "Sarò per voi come un padre, e voi mi sarete come figli e figlie, dice il Signore onnipotente" (2 Corinzi 6:18).
Mentre AlIah, il dio di Maometto, secondo quanto ci viene tramandato, dice: "Che cosa me ne importa?", quando un uomo da lui viene gettato nel Paradiso o nell'Inferno.

Quanto diverso è il nostro Dio, Colui che ama!
Già nell'Antico Testamento, proprio perché Egli è amore, si è manifestato come un Dio che si preoccupa di tutto ciò che riguarda le Sue creature, e vive per e con loro.


Dio è il Padre del nostro Signore Gesù Cristo ed ha un cuore.
Questo manca ad AlIah, il dio di Maometto.
Dio, il nostro Padre nei Cieli, si è legato a noi, Sue creature, noi Gli apparteniamo ed Egli appartiene a noi.
Egli percepisce le nostre difficoltà, soffre per il nostro peccato; Egli si contrista quando non vogliamo andare da Lui e corriamo verso la rovina a causa del nostro peccato.

I lamenti di Dio percorrono molte volte i libri dei profeti, leggiamo ad esempio: "Io pensavo: Come vorrei considerarti tra i miei figli e darti una terra invidiabile, un'eredità che sia l'ornamento più prezioso dei popoli! Pensavo: Voi mi direte: "Padre mio!", e non tralascerete di seguirmi. 
Ma come una donna è infedele al suo amante, così voi, casa di Israele, siete stati infedeli a me!" (Geremia 3:19-20).

"Ritornate, figli traviati, io risanerò le vostre ribellioni" (Geremia 3:22).
"Popolo mio, che cosa ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Rispondimi! 
Forse perché ti ho fatto uscire dall'Egitto, ti ho riscattato dalla casa di schiavitù... ?" (Michea 6:3:4).


Dio è attento alle Sue creature.
Tutto l'essere di Dio è indirizzato verso le Sue creature.
Egli non solo soffre per loro e con loro, ma si rallegra di loro e con loro, quando ad esempio un figlio prodigo si pente del suo peccato, si ravvede e torna da Lui.
Sì, Egli ci ama!

Egli ama le Sue creature così tanto che ha dato per amore nostro ciò che aveva di più caro: il Suo Figlio unigenito.
Egli abbraccia con un amore incomprensibile tutto il mondo che ha creato, e ama ognuno in modo personale, lo chiama per nome.
Così il rapporto tra Dio e le Sue creature è un rapporto molto intimo caratterizzato dall'amore.
Come tutto questo è diverso dalla sottomissione dei musulmani al freddo e impersonale Allah!

Il Dio della Sacra Scrittura è il "Padre, dal quale ogni paternità nei cieli e sulla terra prende nome" (Efesini 3:14-15).
Chi potrà comprendere le implicazioni di tutto ciò?
L'immagine di Dio si irradia nel nostro cuore.

La Sacra Scrittura ci testimonia ripetutamente che Egli non è solo onnipotenza, ma, soprattutto, amore.
Per amore ci ha salvati dal peccato mandandoci Gesù, il suo amatissimo e unigenito Figlio, e se crediamo in Gesù, abbiamo accesso a Dio, nostro Padre.

Sì, siamo chiamati figli di Dio (Efesini 1:5), e siamo anche suoi eredi.
Quindi la nostra appartenenza a Lui è stabilita per il tempo e per l'eternità, se noi stessi non abbandoniamo Dio.
Possiamo avere una comunione intima con Lui, più intima di quella di un figlio con il suo padre terreno.

Con questo amore di Dio, ci ha donato il massimo, ha annullato l'eterna separazione, che era insormontabile, tra noi e Lui.
Con Lui non avremmo potuto avere alcun rapporto personale, perché il nostro peccato ci separava da Lui come il Cielo è separato dalla Terra.

Egli ha annullato questa separazione dando il Suo Figlio unigenito come sacrificio espiatorio per le nostre colpe.
Questa cosa incomprensibile è avvenuta per tutti coloro che credono in Gesù, infatti tutti noi possiamo andare a Dio, nostro Padre, come figli, sebbene siamo peccatori.
Il sacrificio di Gesù ci ha talmente avvicinati a Dio che possiamo dire: "Abba, Padre!".

Dio Padre adesso ama noi peccatori attraverso Lui, il Suo Figlio unigenito Gesù Cristo (Giovanni 16:27).
E' una cosa meravigliosa: noi sappiamo di avere un Padre nei Cieli, un vero Padre per noi, Suoi figli.
Di Lui il nostro Signore Gesù dice che ha contato perfino i capelli del nostro capo (Matteo 10:30), e quando noi siamo afflitti, Egli è afflitto.

