Il Blog di Incontrare Gesù

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Testimonianze

La Testimonianza di Patrizia Eydallin. 

Come era la mia vita prima di incontrare Gesù? 
INFELICE, SOLA, NON SERENA, TEMPESTOSA, SENZA META...
Come mi sono accorta di aver bisogno di Gesù?
In realtà ho sempre pensato che Gesù poteva aiutarmi, mia mamma lo diceva sempre quando ero piccola.
Ma la cosa era velata da indurmi a provare altre strade: pranoterapia, carte, massaggi, riflessologia.
Cercavo cose, aiuti che non ho mai trovato, fino a quando incontrai Gesù nella Sua Parola, la Bibbia, che mi aperse gli occhi del cuore, dandomi pace... perché Lui è pace!
Quando conosci una persona che ti trasmette quello che è, il suo amore, ciò che ha fatto per te, la sua consolazione e... tanto altro, non puoi fare a meno di accoglierlo.
Accogliendolo nel mio cuore (accettandolo), Egli si rivelò a me.
Il mio bisogno, quello che stavo cercando, fu esaudito per grazia Sua.
Riconoscente per ciò che ho ricevuto non ho potuto fare a meno di amarlo.

Come ho dedicato la mia vita a Gesù?
Senza compromessi!
La prima cosa fu di essere indifferente alle ingiurie, prese in giro, critiche, scoraggiamenti e quant'altro, di qualsiasi persona o parente: "...chi ama padre e madre più di me non è degno di me".
Questo vuol dire che li amerai ancora di più, ma il signore avrà sempre il primo posto, perchè quando è entrato nel tuo cuore, nella tua anima, non puoi escluderlo più; è diventato importante, essenziale, ricordandoti come stavi male prima della conversione.
La croce è il centro della tua salvezza, liberazione e pace!
Ora dedico la mia vita al Signore della mia vita, testimoniando quello che ha fatto per me a chi già crede, ma sopratutto a chi ancora non lo conosce: nella vita di ogni giorno, nel lavoro, evangelizzando, scrivendo ciò che mi mette in cuore, donando libri che parlano di lui e Bibbie; perchè possano conoscerlo ed essere da Lui toccati.
Vado anche a trovare chi soffre, dandogli speranza reale, parlando di Gesù: chi Lui è e cosa fa in noi; non illusioni o religione, ma Gesù che opera nei cuori.

La differenza che Gesù ha fatto nella mia vita?
Mi ha reso un'altra persona, in primo luogo salvata.
Ora so di avere un Padre in cielo, sono diventata una Sua figliuola, e nessuno può mutare questa realtà. Gesù è morto per darmi la vita.
Egli disse per coloro che Lo avrebbero accettato: "... e nessuno li rapirà dalla mia mano" (Giovanni:10:28).
E' poco? Ditemi che cosa c'è di più...!
Chiedi anche tu a Gesù di perdonarti e di entrare nella tua vita, per darti la Sua e la Nuova Nascita, indispensabile per essere salvati (Giovanni cap.3).
Dio dice: "Li attiravo con corde di umana gentilezze, con legami d'amore; ero per loro come chi solleva il giogo dal loro collo, e mi piegavo per dare loro da mangiare..." (Osea 11:4) .
Questo è il cuore di Dio.
Vi abbraccio. Dio vi benedica!

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Testimonianze

Una Testimonianza di Antonio Strigari. 

Mi ero convertito a Gesù Cristo da poco tempo quando mi trovai a parlare con un fratello di una donna che vive in un paesino della nostra regione “in odore di Santità”, per la maggior parte della gente.
Quella donna porta “stimmate”, che compaiono nella settimana santa e sanguinano, e compie strani prodigi e strani miracoli; dico “strani” perché al momento non mi risulta che abbia compiuto dei miracoli di guarigione “perfetti”, come sono quelli che compie il Signore; sta scritto, infatti: "Ogni buona cosa data e ogni dono perfetto vien dal cielo e scende dal Padre dei lumi, nel quale non vi è mutamento né ombra di variazione" (Giacomo 1:17).

