Il Blog di Incontrare Gesù

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In un discorso del 19 ottobre 2010, l'Ayatollah Ali-Hoseini Khamenei, suprema guida spirituale dell'Iran, ha messo in guardia i fedeli islamici iraniani contro "la rete di chiese domestiche cristiane che minacciano la fede islamica e che ingannano voi musulmani".
È la prima volta che un leader islamico iraniano ammette pubblicamente l'esistenza di un crescente movimento di chiese domestiche cristiane; dall'altro lato questo discorso rappresenta l'inizio di una fase di repressione del movimento stesso; infatti, a partire dal mese di ottobre scorso, si è verificata un'ondata di arresti in 24 città iraniane, comprese Teheran, Karaj, Isfahan, Ahwaz, Rasht, Anzali, Mashad e Yazd.

Le case dei cristiani sono state ispezionate e molti credenti interrogati e arrestati.
A quelli sono stati presentati loro dei documenti da firmare, in cui promettevano di non fare proselitismo cristiano e di non partecipare a riunioni di chiese domestiche.
I cristiani arrestati sono duramente interrogati e rilasciati su cauzione, con cifre che possono raggiungere anche i 25.000 euro.
L'aumento della pressione sulle chiese domestiche ha costretto alcuni pastori e membri di chiesa a fuggire dal Paese; quelli che rimangono possono essere facilmente accusati di apostasia; accusa che comporta la pena di morte.

Secondo fonti affidabili, nel novembre del 2010 il pastore Youcef Nardarkhani è stato condannato a morte per apostasia, per aver protestato contro una decisione del governo che gli imponeva di mandare il proprio figlio a imparare il Corano.
Ad oggi, non ci sono notizie circa lo stato attuale di Youcef; si suppone che sia stato giustiziato.
In Iran vi è una totale segretezza, per questi casi, per non allarmare l'opinione pubblica mondiale e per non dare occasione di iniziative diplomatiche.

Fonte: La voce dei martiri
Bambini tra le guerre e le violenze degli adulti. 

Guerre fratricide ed etniche, fomentate dai "paesi ricchi", usano i bambini per uccidere e per essere uccisi.
Gli Stati Uniti e i Paesi sviluppati sono i principali fornitori mondiali di armi, mentre i Paesi sotto sviluppati sono i grandi clienti che ne comprano il 63,2% della produzione mondiale.
La diffusione di armi ha causato indicibili sofferenze a milioni di bambini coinvolti nei conflitti.
Le armi usate hanno un impatto devastante non solo durante il periodo bellico, ma anche nei decenni successivi.

Per esempio, le mine di terra e il materiale inesploso costituiscono il pericolo più insidioso e persistente.
Bambini di almeno 68 Paesi vivono in mezzo alla contaminazione di oltre 110 milioni di mine di terra: Afganistan, Angola e Cambogia da soli possiedono 28 milioni di mine (rapporto ONU sull'effetto dei conflitti attuali sui bambini) e l'85% degli incidenti da mine nel mondo avviene in questi Stati.
L'Angola ha circa 10 milioni di mine ancora nel suo suolo, 70 mila persone amputate, di cui 8 mila sono bambini.

Una meditazione di Wìllem Glashouwer. 

Che cos'è la Teologia della Sostituzione? 
E perché crea gravi danni al nostro rapporto con Dio?

La Teologia della sostituzione non è solamente una falsa dottrina teologica o filosofica, è un peccato di fronte a Dio, perché trasforma Dio in un bugiardo.
La Teologia della sostituzione ha creato nei secoli un'atmosfera che ha reso possibile l'umiliazione, la negazione e la privazione dell'identità culturale e religiosa per milioni di Ebrei; che ha reso possibile la persecuzione e la conversione forzata al cristianesimo per moltissimi Ebrei; che ha fatto sì che un numero incredibile di Ebrei fossero picchiati, derubati, violentati, massacrati.
E anche oggi, dopo 2000 anni di vergognosa storia della "chiesa", la cristianità è quasi completamente indifferente quando gli Ebrei sono minacciati, persino quando l'estremismo islamico minaccia l'esistenza stessa dello stato di Israele; o, al massimo, la "cristianità" pronuncia quattro parole sul diritto degli Israeliani di vivere in pace nella Terra Promessa e di difendersi dagli attacchi omicidi del nemico.
Ma in realtà sostiene anche i nemici mortali di Israele, alcuni la chiamano "doppia solidarietà".

