Il Blog di Incontrare Gesù

Articoli di attualità, esperienze personali e meditazioni su argomenti etici morali, sulla fede cristiana e sulla religione in generale.

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Una breve analisi di John Kidd. 

L'antisemitismo visto dal lato spirituale. 
Sulla cupola della moschea di Al-Aksa, sul Monte del Tempio, sono scritte le seguenti parole in arabo, che in Italiano si leggono: "Allah non ha alcun figlio".
Perché una dichiarazione così negativa da parte del dio dell'Islam?
Perché non scrivere, specialmente in quel luogo tra i più significativi di tutta la terra, la ricorrente invocazione del Muezzin: "Allah è il più grande"?
La ragione, così credo, è che si tratta di una dichiarazione di sfida.

Anche questa è stata una affermazione di Maometto, il quale ha frainteso le Sacre Scritture e successivamente le ha disprezzate.
Tali parole così urlate, più che scritte, sono l'essenza di due versetti Coranici rispettivamente: Sura 39:4 e Sura 6:101, e sono, quindi, il rigetto stesso della dottrina Cristiana della Trinità, che Maometto ha visto come una forma di politeismo.
Nel creare una nuova religione, supposta essere monoteistica, Maometto ha voluto in realtà cancellare quella precedente, chiaramente politeistica e idolatra, nella quale è stato allevato dalla sua famiglia.

Per almeno 5.000 anni prima di Maometto, la religione dominate dell'intero Medio Oriente, era basata sul culto del dio-Luna (chiamato proprio Allah), il quale sposatosi con la dea-Sole ebbe delle figlie che a loro volta erano altre dee.
Maometto riuscì a persuadere gli Arabi che Allah, non fosse il capo degli dei, ma il solo dio, il supremo essere e il creatore di tutte le cose.
Invece il suo sforzo verso gli Ebrei e i Cristiani di convincerli che Allah fosse lo stesso dio della Bibbia è fallito.

Le recenti violenze avvenute in Nige­ria nel periodo di Natale, rivendicate dal gruppo estremista islamico Boko Haram, hanno fatto precipitare la Ni­geria in uno stato di grave emergenza.
Le azioni violente del gruppo hanno causato solo nel 2011 oltre 500 morti, quasi tutti cristiani; ma Boko Haram attacca anche le caserme militari e le stazioni di polizia in un'aperta sfida allo stato nigeriano.
Nella prima set­timana di gennaio il Presidente della Nigeria, il cristiano Goodluck Jona­than, ha decretato lo stato d'emergenza negli stati di Yobe e Borno, nel nord del Paese, nello stato di Plateau nel centro, e nello stato di Niger a ovest.

Lo stato di Amadawa, dove qualche giorno fa un attacco è costato la vita a 30 cristiani, è stato imposto il coprifuoco ed è stato dispiegato l'esercito.
Il Presidente stesso ha ammesso che la situazione è molto gra­ve: "Durante la guerra civile, sapevamo e potevamo capire da dove arri­vava il nemico; ora la situazione è più complicata".
Goodluck Jonathan ha espresso il sospetto che molti simpatizzanti di Boko Haram sono pre­senti nelle istituzioni: nel governo, nel parlamento, nel ramo giudiziario, nell'esercito, nella polizia e in altre forze di sicurezza.

Testimonianze

Sono nata in una famiglia cristiana evangelica, ma come tutti ho dovuto fare anche io la mia personale esperienza di conversione.
La mia famiglia paterna ha nella sua famiglia una sorta di maledizione, per via dei miei antichi avi che perseguitavano i cristiani.
Così la generazione presente si ritrova ancora ad essere attratta più dal male che dal bene.
Ma gloria a Dio, perché io, mio padre, mia zia e mia nonna abbiamo accettato Gesù e ci siamo schierati dalla sua parte.
Ma non è stato tutto facile, perché, sia io che i miei famigliari, siamo stati sempre tormentati dalle forze delle tenebre, per cui ci sono stati dei forti contrasti alla nostra conversione.
All'inizio, sia io che mio padre, avevamo difficoltà persino a glorificare Dio, eravamo contrastati da una forza spirituale avversa.
Questi contrasti si sono protratti anche dopo essere stati battezzati con lo Spirito Santo.
A volte il nostro cuore era freddo e insensibile al timore di Dio al punto di commettere ancora dei peccati.
Ma non c'è un peccatore che Dio non possa salvare completamente... solo che a volte ci vuole tempo e preghiere.
Dio ha sempre amato me e la mia famiglia e, con tanta pazienza, ci ha piantati, coltivati e curati, sino a convincerci pienamente dei peccati e a darci la forza di abbandonarli.
Per esempio, io ascoltavo musica metal, praticavo la divinazione... ero una persona estremamente portata all'autodistruzione, adesso invece sono libera da tutte le cose brutte.
A Dio sia la gloria!

Leggi altre testimonianze
Nelle ex Repubbliche Sovietiche dell'Asia Centrale i cristiani devono combattere contro due potenti nemici: le leggi oppressive della libertà religiosa ereditate dal comunismo e l'influenza crescente dell'Islam, antica religione di quelle zone.

"La Chiesa è morta"; questa fu la dichiara­tone del Partito Bol­scevico di Vladimir Lenin nel 1923.
I comunisti hanno creato l'Unione Sovietica, un impero formato dalla Russia e da altre 14 nazioni.
Nonostante la loro rivoluzionarne comunista sia stata liquidata nei primi anni '90, l'eredità della guerra del Partito contro la religione continua intatta.