Dio si fa carico dei nostri problemi, piccoli e grandi, e in quanto Padre prende tutto in mano e si preoccupa anche delle minime cose, quali il vestiario, il cibo e tutto ciò che ci occorre.
Molti Suoi figli hanno fatto l'esperienza che non solo possiamo chiedere a Dio Padre tutto ciò che ci manca, ma lo riceviamo anche, se viviamo secondo i Suoi comandamenti e crediamo nelle promesse del Suo amore.

Sì, come credenti, sperimentiamo continuamente che per Dio Padre è un piacere farci del bene (Geremia 32:41).
Il nostro Dio è: Padre d'amore, Padre di bontà, Padre di grazia, Padre di fedeltà, Padre di misericordia, Padre di pazienza, e infine, come Lo chiama l'apostolo Paolo: "Padre di ogni consolazione".
Confiniamo il Signore solo per la Domenica, forse...
O addirittura solo per le feste...
Però ci piace averlo intorno quando ci sono malattie, o disgrazie...
E naturalmente durante i funerali...
Ma non abbiamo tempo per Lui durante il resto della nostra vita, mentre stiamo lavorando, mentre stiamo studiando, mentre ci stiamo divertendo...

Crediamo che queste cose sono alla base della nostra vita, mentre Dio crediamo che non lo sia...
E non ci rendiamo conto che non potremmo fare neanche la più minima di queste cose senza il volere di Dio; siamo tutti convinti che è per volontà nostra che facciamo queste cose!

Gesù dice: "Se ti vergognerai di me, io mi vergognerò di te, davanti al Padre mio".
Un uomo racconta:
"Mi inginocchiai... ma non a lungo... Avevo troppo da fare, e dovevo fare in fretta: andare a lavoro, passare prima a pagare le bollette, etc., etc..
Così mi inginocchiai e dissi una preghiera veloce, e altrettanto velocemente mi rialzai.
Dentro di me mi sentivo a posto, avevo (a modo mio) adempiuto al mio dovere di Cristiano, la mia anima poteva stare in pace.

Durante la mia giornata (e durante tutte le giornate della mia vita) non avevo tempo per pregare, non avevo tempo da dedicare a persone bisognose, non avevo tempo per parlare di Cristo agli amici... e anche se ce lo avessi avuto non lo avrei fatto, perché temevo che si prendessero gioco di me...
Un giorno non avevo tempo, l'altro mi vergognavo...

Fino a che, alla fine venne il tempo anche per me, il tempo di morire...
Mi trovai davanti al Signore, e nelle sue mani vidi un libro, era il libro della Vita.
Gesù guardò il suo libro e disse: "Non trovo il tuo nome. Una volta provai a scriverlo... Ma non trovai mai il tempo per farlo... E anche se lo avessi trovato, mi vergognavo perché temevo ciò che avrebbe pensato il Padre Mio..."".

Perché è così difficile avere del tempo per ascoltare le cose di Dio, mentre ci viene facile trascorrere ore ed ore davanti alla televisione o in altre cose ad ascoltare parole oziose e offensive, o a vedere scene scabrose e oscene?
Perché è così difficile parlare di Dio mentre è così facile parlare di cose inutili e dannose?
Perché è cosi facile trovare il tempo per andare a divertirsi e distrarsi con le cose frivole che ci offre il mondo, mentre non troviamo mai tempo, o abbiamo così poco tempo da trascorrere con Dio?

La preghiera ti può aiutare. Prega! Parla ora con il Signore!
Trova il tempo per pregare, prega sempre, ogni giorno, più volte al giorno...
Ma nel pregare non usare preghiere imparate a memoria, ne troppe parole, ma chiudi semplicemente gli occhi e apri il cuore...

Chiamalo per nome... parla con il Signore Gesù, immaginandolo, così com'è veramente, di fronte a te... Perché, anche se non lo vedi, lui c'è davvero e ti sta ascoltando... e se lo preghi col cuore non tarderà di farti sentire che è proprio lì.

Una Riflessione di Simona Paciello
Giù-la-maschera
I terroristi islamici commettono i loro atti sempre, o principalmente per motivo e scopo religioso?

Da quando sono iniziati gli attacchi terroristici contro l'Occidente e le sue rappresentative, abbiamo creduto che essi sono stati concepiti e realizzati a scopo religioso, che gli estremisti islamici considerassero i loro misfatti come parte della loro "guerra santa", la Jihad.