Un grave errore teologico.
Ma che cos'è la "Teologia della Sostituzione"?
Ronald E. Diprose la definisce come la concezione che "Israele è stato ripudiato da Dio ed è stato sostituito dalla Chiesa nello sviluppo del Suo Piano".
E R. Kendall Soulen afferma inoltre: "La Sostituzione è un problema teologico serio, perché minaccia di rendere l'esistenza del popolo ebraico una questione indifferente al Dio d'Israele".
Hanno entrambi ragione!
La "chiesa" è stata impegnata per secoli a insegnare come essa fosse la "Nuova Israele Spirituale" (invece non troverete questo termine da nessuna parte nella Bibbia), dal momento che la maggioranza dei Giudei aveva rifiutato Gesù.
La chiesa, invece, che aveva detto "sì" a Gesù era allora diventata l'autentico strumento di Dio - dice sempre la chiesa - attraverso la quale Dio stesso insegnava e governava il mondo per mezzo del suo Regno terreno.
E le incredibili e atroci persecuzioni degli Ebrei nella loro diaspora mondiale attraverso molti secoli sembravano proprio suggerire che a Dio non importasse nulla di loro; addirittura si pensava che queste persecuzioni fossero il giudizio di Dio sugli Ebrei, perché erano colpevoli di "deicidio" (che significa omicidio di Dio), come la chiesa chiamava la crocifissione di Gesù.

Perché la società odierna è diversa da come l'hanno immaginata i nostri antenati, da come la desideriamo noi e, principalmente, da come Dio l'aveva progettata?

Quello che viene riportato in seguito è la situazione della società negli Stati Uniti d'America, ma sicuramente rispecchia anche la situazione attuale in molte nazioni dell'Europa, nonché in altri parti del globo come Giappone, Repubblica Sud'Africana, Australia, etc..

Questa riflessione (ancora attuale) ha inizio da una domanda fatta da Jane Clayson ad Anne Graham (figlia del famoso evangelista Billy Graham), dopo l'attacco dell'11 settembre 2001, nel programma televisivo americano "Early Show".

Jane: "Come ha potuto Dio permettere che tutto questo avvenisse?".
Anne: "Credo che Dio sia profondamente addolorato da questo evento, come lo siamo noi, ma per anni non abbiamo smesso di dirgli di uscire dalle scuole, di uscire dal governo e di uscire dalle nostre vite.
E da gentiluomo che Lui è, credo che si sia ritirato in punta di piedi.
Come possiamo aspettarci che Dio ci conceda la Sua benedizione e la Sua protezione, se esigiamo che ci lasci in pace?

Per esempio, Madeline Murray O'Hare aveva protestato perché non voleva che si facesse la preghiera nelle scuole.
E noi abbiamo detto: OK.

Un'altro affondo nell'aperta ferita della Somalia. 

Secondo un rapporto del Human Rights Watch (HRW) (l’Organizzazione internazionale per il controllo del rispetto dei diritti umani) nel corso degli ultimi due anni al-Shabaab, il gruppo fondamentalista islamico somalo che controlla molte parti del sud e del centro della Somalia, ha rapito un numero senza precedenti di bambini per costringerli a combattere.
L’uso di bambini come soldati non è un fenomeno nuovo in Somalia.
Tuttavia, secondo il rapporto rilasciato da HRW, quello che colpisce è l’aumento incredibile di violenza e di reclutamento forzato da parte di al-Shabaab a partire dal 2010.

I bambini vengono rapiti con la forza non solo dalle loro case, ma anche dalle scuole e dai campi di gioco.
La loro età è compresa fra i 14 e i 17 anni, ma alcuni ne hanno addirittura 10.
I ragazzi vengono spesso mandati al fronte per essere usati come “carne da macello” per proteggere i combattenti adulti, mentre le ragazze vengono usate come “mogli” per i combattenti di al-Shabaab.

Ragazzi soldato somali
Il rapporto è basato sulla testimonianza di 164 colloqui con bambini somali, compresi i 21 che sono scappati dai campi di al-Shabaab, ed anche con genitori ed insegnanti che sono scappati in Kenya.
Un ragazzo di 15 anni, raccontando un episodio accaduto nel 2010, ha detto a HRW che dei suoi compagni di scuola, circa 100 ragazzi, solo due sono riusciti a fuggire, tutti gli altri sono stati uccisi “mentre i soldati più grandi scappavano”.
Più di 70 bambini hanno raccontato che, una volta rapiti, venivano portati in campi di addestramento di al-Shabaab, dove sono rimasti per circa tre mesi, usati come lavoratori domestici.

Veniva insegnato loro anche ad usare le armi e a lanciare bombe a mano.
Mentre erano nei campi, sono stati abusati ed anche costretti ad assistere agli assalti e alle uccisioni di persone che al-Shabaab aveva preso e che considerava nemici.
Anche il governo di transizione somalo è stato criticato per non fare a sufficienza per porre fine all’uso di sodati bambini nelle proprie file e in quelle dei suoi alleati.
Forze alleate al governo di transizione sono riuscite a spingere al-Shabaab fuori dalla capitale Mogadiscio.
Alcuni osservatori affermano che la sua posizione militare di al-Shabaab è stata indebolita dai progressi fatti dalle truppe dell’Unione Africana e dalle forze di Kenya e Etiopia.

Fonte: Human Rights Watch
Quando un grave problema ci piomba addosso, spesso ci rendiamo conto che se fossimo stati un po più accorti ne avremmo colto le avvisaglie, ne avremmo intuito la portata; solo a posteriori riconosciamo che quel particolare non andava trascurato.
È ciò che è successo nel caso della carestia che sta consumando Corno d'Africa, con un solo, chiaro, innegabile segnale: la mancanza di pioggia.
Già a gennaio 2011 gli osservatori internazionali avevano timidamente lanciato l'allarme, ma mese dopo
mese, nella generale indifferenza la siccità ha preso forza, fino a generare la più grave carestia degli ultimi 60 anni.

