Il Blog di Incontrare Gesù

Articoli di attualità, esperienze personali e meditazioni su argomenti etici morali, sulla fede cristiana e sulla religione in generale.

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Una poesia di Rosaria Schimmenti. 

Pensieri, pensieri e poi ancora pensieri.
Storia fatta di sangue, sofferenze, tribolazioni.

Attese, attese, attese e, poi morire.
Israele ha sofferto tanto, il mondo ha sofferto e soffre ancora.
Perché Signore! Perché!

Solo Tu possiedi la sapienza, l’amore, l’onniscienza.
Vogliamo chiarezza, chiarezza e poi ancora chiarezza.
Perché Signore! Perché!

Ecco la croce apparire davanti ai miei occhi.
Il Figlio di Dio fatto carne, morto per noi,
è a Lui, e a nessun altro, che dobbiamo mirare.

Riscattati da questo sangue prezioso, accettando l’adozione,
siamo figli di Dio, e camminiamo come tali,
per costruire il Suo Regno dentro di noi e intorno a noi.
Non vi sono altre parole, o altri intermediari.

La fede e in balia delle onde dell’oceano.
Tutta la creazione geme nella sofferenza.

Nel mondo si è oscurata la luce del vangelo di verità,
e si continua a mendicare salute e felicità,
ricorrendo ai santi e a vari mediatori come interlocutori,
mentre Gesù disse:
“Cercate prima il Regno e la Giustizia di Dio e tutte le altre cose vi saranno date...
Se osserverete la mia Parola sarete veramente miei discepoli,
conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi”.

Non vi è meta più importante a cui anelare,
ne preghiera più necessaria da realizzare,
se non la seguente:
“Sia santificato il tuo Nome, oh Dio e venga il tuo Regno e sia fatta la tua Volontà anche sulla terra,
come è fatta in Cielo”.


Una poesia di Rosaria Schimmenti.

Non è mai troppo tardi per fermarsi, esaminare il nostro animo,
e chiedersi dove siamo diretti,
senza la bussola che ci è stata donata dal Creatore?

Non è mai troppo tardi per fare una sosta,
ed osservare ogni cosa a partire dal nostro essere e tutto ciò che ci circonda.

Non è mai troppo tardi per abbracciare il Vangelo di vita che Cristo ci offre, realizzare la pace e la serenità,
che hanno origine da una buona coscienza e dalla riconciliazione con Dio.

Gesù è risorto glorioso, perché ha fatto la volontà di Dio, suo Padre.
Noi risorgeremo a vita eterna se ubbidiamo al Figlio,
e facciamo la volontà di Dio il nostro Padre Celeste.

Gesù dopo la risurrezione, disse agli apostoli: “Ascendo al Padre mio e al Padre vostro All’Iddio mio e All’Iddio vostro".

E’ meraviglioso l’invito che ci viene fatto: da peccatori perduti, impuri, infelici, mortali, ci viene offerta l’adozione divina, l’invito a divenire figli di Dio, purificarci e poter vivere in eterno nella gioia.
Stupendo!
Era il tempo di raccolta delle mele.
Eliane chiese ad un gruppetto di noi di uscire per portarle a casa alcuni di questi frutti meravigliosi.
Voleva fare una torta.
Sotto gli alberi raccogliemmo quelle mature e ne riempimmo un cestino.
Un mio amico ne prese una e la guardò.
Era un bel frutto, ma segnato da alcune macchioline.
“Non va bene!” disse e la buttò via.
Il tempo, per noi uomini, è spesso un concetto astratto; a volte lo consideriamo così astratto a tal punto da vivere come se il tempo non esistesse.
Ci comportiamo come esseri eterni (e in realtà lo siamo), ma il problema di questo modo di pensare è che l’uomo si considera eterno su questa terra.

Non così può essere per il cristiano.
Noi cristiani dobbiamo vivere da “extraterrestri”: siamo nel mondo, ma non siamo del mondo; perciò la nostra vita, cioè il nostro tempo su questa terra, lo dobbiamo vedere (e vivere) come un pellegrinaggio, un viaggio verso il Regno dei Cieli, verso una dimensione temporale diversa dalla nostra e di gran lunga migliore, dove... gli orologi non hanno lancette.

Avendoci, Dio, dato tutto il tempo necessario per il nostro ravvedimento, non possiamo ora trascurare la nostra vita, secondo la volontà di Dio, ma dobbiamo prendere coscienza di avere dei doveri spirituali verso Dio, verso la nostra anima e verso chi ci sta attorno.

