Il Blog di Incontrare Gesù

Articoli di attualità, esperienze personali e meditazioni su argomenti etici morali, sulla fede cristiana e sulla religione in generale.

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Quanti uomini credenti dopo i vari insuccessi e cadute spirituali si sono auto-confortati con un pensiero che si è affacciato alla propria mente: “In fondo sono un essere umano limitato … fatto anche di carne...”?
Questo pensiero, accompagnato da altri, quali: “Non sono perfetto...”; “Il giusto pecca sette volte al giorno...”; “Iddio perdona sempre...”, che così facilmente si insinuano nella mente del credente, senza che quest’ultimo faccia alcun approfondimento sul caso, al fine di una giusta valutazione ed interpretazione spirituale, producendo così un frutto dotato di un profumo inebriante ed anestetizzante dal sapore dolcissimo ma velenosissimo il cui nome è APATIA.
Se chiediamo a Dio il “discernimento” e la “sapienza”, che Egli dà liberalmente a chi li desidera per la propria salvezza, comprenderemo facilmente l’origine di questi pensieri!
Con questo termine “APATIA” (dal greco apátheia, απάθεια, considerato esclusivamente dal punto di vista psicologico e non filosofico), indichiamo uno stato d’animo, privo di alcun sentimento, che manifesta indifferenza, inerzia fisica e mancanza di reazione.
Il destino dell’uomo che vive in questa situazione è segnato: si lascerà trasportare dalla corrente turbinosa della vita fino alla morte spirituale.
L’uomo che pensa così è destinato ad addormentarsi alla guida della propria vita spirituale con gli stessi effetti devastanti di chi si addormenta alla guida di un’autovettura.
Ma Iddio non dà alcun limite ai Suoi figli.
Leggiamo nella lettera agli Efesini: “Ed è lui che ha dato gli uni, come apostoli; gli altri, come profeti; gli altri, come evangelisti; gli altri, come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi, per l'opera del ministerio, per la edificazione del corpo di Cristo, finché tutti siamo arrivati all'unità della fede e della piena conoscenza del Figliuol di Dio, allo stato d'uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo“ (Efesini 4:11-13).
Credi tu questo?

Una Riflessione di Antonio Strigari
I 4 cavalieri dell'Apocalisse
Il mondo è molto malato, è pieno di brutalità, di paura, di delitti.
Mai, come in questi anni, si è assistito a tragedie disumane come quelle di cui siamo spettatori oggi: figli che uccidono i propri genitori e viceversa, ragazzi che si imbottiscono di ecstasy perché, dicono, si sentono "incompresi"... e che dire di coloro che abusano dei bambini per il loro vergognoso piacere?
E quanto ancora ci sarebbe da aggiungere!
Le sofferenze e le preoccupazioni stanno guadagnando sempre più terreno, invadendo anche i nostri cuori.
La guerra imperversa in quasi tutto il mondo; ovunque c'è corruzione, perché la natura dell'uomo è corrotta e peccatrice.
Nel corso dei secoli il peccato non è cambiato; abbiamo progredito tecnologicamente, tutto si è evoluto, ma il peccato non è cambiato.

Ai tempi di Mosè il Faraone, figura dell'avversario, voleva offrire ad Israele una religione secondo regole da lui imposte, ma Mosè non scese a compromessi.
Anche oggi il diavolo vuole imporre agli uomini le sue regole.
Il Faraone disse che potevano offrire l'adorazione a Dio nel paese d'Egitto, cioè nel territorio sottoposto al suo controllo (Esodo 8:25).
In quello spazio di terra il popolo d'Israele sarebbe stato circondato da ogni sorta di idoli e di abominazioni, e la sua offerta al vero Dio sarebbe stata in un certo senso "contaminata" da quanto aveva intorno.
Purtroppo, sono molti quelli che non sono disposti a rinunciare agli agi e alle comodità a favore della propria consacrazione a Dio e alla Sua volontà.
La "religione" non è un supermercato delle offerte speciali, dove anche il diavolo espone i suoi prodotti (lo fece persino con Gesù, che però seppe resistere ad ogni allettante proposta).

Una Bibbia
Romani 5:3-6
"Ci gloriamo nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione, produce pazienza, la pazienza esperienza, e l’esperienza speranza. Or la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, mentre eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi
".

Le afflizioni quante sono nella vita! 