Intere popola­zioni sono state costrette a spostarsi, e circa 12 milioni di persone oggi sono a rischio di
denutrizione.
Il paese più colpito è la Somalia, dove nel solo mese di giugno circa 20.000 persone hanno abbandonato le province del Basso Shabelle, del Bakool e del Bay per raggiungere Mogadiscio.
Ma molti di più hanno deciso di lasciare il paese per andare nei campi profughi di Dadaab, in Kenya e di Dolio Ado, nei pressi del confine Etiopico.

Solamente a Dadaab sono rifugiate più di 400.000 persone, mentre oltre un milione di somali (circa il 10% dell'intera popolazione) hanno cercato scampo alla carestia in altri Paesi limitrofi, come Tanzania, Uganda, Etiopia, Kenya, Gibuti, Eritrea.
Gli Stati occidentali sembrano ancora una volta impotenti, o indifferenti, di fronte alla catastrofe umanitaria, per cui a gravare sulla crisi non sono solamente le difficoltà e le carenze istituzionali, ma anche la mancanza di linee politiche precise della comunità internazionale, che continua ad agire in modo sconnesso e non coordinato.

Campo profughi di Dadaab
Molte organizza­zioni umanitarie si trovano invece nella dif­ficoltà di operare sul territorio, invischiate in oggettive sfide logistiche, accentuate dall'alto tasso di corruzione.
Spesso le autorità loca­li non sono partner adeguati per la gestione delle risorse finanziarie e degli aiuti.
È necessaria la ricerca di nuove e più efficaci strategie di aiuto che si possano poi tramuta­re in politiche di sostegno allo sviluppo.
Anche se la Commissione Europea ha annunciato un aumento del fondo per la carestia di circa 28 milioni, il rischio concreto è che ancora una volta non si riesca a guardare al di là della mera emergenza.

"La questione legata all'aiuto umanitario nel Corno d'Africa, e in particolare in Somalia, ha sempre rappresentato un terreno scivoloso -scrive il dott. Matteo Guglielmo, autore del libro "Somalia, le ragioni storiche del conflitto" - che ha finito in alcuni casi per protrarre la crisi, rendendola di fatto strutturale.
Gli aiuti sono spesso diventati un business lucroso per gli attori ar­mati presenti sul campo, come ad esempio per diversi signori della guerra che prima del 2006, ovvero nel periodo antecedente all'avvento del­le Corti Islamiche, si erano suddivisi i quartieri della capitale e i suoi sobborghi".

Fonte: Compassion
La tragica fine di alcune star del Rock. 

Elvis è nato nel 1935. La sua carriera è stata grandiosa: 89 LP's, 61 singles e sino alla sua morte più di 400 milioni di dischi venduti.
Fu il protagonista in 33 film ed ebbe 500 presenze in spettacoli televisivi.
La sua voce ed i suoi movimenti sul palcoscenico lo fecero diventare un "pirata del sesso".
Si fece costruire una casa enorme con 23 camere da letto e un grande parco.
Nonostante il suo mega successo, Elvis non ne aveva abbastanza.

Il suo consumo di droga non conosceva limiti, negli ultimi 20 anni della sua vita i suoi medici gli hanno prescritto circa 10.000 pillole diverse, tra stimolanti, tranquillanti e calmanti.
I suoi avambracci erano così pieni di buchi, che non c'era più posto per altri.
La bella e sportiva star era diventata un'obesa massa di grasso sudante.
Il 16 agosto 1977 la sua fidanzata lo trovò svenuto nel bagno.
Morì a soli 42 anni.

Il nuovo "male italiano" (e non solo). 

Lotterie, scommesse legali, video poker e altre cose simili sono pratiche inaccettabili, specialmente per un cristiano, e apertamente da condannare.
Gli italiani, si sa, sono un popolo di giocatori e l'introduzione, in questi ultimi anni, di nuovi giochi con vincite più o meno allettanti, ha contribuito ad alimentare la febbre del gioco e a renderla contagiosa. Questa nuova tendenza, ovviamente, è contro la volontà di Dio (e non solo per i Suoi figli), per diversi motivi:

1. IL GIOCO È IDOLATRIA
Innanzitutto, l'amore per il gioco è una vera e propria forma di idolatria.
Chi gioca o scommette ripone non poche speranze sulla possibilità di vincere, dimostrando così un amore per il denaro che può sviarlo dalla fede e procurargli molti dolori (1Timoteo 6:10).
Gesù ricorda che nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, o avrà riguardo per l'uno e disprezzo per l'altro (Luca 16:13).
Il cristiano non tenta la fortuna al gioco, non scommette, perché sa che non può servire Dio e Mammona (parola semita che significa "ricchezza", usata anche per indicare la divinità della prosperità).

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