Ma è sempre stato così?
Gli attentati di "matrice islamica" sono stati sempre animati dalla devozione religiosa: dei promotori, dei sostenitori economici e dei realizzatori militanti?
Prendendo in considerazione anche gli ultimi casi di attentati avvenuti in vari parti dell'Europa e altrove, possiamo vedere una facciata da scopo religioso con un presunto "movimento" politico, anarchico-insurrezionalista islamico (le cosiddette Primavere arabe) che sembra manipolato dietro le quinte da menti fini con obbiettivi che superano quelle religiosi.

Negli attacchi terroristici "contro" l'Occidente, dall'inizio ad oggi, si è visto una graduale deviazione dal messaggio originale che si voleva presentare; come se il tempo ha smascherato (e sta smascherando ancora) il vero scopo di questi atti.
Anche in questi deplorevoli azioni viene applicata la regola psicologica dell'Adattamento graduale: si passa, gradualmente da un fattore (concetto, veduta, opinione, etc.) iniziale ad un altro, e alla fine ci si può trovare anche all'opposto dall'inizio.

Già dalle Torri Gemelle, oltre al fatto di attaccare e danneggiare l'intruso americano in Medio Oriente, si è voluto colpire nel cuore dell'economia americana, nel simbolo della gestione dell'economia mondiale.
Quindi, con uno sguardo all'indietro, negli attentati terroristici di "matrice islamica", vediamo un evolversi di un mix di religiosità, economia, politica ed altro.
Prima era velato, ma adesso si va delineando sempre più chiaramente lo scopo che sta dietro questi attacchi (o attentati).

Dunque le motivazioni religiose, in molti casi di attentati, sono una copertura per scopi diversi.
La copertura religiosa, invece, serve molto per gli "interni", cioè per i correligionari.
Vi è un indottrinamento della dottrina dell'Islam per gli islamici!
I primi ad essere influenzati da questo apparente ideologico religioso sono proprio loro, quelli che forniscono mano d'opera, l'humus locale, nel quale, essendo dello stesso composto, la falsa radice prende subito vigore.

Naturalmente questa copertura deve avere delle solide fondamenta, dei presupposti, proprio in quell'organo che per i musulmani (natura dei militanti) viene riconosciuta come massima autorità, cioè il Corano.
Avendo quello si è più che certi che tutta l'opera avrà i risultati sperati.

I risultati immediati li vediamo proprio nella militanza; quelli sugli "esterni" li vediamo anche bene.
Nella politica, nelle associazioni, nei circoli culturali islamici e cristiani, nelle moschee, nelle chiese, nell'uomo della strada del mondo occidentale si è radicalizzato ormai il concetto del fine religioso: vi è in corso una guerra tra Allah e il Dio dei cristiani (dell'Occidente), una moderna crociata, ma all'incontrario.
Ma, come le prime crociate avevano uno scopo economico, così è anche ora.
Tutto ruota attorno al denaro e il denaro fa girare tutti!

Naturalmente il potere mediatico (anch'esso gestito e controllato) contribuisce in questo.
I mass-media comuni riportano le notizie superficialmente, con una certa leggerezza che lascia trapelare proprio la volontà di manipolazione del pensiero: dobbiamo avere tutti quel specifico concetto su questi fatti, dobbiamo fare tutti la stessa valutazione, quella che vogliono loro, cioè quelli che l'hanno originata e quelli che ci vanno dietro.

Dal punto di vista religioso che risultato può avere la morte di centinaia di persone indifese e impreparate trucidate per mezzo di un camion?
O l'uccisione di giovani che trascorrono delle ore di svago o di festa in una discoteca o in un ristorante?
La distruzione delle Torri Gemelle ha portato più proseliti all'Islam di quanti ne aveva prima?
Le torture e le sevizie che hanno inflitto ai lavoratori - imprenditori (sottolineiamo: imprenditori) italiani in Bangladesh, prima di ucciderli, sono serviti per convertirli all'Islam?

Il colmo, poi, è che questi fantomatici osservanti seguaci dell'Islam non seguono neanche l'esempio del loro profeta, di colui che richiamano la memoria per giustificare le loro brutalità.
Maometto ai suoi oppositori iniziali dava la possibilità di essere risparmiati, proponendo prima la loro adesione alla nuova dottrina, come ha fatto con gli ebrei di Medina.

Se questi agiscono a scopo religioso perché non usano gli stessi metodi del loro defunto capo?
Hanno dato la possibilità di convertirsi all'Islam a quelli che lavoravano nelle Torri Gemelle, o a quelli che passeggiavano a Nizza...?
I teologi e le autorità religiose islamiche sicuramente queste cose li sanno, ma l'inghippo sta nell'uomo della strada, nel semplice "credente", che magari nella sua vita non ha letto il Corano neanche una volta e forse non è andato neanche a La Mecca.