Di quella donna si raccontano molte cose prodigiose, come il mettersi in contatto con gli spiriti dei defunti, leggere il pensiero altrui ed altro.
Pur avendo poca conoscenza delle Sacre Scritture, quel po’ che sapevo mi bastava per capire che tutto di quella donna contrastava con esse.
Nelle Sacre Scritture, Iddio proibisce agli uomini di rivolgersi agli spiriti dei defunti, infatti, possiamo leggere nel libro del Deuteronomio al Cap. 18 i seguenti versetti: "Quando sarai entrato nella terra che il Signore Dio tuo ti darà, guardati dall'imitare le abominazioni di quei popoli.
Non si trovi in te chi pretenda purificare il figlio suo o la figlia facendoli passare per il fuoco, o chi interroghi gli stregoni, o guardi ai sogni ed ai presagi; non vi sia chi faccia sortilegi o incantesimi, ne chi consulti i maghi o gli indovini, o cerchi sapere dai morti la verità.
Tutte queste cose, il Signore le ha in abominazione, e per queste tali scelleratezze distruggerà quei popoli al tuo arrivo. Sarai senza colpa e senza macchia rispetto al Signore Dio tuo.
Queste nazioni, la cui terra tu possederai, danno retta agli aùguri ed agli indovini; ma tu fosti educato ben altrimenti dal Signore Dio tuo".
Un destino crudele è riservato agli indovini e a chi ci si rivolge!

Evangelizzazione

Un messaggio di Enea. 

Vorrei che tutte le persone del mondo potessero conoscere personalmente il Signore.
Ma forse è troppo desiderare una simile cosa!
Sapete, non parlo di un Signore qualunque, ma di quello che ha creato il cielo e la terra, quello che fa sorgere e tramontare il sole, quello che può scaldare il cuore di tutti ed in particolare di te che leggi e ascolti la Sua voce.
Questo Signore ha un nome: GESU’.
Anch’io ho dovuto scegliere di dargli il mio cuore.
So che Gesù vuole entrare nella tua e nella mia vita, per farci vivere.
Possiamo vivere una vita in (dentro) Gesù, perché Lui vuole il meglio per noi tutti.
Non c’è da aver paura o dubbi, o forse è meglio averne per cercare la verità.
E la verità è Gesù.
Se lo cerchiamo con tutto il cuore, con tutto noi stessi lo troviamo, perché Lui si vuole fare trovare.
In Lui c’è perdono, c’è compassione, c’è amore, c’è la vita....
Non riusciamo a perdonare qualcuno?
In Gesù troviamo la forza giusta per farlo.... per perdonare, per amare, per vivere.
Dio non ci negherà quello che ci serve per avere un buon rapporto con Lui, e con il nostro prossimo.
Egli vuole fare cose belle con noi.... se noi lo vogliamo.
I miracoli esistono!
Oggi tu puoi vivere nel miracolo di una vita ricca e abbondante e nessuno può fermarti.
Le guarigioni avvengono anche oggi, e io le ho viste nel nome di Gesù.
I prodigi non sono avvenuti solo nel passato, ma si possono vederli anche oggi.
Mando un augurio a chi ha avuto modo di leggere questo breve messaggio, di vedere realizzati i propri sogni in Gesù, il Cristo del Dio vivente.
Una Meditazione di Silvia Baldi Cucchiara. 

"Pregate per la pace di Gerusalemme! Quelli che ti amano vivano tranquilli.
Ci sia pace all'interno delle tue mura e tranquillità nei tuoi palazzi!
Per amore dei miei fratelli e dei miei amici, io dirò: "La pace sia dentro di te!".
Per amore della Casa del Signore, del nostro Dio, io cercherò il tuo bene" (Salmo 122:6-9).

Ci vogliamo ora soffermare su alcuni esempi riportati nel Nuovo Testamento, che si riferiscono alla figura del Centurione; figura che compare tre volte: in Matteo 8:5-13, in Luca 7:1-10 (il centurione di Cafarnao) e nel Libro degli Atti al capitolo 10 (il centurione Cornelio ).
Entrambi (dai Vangeli e da Atti degli Apostoli) i racconti forniscono molti particolari interessanti sul benedire Israele.

