Il Blog di Incontrare Gesù

Articoli di attualità, esperienze personali e meditazioni su argomenti etici morali, sulla fede cristiana e sulla religione in generale.

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Ci sono molti passi delle Scritture che attestano in una maniera o nell'altra che Gesù Cristo è Dio. 

Ma i traduttori dei Testimoni di Geova, per sostenere che Gesù non è Dio ma solo una creatura di Dio, ne hanno contorti non pochi; infatti nella loro Bibbia troviamo molti passi che attestano la divinità di Cristo tradotti in una maniera errata.

Dobbiamo dire in effetti che la New World Bible Translation Committee nel tradurre le Sacre Scritture ha usato l’astuzia del serpente antico perché è riuscita a fare dire alla Scrittura quello che essa non dice, cioè che Cristo non è uguale a Dio e perciò non è Dio; essa ha adulterato la Parola di Dio per adattarla alle perverse dottrine enunciate dalla Torre di Guardia.

Vediamo di dimostrare come Giovanni 1:1 è stato da essi manipolato per negare che Gesù Cristo è Dio.

La Sacra Scrittura dice in Giovanni: “Nel principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era Dio” (Giovanni 1:1). Traslitterato in greco questo versetto è: “En arche(i) en ho Logos, kai ho Logos en pros ton Theon, kai Theos en ho Logos”.

La loro traduzione dice invece: ‘In principio era la Parola, e la Parola era con Dio, e la Parola era un dio’. E’ da notare però che la versione del 1967 (della loro Bibbia) è differente infatti dice: ‘…la Parola era dio’. In questo caso essi hanno aggiunto l’articolo ‘un’ e il dio minuscolo per fare sembrare Cristo, la Parola fatta carne, un dio inferiore all'unico e vero Dio, e non l’Iddio che è ab eterno in eterno. 

E’ bene ricordare che il fatto che la Parola in questo passo venga definita dai Testimoni di Geova ‘un dio’ invece che Dio, viene smentito non solo dal testo originale greco (che dice: … kai Theos en ho Logos = e Dio era la Parola), ma dalla Scrittura stessa. Perché? 

Perché se Gesù fosse un dio come essi asseriscono, ciò significa che nel principio con il solo vero Dio, che è ab eterno in eterno, c’era un dio inferiore a lui e che mediante questo dio inferiore siano state fatte tutte le cose, e questo è smentito da queste parole scritte nei Salmi: “I cieli furono fatti dalla parola dell’Eterno” (Salmo 33:6). 

1) La Parola quindi non può essere un dio inferiore a Dio o un altro dio ma deve essere per forza di cose Dio perché è scritto che fu Dio a creare nel principio i cieli e la Terra e non un altro dio inferiore a lui; ed anche in Isaia: “Io sono l’Eterno, che ha fatto tutte le cose; io solo ho spiegato i cieli, ho distesa la Terra, senza che vi fosse alcuno con me” (Isaia 44:24). Il fatto che non c'era alcun altro con Dio attesta che non c’era qualche altro dio (o presunto tale) con Lui. 

2) Se con il Dio eterno vi fosse stata qualche altra creatura o dio inferiore per forza di cose intellegibili dobbiamo accertare che anche questi sarebbe stato divino, Dio eterno con Lui, perché alcun'altro essere o creatura creata non può essere definita eterna.

3) E ancora, se ogni cosa è stata fatta per mezzo della Parola e senza di lei nessuna delle cose fatte è stata fatta, di conseguenza – seguendo il ragionamento dei Testimoni di Geova – anche Gesù Cristo quale prima creatura fatta da Dio dovrebbe essere stata fatta tramite la Parola. Ma questo non può essere perché prima di essere creato non c’era la Parola essendo lui stesso la Parola! Quindi lui tramite che cosa sarebbe stato fatto se non è stato fatto tramite la Parola?

4) Non si può ammettere che la Parola, prima di essere fatta carne, era un dio fatto da Dio in un lontano passato perché questo annullerebbe la Scrittura che dice che ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei (la Parola) e senza di lei niente è stato fatto. Bisognerebbe dire infatti che ogni creatura, eccetto il Figlio di Dio, è stata fatta tramite la Parola!!

Ma come giustificano questa loro manomissione i Testimoni di Geova? 