I furbi ideatori e manipolatori giostrano sull'ignoranza e sui sentimenti di rivalsa e di insoddisfazione di ragazzi in cerca di un ideale, di qualcosa che li valorizza e li fa sentire degli eroi, proprio quello che non potranno mai realizzare con una vita tranquilla di musulmani semplici e indecisi.

La storia si ripete: la religione è un buon sostegno per arrivare ai propri scopi.
Il voler controllare o governare altri (poco o assai) è sempre stato un tarlo corrosivo nel cuore dell'uomo, a prescindere la religione, la cultura, la geografia e le origini storiche.

L'antisemitismo visto dal lato spirituale. 
Una breve analisi di John Kidd.

Sulla cupola della moschea di Al-Aksa, sul Monte del Tempio, sono scritte le seguenti parole in arabo, che in Italiano si leggono "Allah non ha alcun figlio".

Perché una dichiarazione così negativa da parte del dio dell'Islam?
Perché non scrivere, specialmente in quel luogo tra i più significativi di tutta la terra, la ricorrente invocazione del Muezzin: "Allah è il più grande?".

La ragione, così credo, è che si tratta di una dichiarazione di sfida.
Anche questa è una affermazione di Maometto, il quale ha frainteso le Sacre Scritture e successivamente le ha disprezzate.
Tali parole così urlate, più che scritte, sono l'essenza di due versetti Koranici rispettivamente; Sura 39:4 e Sura 6:101, e sono quindi il rigetto stesso della dottrina Cristiana della Trinità che Maometto ha visto come una forma di politeismo.

Nel creare una nuova religione, supposta essere monoteistica, Maometto ha voluto in realtà cancellare quella precedente, chiaramente politeistica e idolatra, nella quale è stato allevato dalla sua famiglia.
Per almeno 5.000 anni, prima di Maometto, la religione dominate dell'intero Medio Oriente, era basata sul culto del dio-Luna; Allah, sposatosi con la dea-Sole ebbe delle figlie che a loro volta erano altre dee.

Maometto riuscì a persuadere gli Arabi che Allah, non fosse il capo degli dei, ma il solo dio, il supremo essere e il creatore di tutte le cose.
Invece il suo sforzo verso gli Ebrei e i Cristiani di convincerli che Allah fosse lo stesso dio della Bibbia è fallito.

Quelle parole sulla moschea, accertata la loro reale intenzione, significano perciò, "Dio non ha alcun Figlio". Sono delle frecce ben mirate.
In effetti rappresentano la primitiva sfida faccia a faccia lanciata a Dio da Satana nei primordi dello spazio-tempo.
La Bibbia è risoluta sul fatto che Dio abbia un Figlio.
Tale verità è il tema che la pervade in tutto il suo sviluppo; è anche il fatto centrale dell'Universo.
Il significato della vita e la speranza del genere umano si possono trovare solo nel Figlio di Dio.

In queste mie affermazioni non vi è alcuna traccia di mitologia, di razzismo, di iperbole o di poesia.
Sto parlando di realtà che debbono essere prese in considerazione dai politici e dai giudici.
Ma questi li evitano, e molti li rigettano come pura e semplice mitologia.
Il problema del diavolo nel mondo, e non meno della situazione nel Medio Oriente, non può essere compreso senza prendere coscienza del mondo dell'invisibile, o meglio del trascendente.

Fanno eccezione alcuni articoli di un giornale israeliano, in cui ho letto che uno dei membri della Knesset (il Parlamento israeliano) richiamava i propri colleghi alla preghiera ai piedi del Dio d'Israele al fine di calmare la situazione Israelo/palestinese.
All'infuori di quello non ho mai letto, ne ho mai visto alcunché di dominio pubblico che ricolleghi la critica situazione in Medio Oriente alla luce dell'esistenza di Dio e di Satana come oppositore ai piani di Dio.

Inizio un po da lontano, dalla radice del soggetto.
L'applicabilità delle parole scritte sulla cupola di quella moschea è diretta agli Israeliani, e vi si rivolgono direttamente con aggressività.
Nella scrittura ebraica di Osea11:1 Dio dice: "Quando Israele era infante, io lo amavo e ho chiamato mio figlio fuori dall'Egitto".
Anche questa applicazione, in cui Israele è chiamato figlio di Dio, viene negata dalle parole di Maometto ed è una spiegazione succinta di tutto quello che sta succedendo nel Medio Oriente, e che viene erroneamente chiamata "Conflitto nel Medio Oriente".