Lettera aperta di Nicola Scorsone a Joseph Ratzinger in occasione della sua nomina a Papa Benedetto XVI. 

Stimatissimo sig. J. Ratzinger, stavo pensando, quale è la cosa più importante che potrei augurare ad una persona importante come lei!?
Non ho avuto esitazione nel credere che le parole più importanti ed urgenti sono quelle che Gesù rivolse ad una persona importante del suo tempo, Nicodemo, un dottore della legge: “In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio”.

Poiché Nicodemo credette che si parlasse di una rinascita fisica, piuttosto che spirituale, Gesù gli ribadì il concetto: “In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio; quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito” (Giovanni 3:3-6).
Nonostante Nicodemo fosse il più sincero e onesto religioso del suo tempo, Gesù gli disse chiaramente che senza questa nuova nascita spirituale non avrebbe potuto né vedere, né entrare nel regno di Dio.

Una volta, un filosofo mi diceva: “Io non esisto!”, così gli diedi un pizzicotto.
“L’hai sentito?” gli domandai.
Lui per non tradire la sua filosofia, non rispondeva; così mentre stavo per dargliene un altro, arresosi mi disse di sì.
“Tu l’hai sentito”, gli dissi, “perché esisti, e noi esistiamo perché un giorno siamo nati! Se non fossimo nati, non esisteremmo!
Allo stesso modo, per «esistere» nella famiglia di Dio, bisogna nascere di nuovo”.
Per entrare nel regno di Dio: “Bisogna (non facoltativo) nascere di nuovo”.
Questo concepimento spirituale avviene nel seguente unico modo: Gesù “è venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto (anzi lo crocifissero); ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto Egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio: a quelli, cioè che credono nel suo nome” (Giovanni 1:11-12).

Una Riflessione di Silvia Baldi Cucchiara. 

Solo ora che possono abitare la loro terra e che non hanno più timore della persecuzione dei cristiani, molti Ebrei riescono a scoprire Gesù come Signore e Messia.

Salmo 103:1-3
"BARKHI' NAFSHI' ET ADONAI VEKOL KRABAI ET SHEM KODSHO BARKHI' NAFSHI' ET ADONAI VEAL-TSHKHEKHI' KOL GMULAV HASOLEAKH LEKOL ONEKI' HAROFE' LEKOL TAKHLUAIKI'".
"Benedici anima mia l'Eterno, e tutto quello che è in me benedica il suo santo nome.
Benedici anima mia I 'Eterno, e non dimenticare alcuno dei suo benefici.
Egli perdona tutte le tue iniquità e guarisce tutte le tue infermità".

Vangelo secondo Matteo 5:17-18
"AL TAKHSHEVU' SHEBATI LEVATTEL ET HA-TORA' O ET HA-NEVIIM LO BATI LEVATTEL KI IM LEMALLE'  AMENOMERANI' LAKHEM AD ASHER YAAVRU' HA-SHAMAIM VEHA-ARETZ AF YOD ACHAT O TAG ECHAD LO YAAVRU' MIN HA-TORA' BETEREM ITKAYEM HAKOL".
"Non pensate che sia venuto per annullare la legge o i profeti, non sono venuto per annullare ma per portare a compimento.
In verità vi dico finché il cielo e la terra non passeran, neppure una yod, ne un solo apice passeranno della legge prima che tutto sia adempiuto".

Una Riflessione di Silvia Baldi Cucchiara. 

Ricordando l'Olocausto. 
"Venatati lahem bebetì ubekhomotai yad vashem tov mibanim umibanot shem olam eten-lo asher lo ykaret", "lo darò loro, nella mia casa e dentro le mie mura, un posto e un nome, che avranno più valore di figli e di figlie; darò loro un nome eterno, che non perirà più" (Isaia 56:5).
Nella tradizione ebraica, il nome esprime l'essenza dell'identità spirituale.
È Dio stesso che diversifica ogni cosa, sin dalla creazione, secondo una specie unica e irripetibile.
Nel Salmo 147:4 è scritto che il Signore "conta il numero delle stelle e le chiama tutte per nome".
La Torah ci insegna, quindi, che malgrado le stelle siano astri innumerevoli, esse hanno ognuna una propria funzione, un proprio ruolo e nessuna può essere sostituita, ancor meno cancellata.
Ma non si tratta solo di una funzione: ciascuna stella ha un nome proprio.
Se questo vale per gli astri, tanto più per gli esseri umani, poiché ogni uomo è unico e insostituibile.