In questa maniera: ‘..In realtà nel testo greco il termine ‘Dio’ la prima volta è preceduto dall'articolo determinativo 'ho', cioè ‘il’, mentre la seconda volta è senza articolo; altre traduzioni rendono l’idea in modo corretto: la versione interlineare dell’Emphatic Diaglott dice: ‘In principio era la Parola, e la Parola era con il Dio, e un dio era la Parola (…). Queste versioni sosterrebbero il fatto che Gesù, essendo il Figlio di Dio che Dio impiegò nel creare tutte le altre cose…, è senz'altro un ‘dio’, un potente, ma non l’Iddio Onnipotente (…) infatti la traduzione di Moffatt dice: ‘Il Logos era divino’. L’American Translation ha: ‘La Parola era divina’ (Perspicacia nello studio delle Scritture, vol. II, pag. 490).

Cominciamo con il ribattere che il fatto che non ci sia l’articolo determinativo 'ho' = ‘il’ davanti a Dio nella seconda parte di questo versetto non significa affatto che questo Dio non preceduto dall'articolo sia un Dio inferiore per natura al Dio preceduto dall'articolo determinativo, perché ci sono altri passi nello stesso Vangelo scritto da Giovanni dove la parola Dio non è preceduta dall'articolo determinativo e indica sempre il solo vero Dio e non un altro dio. 

Per esempio, quando poco dopo, Giovanni parla di coloro che hanno il potere di diventare “figliuoli di Dio” (Giovanni 1:12), il greco ha "tekna theou", e quando dice che sono “nati da Dio” (Giovanni 1:13), il greco ha "ek theoou egenneetheesan". 

Come mai allora i Testimoni di Geova in questi casi hanno messo pure loro ‘figli di Dio’ e ‘nati da Dio’, non tenendo conto di questo loro ragionamento sull'articolo determinativo prima di Dio? 

Perché non hanno tradotto ‘figli di un dio’ e ‘nati da un dio’ come il loro ragionamento imponeva? 

La ragione è chiara: queste traduzioni fedeli del greco non annullavano nessuna loro dottrina, mentre il tradurre le parole di Giovanni "kai Theos en ho Logos" con “e Dio era la Parola” non collimava con la loro eresia che Gesù non è Dio, e quindi hanno dovuto adulterarle.

Per quanto riguarda poi le traduzioni da loro menzionate a sostegno della loro manomissione, diciamo che la versione interlineare dell’Emphatic Diaglott è citata dalla Torre di Guardia perché chi pubblicò originariamente quella versione nel 1864, e cioè Benjamin Wilson aveva attorno a Cristo delle idee errate simili a quelle della Torre di Guardia. 

Per quanto riguarda le traduzioni Moffat e l’American Translation dove invece di “la Parola era Dio” si legge che la ‘Parola era divina’, anche queste traduzioni sono errate perché Giovanni non ha detto: ‘kai theios en ho logos', cioè ‘e divina era la Parola’, ma bensì 'kai theos en ho logos', cioè 'e Dio era la Parola'. 

In altre parole Theos non significa ‘divina’ ma ‘Dio’, e perciò la traduzione corretta è “e la Parola era Dio”.

Infine, quando Giovanni dice che la Parola era Dio, e cioè che Gesù Cristo era Dio sin dal principio, non intende dire che egli è l’unico vero Dio che ha creato tutte le cose e perciò fuori di lui non c’è altro Dio, ma solo che egli era della stessa natura di Dio Padre e coeterno con Lui, infatti è detto anche che la Parola era con Dio. 

In altre parole vogliamo dire che Gesù, benché fosse il Figlio che era nel seno del Padre, era Dio assieme a suo Padre da sempre. Egli, cioè la Parola di Dio, nel cielo era un essere distinto da Dio Padre, ma assieme a lui Dio, e perciò assieme a lui Creatore di tutte le cose. Ecco perché Giovanni non ha messo l’articolo prima di Dio, quando dice: “e Dio era la Parola”, per distinguere la Parola dal Padre. 

In altre parole per attestare che la Parola non è tutta la Divinità ma parte di Essa. 

Se lui avesse messo l’articolo ‘ho’ (il) prima di ‘Theos’ (Dio) avrebbe fatto intendere che la Parola era Dio Padre e si sarebbe contraddetto perché poco prima aveva detto che Essa era con (o presso) Dio (Padre), e dopo dice che “la Parola è stata fatta carne” (Giovanni 1:14); non mettendo l’articolo invece non è caduto in nessuna contraddizione perché Egli ha affermato che la Parola era Dio assieme al Padre, era un Essere divino distinto dal Padre ma nello stesso tempo uno con il Padre, cioè della stessa natura del Padre.