Spesso facciamo osservazioni in relazione ai tempi passati, alla nostra generazione e alle prospettive per il futuro.
Da un attento esame del susseguirsi degli eventi non possiamo non discernere i segni dei tempi annunciati dalla Parola di Dio (es. in Marco 13), e non possiamo non considerare che le parole pronunciate da Gesù: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino...”, oggi più che mai, sono di una attualità disarmante.
Non possiamo esimerci dal considerare che, oggi più che mai, è tempo di cercare Dio e prendersi cura delle Sue cose.

Non è raro che, volendo giustificare la nostra inoperosità spirituale, diciamo: “Non ho tempo!”.
In realtà, usiamo male il nostro tempo, e spesso abbiamo tempo per molte cose, ma non per Dio.
Nel vero credente deve allora nascere il bisogno di imparare ad usare il tempo in modo opportuno: la necessità di stabilire delle priorità.
In questo modo possiamo utilizzare al meglio il prezioso dono che Dio ci ha dato: la nostra vita; sapendo che c’è un tempo per ogni cosa (Ecclesiaste 3:1), e soprattutto che di ogni cosa possiamo fare a meno tranne che di Dio, e che quindi deve esserci nella nostra vita un tempo stabilito per Dio.

Come possiamo conciliare tutto questo con le faccende della vita?
Come usare il nostro tempo?
Dando alle varie attività della nostra vita lo spazio strettamente necessario, e non di più, affinché non invadano il campo di Dio, non intralcino il nostro cammino verso il Cielo e non rallentino o, peggio, impediscano la nostra crescita spirituale.

L’unica attività della nostra vita alla quale non possiamo e non dobbiamo relegare limiti di tempo è quella di annunciare Gesù al mondo: Gesù deve essere ed è la priorità del cristiano.
La Bibbia in questo caso ci dice: “...insisti a tempo e fuor di tempo...” (2 Timoteo 4:2).
Per il resto, Dio conosce le nostre necessità e perciò, dandoci un esempio perfetto su come usare il nostro tempo, ci dice: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto vi sarà sopraggiunto” (Matteo 6:33).

Una Riflessione di Emanuele Gambino
Noi conosciamo la potenza delle armi, la potenza del prestigio, la potenza della manipolazione delle opinioni di massa, la potenza della violenza e quella della persuasione occulta.
Oggi, più che mai, siamo manipolati, a volte affascinati da taluni personaggi a tal punto da essere completamente ammaliati dal loro carisma, portandoci a credere ciecamente in tutto quello che dicono o fanno.
In questo tempo, dove l'uomo è sempre più preoccupato per se stesso, è più attento e, a volte, ossessionato dalla vita materiale ed egoista, ci accorgiamo che la carità verso il prossimo sta scomparendo dal cuore dell'uomo e il peccato sta diventando padrone assoluto.

Vogliamo l'autonomia da Dio e non ci accorgiamo che la nostra vita sta diventando priva di umanità e, soprattutto, priva di coscienza, l'unico elemento che ci permette di operare con senso di giustizia e di onestà.
Niente più ci sembra volgare, tutto ci appare onesto; niente disturba la decenza umana, nemmeno la mistificazione dei fatti.
Siamo assediati da notizie futili e i realities televisivi ci danno la proiezione della vita arrivista, un realizzare ad ogni costo notorietà e guadagno facile.

L'immoralità regna sovrana, spingendo l'uomo sempre più verso il peccato (che è allontanamento da Dio), alla ribellione e disubbidienza; e la dove l'uomo vuole essere al centro della propria vita, Dio viene escluso, e così pure il prossimo.
Anche in ambito religioso il concetto del peccato è diventato astratto, la riprensione non è più educativa, anzi è un mezzo che può allontanare da Dio!?

Questo ci dimostra che le speranze, le aspettative sono incentrate unicamente su questa vita; e se le cose stanno in questo modo, vuol dire che il mondo vive nella disperazione, nella tristezza, senza speranza, immerso completamente nella miseria dell'anima.
Così, l'uomo vuole stare al centro della propria vita, e Dio diventa una figura scomoda; giorno dopo giorno è sempre più evidente lo sfascio dell'umanità, e questo ci fa paura, ci fa capire quanto siamo impotenti.