Questo si concretizza soprattutto nelle persecuzioni contro i cristiani, che avvengono in 6 delle 15 ex repubbliche sovietiche: Azerbaigian, Kazakistan, Uzbekistan, Kyrgyzstan, Turkmenistan e Tagikistan.
I cristiani, soprattutto gli evangelici, in quelle nazioni affrontano governi che mantengono la stessa oppressione introdotta sotto l'Unione Sovietica: la mancanza di libertà religiosa.
Alcuni cristiani devono anche combattere contro la prevalente cultura islamica di quelle zone, che le Repubbliche dell'Asia centrale ora indipendenti tendono a favorire.
Ma, nonostante tutto, i credenti perseverano.
Eccone un esempio.

Testimonianze

Una storia vera. 

Nel mese di ottobre del 2009 un uomo musulmano in Egitto ha ucciso sua moglie perché lei
leggeva la Bibbia.
L'ha sepolta egli stesso, nella tomba di famiglia, assieme con le sue figlie: una neonata e una di 8 anni.
Le figlie sono state sepolte vive!
Alla polizia ha riferito che uno zio aveva ucciso le bambine.
Quindici giorni più tardi, è morto un altro membro della famiglia e quando sono andati a seppellirlo, hanno trovato le due bambine ancora vive!
Una riflessione di Rosaria Schimmenti. 

Cristo è morto per noi e chi lo accoglie deve vivere per Lui.
Cristo è morto per me, ed io che lo accolgo devo vivere per Lui.
Non appartengo più a me stesso ma a Cristo: cammino con Lui, respiro con Lui, la solitudine ed il timore sono stati sconfitti, spalancando la finestra della speranza e della vera vita che egli ci ha trasmesso.

Cristo è morto per me ed io vivo per Lui: cammino nella luce,  i problemi e le tenebre di questo mondo non mi fanno più paura, sono fiducioso che dopo la  trasgressione alla Legge di Dio e le conseguenze dolorose subite Lui mi ha perdonato.

Oggi non ho bisogno d’altro se non della luce e dell’amore di Cristo, che mi accompagna nel sentiero di questa vita.
Tutti abbiamo bisogno di accogliere il figlio di Dio.
Anche se si  vive nel  benessere materiale, questo non appagherà mai l’esigenza dell’amore divino che Gesù ci offre.
Ritorna il vuoto e, a sua volta, cerchiamo di colmarlo con altre cose; necessitiamo del vero e puro amore e lo cerchiamo nei nostri simili, i quali, spesse volte ne sono sprovvisti, quello che possiedono è instabile e imperfetto.

Siamo figli di un sol Padre, Santo, Colui che ci ha creati; il nostro essere è plasmato dalla sua legge d'amore, e tutto l’universo obbedisce al suo amore, ma se non siamo in sintonia con la sua legge, rifiutando l’insegnamento del Maestro di vita, Gesù, non conosceremo mai la vera pace duratura e rimaniamo nemici della Vita.
Il Padre celeste e Gesù, venendoci in soccorso, hanno dimostrato, loro stessi, prima, di essere in perfetta armonia con questa legge santa.

Cristo è morto in croce per me, per te e per tutti, mentre eravamo ancora peccatori, rivelandoci quale amore dobbiamo esercitare gli uni verso gli altri per protenderci nella vita eterna.
Se accogliamo Cristo, la  sete di verità e di vita verrà appagata.
Gesù disse alla samaritana assetata d'amore: “L’acqua che io ho disseta in eterno”  (Giovanni 4).
Meditazioni

Una riflessione di Nicola Scorsone. 

Il senso della vita ha sempre interessato l’umanità: “Perché vivo?”; “Perché esiste la vita?”; “A che scopo vivere?”.
M. R. Rinehart, a questo riguardo disse: “Un pò di lavoro, un pò di sonno, un pò d’amore e tutto finisce”.
Voltaire scrisse: “Non viviamo mai, ma siamo sempre in attesa della vita”.
Colton: “L’anima vive come in un carcere e viene liberata solo dalla morte”.
Shakespeare: “La vita è un ombra ambulante”.
Rivarol: “La vita significa riflettere sul passato, lamentarsi del presente e tremare per il  futuro”.
Queste sono solo vuote descrizioni del senso della vita, e sembra che si parli solo di esistere, e non della vera vita.
Gesù arrivò al punto essenziale della questione dicendo: “Io sono… la vita” (Giovanni 14:6).
L’apostolo Paolo riguardo al senso della vita scrisse: “Per me il vivere è Cristo e il morire guadagno” (Filippesi 1:21).
E per te?

Da quel lontano “anno zero” del primo festeggiamento della Pasqua cristiana ne abbiamo fatta di strada, tant'è che siamo già alla 2012ª.
In  verità pero, anche se sono passati 2012 anni, le feste pasquali festeggiate sono molte di più: sin dalla prima, festeggiata con Gesù stesso e nel modo come Lui la istituita, ad oggi, ne saranno passate circa 104364.
Se calcoliamo poi che i primi discepoli spesso la festeggiavano quasi ogni giorno, arriveremo ad un numero ancor più alto.
Il fulcro di questa festività è il ricordare la morte e la resurrezione di Gesù per la salvezza di un’umanità perduta.

Gesù insegnò ai suoi discepoli di mantenere vivo questo ricordo in adorazione e ringraziamento, prendendo il pane e il vino, rappresentazioni del Suo corpo straziato sulla croce e del sangue versato.
“Mentre mangiavano, Gesù prese del pane e, dopo aver detto la benedizione, lo ruppe e lo diede ai suoi discepoli dicendo: «Prendete, mangiate, questo è il mio corpo».
Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati.
Vi dico che da ora in poi non berrò più di questo frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio»” (Matteo. 26:26-29).

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