Ragazza sul tetto

Un nuovo e gioioso inizio con Gesù.

Ciao a tutti! Sono Giulia, una ragazza di 20 anni. 

Voglio raccontarvi la mia esperienza personale con Gesù, perché desidero dare gloria a Dio. 

Sono nata in una famiglia cristiana, ho frequentato fin dalla mia fanciullezza la scuola domenicale e sono cresciuta nelle "vie del Signore". 

Fin da piccola mi è stata insegnata l’importanza della preghiera come comunione e relazione con Dio e, quindi, le persone che mi conoscevano, sapendo che a me piaceva pregare, mi facevano le loro richieste di preghiera e poi io le presentavo al mio "grande Papà", nella mia cameretta, insieme con le mie personali richieste. 

Lui mi rispondeva sempre, esaudiva le richieste del mio cuore, anche le più impensabili, facendo piccoli miracoli nella mia vita, lasciando sbalordite le persone che mi erano accanto. 

Fin dalla nascita ho avuto però dei problemi di salute. 

Sono nata celiaca (intollerante al glutine) e con i piedi vari-supinati (storti e piatti) e a 3 anni dovettero operarmi ai piedi.

A 6 anni mi arrivò un bel fratellino di nome Samuele. 


Passarono gli anni e all'età di 11 anni i miei genitori si separarono. 

All'inizio non presi molto bene questa decisione, ero ancora troppo piccola per comprendere, ma crescendo capii che c’erano dei grossi problemi all'interno della mia famiglia; infatti in casa c’era un’atmosfera sempre molto pesante, piena di litigi e discussioni fra i miei genitori. 

Da piccola pensavo fosse una cosa normale, ma quando arrivò quel momento, compresi che non era così e tutto cambiò. 

Durante il periodo che io frequentavo la seconda media, dovetti subire un altro intervento chirurgico a tutti e due i piedi per poterli raddrizzare di più e riuscire a camminare meglio. 

Da quando sono nata, fino ai 18 anni, è stato per me un continuo andare e venire dagli ospedali per i problemi di salute che avevo. 

Nella mia adolescenza la mia fede in Dio si raffreddò, vivevo una vita spensierata ma avevo smesso di pregare con quella passione e fiducia che invece mettevo in Dio quando ero piccola. 


Oggi posso dire che in quel periodo non davo molta importanza e valore alla mia vita, pensavo che la vita stessa non avesse senso. 

Il mio più grande desiderio era morire, sì volevo morire! 

Ho provato cosa significa morire dentro: quando pensi di non valere nulla, ti senti immersa nella solitudine senza avere degli amici veri, abbandonata ai tuoi problemi; nessuno è disposto ad ascoltarti e ti tieni tutto il dolore dentro; non hai più nessun obiettivo nella vita ed entri in depressione, cercando di sopravvivere solo perché sei su questa Terra, ma in realtà ti senti come se questo non è il tuo “mondo”. 

Non sono entrata in tutti i dettagli, ma non ho avuto né un’infanzia né un’adolescenza facili. 

Detestavo la mia vita e dentro di me c’era un grande vuoto. 


Una sera andai ad un incontro di giovani della chiesa e quella stessa sera il Signore, per la prima volta, parlò al mio cuore. 

Mi disse che il giorno dopo Lo avrei accettato come personale Salvatore della mia anima, ma subito dopo un’altra voce mise il dubbio nella mia mente, dicendomi che c’era ancora tanto tempo per fare questo passo e che potevo aspettare. 

Il pastore predicò su Giovanni 8:47 che dice: “Chi è da Dio ascolta le parole di Dio”. 

Quelle parole mi colpirono molto, soprattutto pensando a quello che mi era appena successo. 

Il giorno dopo pensai a quello che mi era accaduto la sera prima e decisi di accettare Gesù nel mio cuore. 


Negli anni a venire Dio mi mise accanto le persone giuste che mi incoraggiarono nel mio cammino di fede e mi fecero capire quanto Dio mi ama e che Lui è sempre con me e mai contro di me. 

Riuscii a realizzare l’immensa gioia e pace che solo Lui può dare alla mia anima. 