L'importanza del nome.
Il nome accompagna l'uomo per tutto il percorso della sua vita: dalla nascita alla dipartita da questa terra.
Ogni essere umano è ricordato nelle preghiere con il proprio nome che lo identifica, lo riconosce e gli appartiene in modo unico e speciale.
Per questo il nome assume una carica straordinaria; una volta pronunciato è come se l'essenza spirituale di quella persona fosse chiamata in causa.
Per questo l'ebraismo ha tanto riguardo nel pronunciare il nome del Signore, essenza stessa di Dio, o di temerne una cattiva pronuncia che lo storpiasse anche minimamente.
Al contrario, quando una persona si adira contro un'altra, non la chiama più per nome, non la nomina più.
Troviamo dei riferimenti nella Bibbia, quando Saul adirato con Davide disse a Gionathan, suo figlio: "Perché il figlio di Isai non è venuto a mangiare, ne ieri ne oggi?" (1Samuele 20:27); allontanandosi così da quella intimità di relazione che il nome in se contiene.

Una riflessione di Nicola Scorsone. 

Sono oramai notorie le crisi di fede di Maria Teresa, raccontate nel libro: “Mother Teresa: Come Be My Light”, uscito il 4 settembre negli Stati Uniti., che racconta di alcuni estratti della corrispondenza tra la missionaria e i suoi confessori e superiori, in un arco temporale di 66 anni.
Le lettere rivelano la crisi spirituale della religiosa nell’ultimo cinquantennio della sua vita, durante il quale non avvertiva la presenza di Dio.
“Padre”* Brian Kolodiejchuk, editore e curatore del libro, scrive che “non sentiva la presenza di Dio né nel suo cuore né nell’eucaristia”.

Infatti ad un suo confessore spirituale, il “reverendo” Michael van der Peet, scriveva:
“Gesù ha un amore molto speciale per te.
Ma per me, il silenzio e il vuoto è così grande che io lo cerco e non lo trovo, provo ad ascoltarlo e non lo sento”.
Certamente umanamente non si può negare il grande sollievo che Maria Teresa con la sua missione ha portato ai poveri dell’India. Possiamo ben dire che è stata un esempio mondiale.
Però, prima di tutto Gesù categoricamente apostrofava che vi è uno solo che può generare spiritualmente e prenderne gli appellativi che ne conseguono, Dio (Matteo 23:8-10).

Secondo non c’è uomo che riscattato col sangue di Cristo, suggellato dallo Spirito Santo e fatto partecipe della natura divina (2Pietro 1:4), senta poi aridità, buio, vuoto immenso, angoscia, tristezza...
Certo la vita spirituale è un grande combattimento (Efesini 6:12), vi è dolore, lacrime e a volte scoraggiamento, ma mai più sensazioni di vuoto interiore, come i paragoni che evidenzieremo tra Maria Teresa e l’apostolo Paolo.


Una Riflessione di Magdi Allam. 

Il capo dello Stato ha mai inviato auguri ai cristiani per la Festa del Natale o per quella di Pasqua?
Un sindaco comunista si è mai recato in chiesa per condividere con i cristiani la gioia per la loro festività religiosa?
Non mi sembra che sia successo.
Succede però che tutto ciò lo si faccia con i musulmani in occasione delle loro festività islamiche.
Perché?
II 30 agosto, in occasione della Festa dell'Eid al-Fitr, la seconda festa più importante della religione islamica, che conclude il mese di digiuno del Ramadan, il presidente Napolitano ha inviato un messaggio "a tutti i cittadini italiani di fede islamica, così come ai numerosi musulmani ospiti o residenti stabilmente nel nostro Paese, i migliori e più cordiali auguri per questa festività".
Secondo Napolitano la festa islamica sarebbe "motivo di riflessione sull'importanza di un dialogo sincero e costruttivo tra le religioni e le culture", arrivando a sostenere che questo dialogo sarebbe un "indispensabile presupposto, affinché la società italiana sappia interpretare le sfide del mondo contemporaneo e divenire sempre più libera, aperta e giusta".