Ciò che sta succedendo è un nudo e datato (almeno 2.500 anni) Antisemitismo*.
Se Dio non avesse alcun figlio e quindi Israele non fosse figlio di Dio, allora Israele non dovrebbe esistere. Questo convincimento viene ingegnosamente portato avanti, in questi tempi, dalla distruzione programmata da parte dei palestinesi, di siti archeologici insostituibili della storia biblica ebraica, dalla "modificazione" della geografia palestinese e dalla manipolazione della storia riportata anche nei libri scolastici.

Ovviamente questo giustifica il sistematico e giornaliero assassinio di Ebrei solo per il fato di essere tali, e che non presta alcuna differenza se siano militati o civili, uomini o donne, adulti o bambini; il loro torto è semplicemente quello di esistere.
Zaccaria 14:7 dice: "Io (Dio) riunirò tutte le nazioni contro Israele per combatterle contro...".
Da questo può sembrare che l'Antisemitismo dovrebbe essere la forza dominante alla fine di quest'epoca, e che coloro che non seguono una tale moda verranno annientati.

Abramo è il padre della stirpe Ebraica, e la maggior parte della gente sa che gli Ebrei sono "Il popolo scelto da Dio".
Le scritture dicono: "Tu sei il popolo sacro del Signore tuo Dio. Il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere uno speciale popolo ai suoi occhi, al di sopra di tutti i popoli che sono sulla faccia della Terra" (Deuteronomio 7:6).
Ma questo potrebbe lasciare l'impressione che Dio dopo aver guardato a tutti i popoli della Terra abbia detto: "Io sceglierò quello"; o anche più provocatoriamente: "Quello è il migliore, sceglierò quello".

Il fatto è che il prescelto da Dio non fu un Ebreo, e quindi la nazione Ebrea (anche perché non ve ne era ancora una), ma un Gentile come tutti gli altri.
Dio scelse un uomo che era un Gentile, e rese quell'uomo, Abramo, Ebreo.
Solo più tardi Dio ha dichiarato la sua scelta della nazione di cui Abramo sarebbe divenuto il capostipite con i suoi diretti discendenti Isacco e Giacobbe.

Ho voluto enfatizzare tutto ciò per puntualizzare il collegamento tra Ebrei e Gentili, fondato in Abramo e dichiarato nella promessa che Dio fece: "Abramo diventerà sicuramente una grande e potente nazione e tutte le altre nazioni della terra saranno benedette in Lui" (Genesi 18:18).
Gli Ebrei, dunque, non furono scelti per escludere alcuno, ma piuttosto come strumento per includere tutti gli altri popoli.
Loro, gli Ebrei, furono creati dalle nazioni a beneficio di tutte le altre nazioni.

Questa verità fu profetizzata molto tempo prima da Noè, l'undicesimo antenato di Abramo: "Jafet dimorerà nelle tende di Sem" (Genesi 9:27).
Tradotto nel suo significato etnico corrente, dice: "La stirpe indoeuropea dimorerà nelle tende dei semiti (riferito in particolare agli Ebrei)".
"Dimorare nelle tende di", si è realizzato nel tempo, a mio avviso, in particolare con l'Occidente, molto di più del resto del mondo, che ha beneficiato dalla convivenza, molto cospicua, con gli Ebrei.

Abramo, anche se probabilmente non era un fedele del culto del dio-Luna, vi era socialmente e pericolosamente esposto in quanto cittadino di Ur dei Caldei, la quale città era il più importante centro di adorazione di quell'idolo.
Per questa ragione, si può tranquillamente dire che Abramo, udita la chiamata del Signore e lasciata Ur, si rifugiò avventurosamente al di fuori del "territorio" dell'Islam (futuro).
(Mi chiedo proprio se Abramo non abbia determinato un precedente nel conflitto con il dio-Luna, di cui le conseguenze sono la contane prova di forza con cui sono impegnati i rispettivi discendenti?)

Più chiara però è la furia provocata da Satana contro la discendenza della stirpe Ebraica.
Sono stati perseguitati ovunque, non solo nelle terre Islamiche.

*[Alla data della creazione di questo articolo l'autore NON era a conoscenza dell'ultima nefanda risoluzione dell'UNESCO dell'ottobre 2016, che non riconosce i legami ebraici con i luoghi santi della città Vecchia di Gerusalemme: il Monte del Tempio (noto anche come spianata delle moschee), e il Muro Occidentale conosciuto come “Muro del pianto”]
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