Adesso, Dio ha dato un senso alla mia vita e ho capito che vale veramente la pena vivere la vita con Lui e per Lui. 

La vita con Dio è un meraviglioso sogno vissuto nella realtà, che vivi al 100% in abbondanza e pienamente soddisfatto perché sei il figlio del Re dei re, il Dio glorioso e potente in maestà. 

A Dio sia la gloria! 

Pilato e Gesù

E’ peculiare nell'uomo, tra l’altro, la sua continua ricerca di qualcosa di speciale, vale a dire, del senso della sua vita. 

Nel caso degli altri esseri viventi, la vita in loro si sviluppa automaticamente grazie all'istinto.

L’uomo invece deve riconoscere da sé cosa significa essere uomo; deve avere la consapevolezza e la responsabilità che comporta proprio l’essere uomo.

Per questa ragione deve adattarsi al suo ambiente di propria volontà, impegnandosi, affinché l’esistenza sua e di tutto quello che lo circonda possa andare avanti nell'armonia e nel bene comune.

In tutti i tempi, come lo testimonia la storia da quando il mondo esiste, gli uomini si sono impegnati a scoprire il senso della vita.


Una volta, in un dato luogo, un uomo, dopo aver riflettuto molto sull'esistenza, si alzò e disse: «Adesso ho trovato la risposta!».

Da ogni parte del paese confluirono le masse per ascoltarlo.

Quando avevano finito di ascoltarlo, decisero: «Sì, anche noi abbiamo trovato la risposta!».

In questo modo nacque una nuova religione.


Quel saggio, che aveva comunicato quella nuova riflessione sul senso della vita umana e dell’esser uomo, dopo aver riflettuto ulteriormente sul caso, incominciò a rivedere la sua asserzione.

Con l’andare del tempo crebbe il numero di coloro che dissero a se stessi, e poi anche agli altri, che quello che avevano appreso non poteva essere sicuramente il vero senso dell’esistenza umana.

Così ritornarono a discutere quale fosse la risposta a questa antica domanda.


Un giorno, un altro uomo si presentò dicendo: «Ho trovato la soluzione!».

La folla ascoltò e poi arrivò alla conclusione: «Sì, l’abbiamo trovata anche noi!».

In seguito si fondò una nuova religione.

Via andando, per i secoli, si ripeté lo stesso processo, così che una religione seguì l’altra.


Poi venne Gesù, dimostrandoci cosa significava essere uomo.

Quando venne Gesù, per la prima volta conoscemmo qui, su questa nostra Terra, come doveva essere un vero uomo.

Egli si definì “Figlio dell’uomo“.

Coloro che sono apparsi prima di Gesù, hanno provato a definire come un uomo dovrebbe essere, lui però lo ha dimostrato con la propria vita.

Gesù Cristo, non ci indicò, come avevano fatto gli altri, un ideale, ma egli stesso fu l’ideale ed esempio vivente e visibile per tutti.


Gesù parla pure alla coscienza di ogni uomo, non desiderando altra conferma che quella della coscienza umana.

Egli non ha costretto e non costringe nessuno a seguirlo; egli, rispettando l’ordine di Dio e manifestando il Suo l’amore, rispetta anche la volontà della persona.

In qualsiasi situazione si osserva Gesù, una pura coscienza afferma: così si comporta un vero uomo.

Osservandolo come bambino od adulto, presso l’accogliente focolare o nell'occhio pubblico, tra amici e nemici, al lavoro o nel conflitto, nella tentazione, nella sofferenza, sì, anche nella morte, la mia coscienza non può altro che affermare: "Così si comporta un vero uomo!". 

Droghe

Liberato dalla dipendenza della droga. 

Mi chiamo Lello, sono di Napoli ma vivo a Cagliari. 

A 17 anni sono diventato schiavo della droga, prima di quelle leggere e poi di quelle pesanti, distruggendo così la mia gioventù, ingannato dalla ricerca di una pace non vera, scappando dalle mie responsabilità. 

In un primo tempo sembrava tutto bello, ma poi ogni cosa risultò essere un’illusione, un inganno; quando finiva l’effetto della droga ero distrutto. 

Ero diventato come un barbone, avevo distrutto la mia vita e quella della mia famiglia facendo soffrire mia madre e mio padre. 

Anche i miei tre fratelli erano schiavi della droga. 

Tra loro, Enzo arrivò a perdere la vita per un’overdose di eroina: vi lascio immaginare la sofferenza della mia famiglia! 