Ebbene, innanzitutto, il dialogo non è mai tra le religioni e le culture, bensì tra le persone che fanno riferimento alle religioni e alle culture e, pertanto, le persone vanno calate nel contesto dello spazio e del tempo in cui si trovano; significa che il dialogo e la convivenza con i musulmani in Italia sono possibili e doverosi nel momento in cui loro rispettano le nostre leggi, condividono i nostri valori assoluti, universali e pertanto non negoziabili; aderiscono ad un'identità collettiva che li porta a sentirsi partecipi della comune costruzione di un'Italia migliore.
Detto ciò, è veramente discutibile e sorprendente che Napolitano immagina che, grazie al dialogo tra le religioni e le culture, l'Italia diventerà più libera, aperta e giusta.
Caso mai è vero l'opposto.
Proprio perché l'Italia è già libera, aperta e giusta che i musulmani dispongono attualmente di circa 900 luoghi di preghiera, svolgono pubblicamente azione di proselitismo, rivendicano a viva voce sempre più moschee grandi con cupola e minareto, nonostante loro non siano del tutto rispettosi delle nostre leggi, non condividano i nostri valori non negoziabili, non si riconoscano nell'identità nazionale italiana.

Non abbiamo un dato certo sul totale dei musulmani che hanno partecipato alla preghiera per la loro festività islamica.
Certamente sono una infima minoranza rispetto al totale dei musulmani residenti in Italia, stimati in circa un milione.
Anche volendo proprio esagerare e immaginare che i fedeli islamici in preghiera siano stati in tutta ltalia 50 mila, corrisponderebbero al 5 % del totale dei musulmani in Italia.
Ci rendiamo conto che se ci prostriamo di fronte agli islamici, assecondando in tutto e per tutto ciò che pretendono quando ad agire è solo il 5 % dei residenti, significa che saremo destinati a soccombere quando la percentuale dei loro militanti crescerà?

Perché riserviamo agli islamici un trattamento diverso rispetto a quello consueto con i cristiani o gli ebrei?
Perché non abbiamo il coraggio di dire loro che sono i benvenuti solo se rispettano in tutto e per tutto le nostre leggi, se condividono i nostri valori e aderiscono alla nostra identità nazionale?
Perché facciamo finta di ignorare che fin troppo spesso nelle moschee si predica l'odio e la violenza e talvolta si indottrina ad un'ideologia della morte che anche in Italia ha già portato all'arresto e all'espulsione di diverse guide islamiche?

Il sito
Meditazioni

Una Meditazione di Luca Adamo. 

Vediamo la fatica e l'impegno degli atleti, la loro speranza di giungere primi o di prendere almeno una medaglia, è ci viene facile ricordarsi di quello che l'apostolo Paolo, scrivendo al buon Timoteo, ebbe a dire: "Similmente, se uno compete nella gare atletiche, riceve la corona unicamente se ha lottato secondo le regole" (2Timoteo 2:5).
La Bibbia paragona i credenti a degli atleti, atleti che "corrono" per poter giungere alla meta e potersi così guadagnare la "corona", il premio che Iddio ha stabilito per ciascuno di noi.

Si, perché tutti noi, il premio, lo vogliamo dal Signore!
E il premio che Iddio elargisce non è solo per chi arriva primo o per chi fa le cose più grandi, ma semplicemente per chi... arriva fino alla fine!
Eppure, sebbene tutti noi siamo consci del dover correre come degli atleti, del dover cioè portare avanti la vocazione che il Signore ha dato a ciascuno di noi, pochi sono però coloro che notano anche le condizioni per far si che la nostra fatica non sia resa vana, nel giorno in cui Iddio distribuirà i premi, le "corone".
Il nostro testo dice che la "corona" la si ottiene non solo se si vince, ma anche se si vince secondo le regole.

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