E' difficile essere dei veri credenti in questi tempi, ma è triste vedere quante persone volontariamente continuano a peccare, proprio perché le loro aspettative sono solo per questa vita.
Ma, per quanto ci riguarda, dobbiamo sempre tenere presente che ogni silenzio da parte dei credenti significa vergognarsi dell'Evangelo; e se ognuno di noi ha un compito deve continuare a portarlo avanti, perché siamo persone libere di amare e servire Cristo, nonostante le avversità e le incredulità del mondo.

Una Meditazione di Anna Cipollaro
Giubileo, dall’ebraico yôbêl, vuol dire: “corno di montone”, indicante “remissione e liberazione”; dal latino iubilaeum, letteralmente “gridare di gioia”.
Il Giubileo fu istituito da Dio come anno di gioie e delizie, per onorare e adorare l’Eterno.
Venne ordinato a Mosè circa 3.500 anni fa, prima che il popolo d’Israele venisse introdotto nella terra promessa.
Doveva essere celebrato ogni 50 anni, iniziando nel gran giorno del Yom Kippur (il Giorno dell’espiazione), in cui si immolavano degli agnelli per i peccati degli uomini (figura del sacrificio di Gesù).
Quando il sangue della vittima era versato e l’espiazione del peccato compiuta, il corno, strumento musicale del tempo, vibrava diffondendo il suono per tutto Israele annunziando l’inizio del Giubileo.

Era un anno di completo riposo per la terra, e non come al giorno d'oggi in cui viene spremuta anno dopo anno al non ne posso più, con pesticidi a volontà.
Alla preoccupante domanda dell’uomo: “Che mangeremo? Se non semineremo non raccoglieremo!”; Dio aveva promesso che l’anno precedente avrebbero avuto un raccolto sufficiente per tre anni.
Ma essi non credettero a quelle parole.
Inoltre gli esiliati tornavano nelle loro famiglie, le catene degli schiavi cadevano, i debitori erano liberi, le proprietà perdute erano ritrovate.
Il tempo della benedizione e dell'allegrezza era finalmente giunto per tutti, senza fare lunghi pellegrinaggi in posti particolari o passare per porte speciali (Levitico 25:1-23).

Il Giubileo romano del 2016 è un po’ una copiatura forzata dei vecchi ordinamenti ebraici, come anche le cerimonie, paramenti, incenso, candele ecc...
Il primo fu indetto nel 1300 con la scusa di speciali indulgenze a pagamento, per facilitare l’ingresso in paradiso (la solita e ingannevole “misericordia” religiosa senza vita).
Si volevano aumentare i pellegrinaggi verso Roma, per il grande bisogno di fondi per le continue guerre e lussurie varie.
Inoltre la storia ci racconta che si era nel periodo centrale della “santa” Inquisizione, quando milioni di cristiani, con la scusa delle streghe, vennero bruciati, torturati, trucidati.

Ma il vero Giubileo venne aperto alla Croce, da Gesù, e si concluderà al Suo ritorno imminente.
Non è un periodo di 365 giorni, limitato da regole umane, e saltuario, come la porta che si è aperta a Roma, ma un tempo di salvezza per te e per ogni uomo in ogni luogo.
Tutte le porte “sante” del mondo, e tutte le buone opere di ogni tempo, non possono cancellare un solo peccato, ma “...il sangue di Gesù, Suo Figlio, ci purifica da ogni peccato!” (1 Giovanni 1:7).

Come lo fu per il ladrone in croce circa 2.000 anni fa, ancora oggi, Gesù col dolce suono del corno del Giubileo della grazia ti annunzia: “Io sono la porta (nessun altro/a), se uno entra per me sarà salvato” (Giovanni 10:9).

Una Meditazione di Nicola Scorsone

Non aveva fatto miracoli e non aveva condotto una vita esemplare, ma dopo una preghiera di 4 secondi diventò santo, e nello stesso giorno si ritrovò in Paradiso!
Stiamo parlando del ladrone che era in croce vicino a Gesù (Luca 23:33-43).
Quando Dio fa gli uomini santi (e solo Lui può farlo - Esodo 31:13, 1 Tessalonicesi 5:23), questi lo sono per davvero e dopo pochi secondi.
Quando invece sono gli uomini a fare santi altri uomini, allora servono lunghi processi di 30 anni e 4 miliardi delle vecchie lire (come nel caso di Pio da Pietrelcina).