Un giorno, chi mi forniva l’eroina scoprì che lo derubavo di una parte della droga; nacque una forte lite in cui alzai le mani e lo picchiai; avevo toccato il fondo. 

Poco dopo venne a cercarmi con degli amici con le pistole in pugno; mi riempirono di botte lasciandomi a terra mezzo morto. 

Uno diceva all'altro: “Sparagli! Sparagli!”, ma qualcosa li mise in fuga. 

A casa, per le mie pessime condizioni, mio padre cominciò a litigare con mia madre. 

Io le dissi di prepararmi la valigia, perché me ne sarei andato per non tornare più. 

Però volevo smettere di drogarmi! 

Uscii di casa con la mia valigia e chiesi aiuto a molti, ma le persone a me più care mi abbandonarono, proprio nel momento del bisogno. 


Mi venne in mente una donna che da anni mi parlava di Gesù, così corsi al suo negozio per chiederle aiuto. 

Aveva amicizie in diversi ospedali, le chiesi se poteva aiutarmi a liberarmi dalla droga e da quelli che volevano uccidermi. 

Lei mandò a chiamare un giovane infermiere credente dell’ospedale del mio quartiere, e a lui raccontai il mio desiderio di disintossicarmi. 

Mi disse che avrebbe parlato con un medico, ma, alla fine la risposta non fu positiva. 

Allora quel giovane infermiere pregò Dio per me, con tutto il cuore, poi mi portò a casa sua. 

Chi avrebbe mai portato a casa sua un delinquente? Solo colui al quale Dio ha detto di farlo! 

Questo caro infermiere radunò a casa sua un gruppo di giovani credenti che pregarono e piansero davanti a Dio, intercedendo per me. 

Esterrefatto, io li guardavo e pensavo: “Questi sono matti!”; stavo molto male, ero in crisi di astinenza e volevo scappare via di lì. 

Pensavo che mi avrebbero aiutato con dei farmaci, ma mi invitarono semplicemente a pregare... 

Io non l’avevo mai fatto in vita mia; poi pensai alla sofferenza della mia famiglia, alla schiavitù dei miei fratelli… ero stanco di vivere così! 

Fu allora che, mentre quegli sconosciuti pregavano per me, sentii anch'io il bisogno di inginocchiarmi e gridare a Dio: “Se esisti veramente, abbi pietà di me, perdona tutti i miei peccati!”.

Allora avvertii dentro di me una presenza indescrivibile, quella del Signore, che non avevo mai provato prima; avvertivo il Suo amore, provavo la Sua pace, sentivo la Sua gioia dentro di me! 

Piansi di un pianto che non riuscivo a frenare; non avvertivo più la crisi di astinenza; la sporcizia del peccato veniva portata via da me, mentre Dio entrava con il Suo potente amore dentro di me. 

Da quel momento tutto è cambiato: sono letteralmente rinato! 

Nel corso dei giorni trascorsi in quella casa non avvertivo più il bisogno di rubare, né quello di drogarmi: una nuova vita era iniziata in me. 


Ebbi poi opportunità di entrare in un centro evangelico di recupero a Castellammare di Stabia (NA). 

In quel luogo, grazie alla preghiera, allo studio della Parola di Dio e all'aiuto dei fratelli responsabili, sono cresciuto come credente e come uomo. 

Il Signore che mi aveva salvato stava riempiendo sempre di più la mia vita, fino a battezzarmi nello Spirito Santo. 

La mia esperienza con Gesù è stata così forte e personale che ho subito cominciato a parlarne alla mia famiglia. 

Tutti si meravigliavano nel vedermi felice e gioioso mentre parlavo di Gesù, qualcuno addirittura mi prendeva per matto. 

Effettivamente le parole che udivano, uscivano dalla bocca di uno che era stato spacciatore, ladro, con anni di carcere alle spalle… ma tutte queste cose sono passate, non son più quello che ero una volta! 


Adesso sono un uomo sposato e ho due bellissimi figli. 

Sono ventisette anni che Dio ha salvato me e la mia famiglia. 

Da questa esperienza ho imparato che Dio può risolvere ogni tipo di problema e non c’è nulla che il Signore non possa fare! 

Ancora oggi in ogni mio bisogno non confido in me stesso, ma mi rivolgo all'unico Salvatore della mia vita. 