La Parola di Dio parla delle afflizioni o problemi che il cristiano incontra nella propria vita, e ne parla per dare soluzione incoraggiamento e consolazione. 
La Scrittura dice che l’afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza e l’esperienza speranza. 
Voi vi chiederete: "In che senso? Io, quando sono pieno di problemi, penso solo a quelli! Cerco di avere una speranza, ma i problemi sono talmente grandi che mi sento sopraffatto". 

Una processione cattolica romana dietro una statuta.
Che fatica essere santi!
Per l’iter burocratico e l’enorme costo di denaro pubblico, fare qualcuno “santo subito” è improbabile, per i comuni mortali impossibile.
Infatti in primis, si dovrà appurare l’eroismo della virtù del candidato e, da come dichiara la Bibbia, che siamo tutti peccatori, sarà un pò difficile.
Infatti, la causa di Pio di Pietrelcina è durata più di 30 anni, con una spesa di bolle, notai, avvocati e giudici di circa 5 miliardi di vecchie lire.
Poi il vescovo nominerà un Postulatore, che preparerà il “Supplex Libellus”, ossia la richiesta motivata della fama di santità, che dovrà essere accolta dalla Conferenza Episcopale.

Al via, si dovranno trovare dei testimoni attendibili e istituire la commissione dei “Censori Teologici”, che dovranno esaminare tutti gli scritti editi dal candidato, per appurare che non vi sia nulla contro la dottrina romana (chi la pensa diversamente dal romanesimo, se lo può scordare di diventare santo).
Solo allora si potrà richiedere il “Nulla Osta” alla Congregazione delle Cause dei Santi di Roma.
Poi, finalmente, si costituirà il Tribunale, composto da un delegato vescovile, un promotore di giustizia ed un notaio.

I tre crocifissi
Pasqua è la festa della resurrezione e il ricordo del sacrificio di Gesù, del suo corpo straziato, del suo sangue versato.
Pasqua è il ricordo di Gesù Cristo, l’innocente che pagò per noi colpevoli, il Santo che si fa peccato per trasformare dei peccatori in santi, la vita che muore per dare vita a un’umanità morta nei propri peccati.
Pasqua (parola ebraica che in Italiano significa “passaggio”) viene indicata da Gesù in queste parole: “In verità, in verità vi dico: «Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita»” (Giovanni 5:24).
Ci sono promesse più grandi di queste?
Allora:
1) Chi ascolta e crede ha vita eterna; non solo chi ascolta, ma chi crede!
2) Scampa dal giudizio. Secondo la legislazione italiana, non si può essere condannati due volte per lo stesso reato.
Gesù è stato condannato e giudicato al posto nostro, quindi chi ha creduto non andrà al giudizio, dove invece andrà chi non avrà creduto.
3) Per i credenti si realizza la vera Pasqua: il passaggio dalla morte alla vita, la resurrezione spirituale.
4) Queste parole di Gesù affermano con certezza che “Chi crede in Colui che lo ha mandato ha vita eterna”; “ha”, e non “avrebbe” o “potrebbe avere” vita eterna!

Pane di Pasqua con uovo
Come la festa del Natale anche Pasqua e Pasquetta si riducono sempre a buoni giorni consumistici: regali, dolci, memorabile abbuffate, uova, colombe, panettoni e fiumi di spumante.
Tutti vestiti a festa, con un “Buona Pasqua!” ci si vuole augurare di tutto e di più.
Con l’aggiunta, poi, di diversi riti religiosi, sembra tutto perfetto.
La religione dice che va bene così.
Ma, Dio, tramite la Bibbia, ci dice che non va bene per niente.
Dopo aver osservato tutte le feste comandate, quel che varrà veramente è il seguente monito: “Gesù ritorna, sei tu pronto?”.


Perché Gesù sceglie un malfattore e non Nicodemo, uno dei più zelanti religiosi del suo tempo? 
Perché il primo a varcare la soglia del Paradiso è un omicida, e non Maria o uno dei suoi discepoli?
Cosa vuole insegnarci Gesù?
L’Apostolo Paolo apre la porta alla risposta: “Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio, non in virtù di opere, affinché nessuno se ne vanti” (Efesini 2:8-9).

La Grazia è il punto centrale, l’inizio e la fine dell’opera di Salvezza operata da Gesù in favore di una umanità perduta.
Invero, gli uomini desiderano un Vangelo gradevole, che dia soccorso e consolazione, ma che, in fondo, non vada a risvegliare la coscienza; quella stessa coscienza che ci accomuna tutti di fronte alla croce,  tutti ci possiamo rispecchiare nei due ladroni e capire, in definitiva, che cosa veramente vogliamo da Gesù.

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