La parola "santo" vuol dire: “separato”, e nel nostro caso: “separato dal peccato”.
Il Paradiso (o Cielo) è il luogo di Dio, e per Gesù è “la casa di mio Padre” (Giovanni 14), cioè il luogo santissimo del Dio tre volte santo, in cui nessuna cosa impura (contrario di santo) vi può entrare (Efesini 5:5).
Ogni luogo è santo se vi è la presenza del Signore, come il Tabernacolo nel Vecchio Testamento o il posto del pruno ardente dove Mosè dovette togliersi le scarpe; e così oggi, ogni vero credente è santo per la presenza del Signore nel suo cuore.

Quindi non è prerogativa di alcuni, che per l’eroicità delle loro virtù sono elevati agli onori degli altari, ma di ogni vero credente, divenuto tempio dello Spirito Santo solo per l’eroicità del sacrificio di Gesù.
Gesù diceva alla gente “pia” del suo tempo: “...le prostitute entrano prima di voi nel regno di Dio!” (Matteo 21:31).
E così anche le persone come il nostro ladrone, che sono lavate, santificate, giustificate nel nome di Gesù, mediante lo Spirito di Dio (1 Corinzi 6:9-11).

Nei tribunali religiosi per diventare santo, oltre a tante altre cose, bisogna essere morti, ma secondo la Bibbia bisogna diventarlo prima: dopo morto è “troppo tardi” (Ebrei 3:15; Luca 12:13-21).
Un'altra chiara prova di ciò la diede Gesù nel racconto del ricco e Lazzaro (Luca 16:19-31).
Anche l’apostolo Paolo, scrivendo ai vari credenti diceva: “...ai santi che sono a Efeso..., a Roma..." (Efesini 1:1; Romani 1:7).
Quindi tutti i credenti viventi e non, sono santi.

Apprendiamo da una statistica che negli ultimi 20 anni sono stati dichiarati “santi” più persone che negli ultimi 400.
Vuol forse dire che in passato ci sono stati poche persone con questo merito, o che oggi si può superare più
facilmente la burocrazia religiosa?!
Questo semplice dono di Dio è stato trasformato in qualcosa di complicato, mentre anche tu, oggi stesso, se credi veramente in Gesù, puoi essere chiamato santo.

Una Meditazione di Nicola Scorsone
Nel tempo, religioni e sette, con le loro regole sulle cose da fare e le cose da non fare, hanno indicato ognuna le proprie vie per giungere alla salvezza dell'anima.
Con pellegrinaggi a piedi nudi diretti verso porte sante in Roma, pellegrinaggi alla Mecca, non mangiando carne il venerdì o il maiale, accendendo mille candele a infinite statue di Madonne, Buddha, Confucio, Stalin..., non facendo trasfusioni di sangue...
Hanno fatto così della salvezza dell’anima qualcosa di molto complicato e irraggiungibile, tanto che pochi, a parte i tradizionalisti, ci si vogliono dedicare veramente.

Ma ecco l’unico vero modo sicuro indicato dalla Parola di Dio, la Bibbia: “La parola è vicino a te, nella tua bocca e nel tuo cuore: questa è la parola della fede che noi annunziamo; perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati. 
Difatti la Scrittura dice: «Chiunque crede in lui, non sarà deluso»... 
Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato” (Romani 10:8-13).

Questa è l’unica verità che apre le porte del Paradiso, infatti il primo a varcare quella soglia insieme a Gesù fu quel ladrone crocifisso al Suo fianco, che niente fece, niente aveva fatto delle cose sopra menzionate, e niente avrebbe potuto fare per meritarsi tale celestiale beatitudine.
Questi, confessando semplicemente di essere un peccatore giustamente condannato, domandò salvezza a quell'unico che poteva compierla, Gesù.

Come quel ladrone, il Paradiso non lo merita nessuno, il prezzo da pagare è molto alto, dal valore eterno.
Gesù solo, pagando con la vita, al nostro posto, poteva coprire e cancellare l’alto prezzo della giustizia divina.
Fu così che quel ladrone, da circa 2.000 anni, passò dalla croce alla beatitudine del Paradiso, perché:
“...Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori...” (1 Timoteo 1:15).

E tu sei salvato? Hai la salvezza della tua anima?
Tutti quelli che avranno seguito le tradizioni descritte delle varie religioni, denominazioni e sette, alla fine, saranno delusi.
Solo chi crede in Lui, in Gesù, per come sta scritto nella Bibbia, riceve vera salvezza e non sarà deluso. 
Non sprecare gli anni della tua vita per un’insicurezza religiosa, affida la tua anima a Gesù e non rimarrai deluso.

Una Meditazione di Nicola Scorsone
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