Voglio rivolgermi a te che stai leggendo questa mia testimonianza per incoraggiarti a credere in Gesù Cristo, poiché Lui è vivente e può entrare anche nella tua vita come ha fatto per me. 

Dio è spirito, non puoi vederlo fisicamente, ma se Gli rivolgerai una semplice preghiera dal tuo cuore, Egli potrà compiere un miracolo anche in te, anche se i tuoi problemi sono diversi dai miei, per Lui non c’è nulla di impossibile!

Bambini

La testimonianza di Alfredo Reitano.

A noi ragazzini, che eravamo spesso intenti a giocare per strada, un signore, con l'espressione di chi già la vita l'aveva vissuta abbastanza, che di tanto in tanto si trovava a passare, vedendoci spensierati, era solito dire:"Siete ricchi e non lo sapete!".

Naturalmente a quell'età non potevo comprendere il significato di quella frase; solo col tempo e con gli anni, da adulto ne capì l'importanza.
A vivere la nostra routine di tutti i giorni spesso ci sentiamo inappagati, angosciati, depressi, anche se siamo in buone condizioni di salute e abbiamo a sufficienza di che vivere, non ci sentiamo soddisfatti; desideriamo sempre di più, e come se fossimo alla ricerca di qualcosa che manca, e intanto non ci rendiamo conto dei grandi doni che abbiamo ricevuto.

Distruzione e desolazione
Eventi degli "ultimi tempi". 

Nel libro di Apocalisse 6:7-8 si legge una profezia particolare, secondo cui per un quarto della Terra gli uomini moriranno di spada a causa di molte guerre, per fame a causa di grandi carestie, di morte a causa di svariate malattie (peste, AIDS, tumori di vari generi, coronavirus) e a causa delle belve della Terra.

Vi è mai capitato di rattristarvi nel vedere in tv certe immagini cruenti, in cui dei teneri cuccioli di foca vengono bastonati crudelmente fino alla morte dai bracconieri per poterne rubare la morbida pelliccia bianca?

Ci si sente male nel vedere distese di bianco ghiaccio arrossato dal sangue di questi piccoli esseri indifesi!

Per non parlare della catena di montaggio della carne di miliardi di animali messi all'ingrasso, in quelle orribili e strettissime batterie.

In un sondaggio condotto in alcune scuole elementari, alla domanda “da dove viene il latte?”, molti bambini hanno risposto: “dal supermercato!”. 

Anche la conoscenza delle cose più semplici e naturali, si sta perdendo in un vorticoso ingranaggio meccanico.

Ma, Dio, dulcis in fundu, pose l’uomo come corona di tutta la creazione.

Meravigliato di questo il salmista biblico, così si esprimeva: “Quand'io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai disposte, che cos'è l’uomo perché tu lo ricordi? 
Il figlio dell’uomo perché te ne prenda cura? 
Eppure tu l’hai fatto solo di poco inferiore a Dio, e l’hai coronato di gloria e d’onore. 
Tu lo hai fatto dominare sulle opere delle tue mani, hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi: pecore e buoi tutti quanti e anche le bestie selvatiche della campagna; gli uccelli del cielo e i pesci del mare, tutto quel che percorre i sentieri dei mari. 
Oh Signore, Signore nostro, quant'è magnifico il tuo nome in tutta la Terra!” (Salmi 8:3-9).

In sintesi, l’uomo come buon custode doveva dominare sulla creazione, prendendosene cura amorevolmente (Genesi 1:26-31, 2:15), invece ne ha abusato all'estremo. 

La quarta parte della Terra sarà colpita, moriranno un miliardo e mezzo di persone; non immaginano nemmeno lontanamente le previsioni che ci dà la Parola di Dio a riguardo di un miliardo e mezzo di morti.

L’uomo è stato creato come essere pensante, non doveva agire per istinto, come gli animali, né meccanicamente, come un robot.

L’uomo è stato fornito di intelletto creativo e ha ricevuto potere decisionale, entrambe peculiarità divine.

Immaginate che l’uomo, dopo circa 6.000 anni di viaggiare alla velocità del cavallo, in 60 anni è arrivato fin sopra la luna, superando la velocità del suono.

L’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio, come creatura non poteva avere onore più grande.

Non a torto il salmista non riesce a smettere di stupirsi di quanto è magnifico il nome di Dio in tutta la Terra, dopo aver creato l’immensità dell’universo, vi pose a dominatore questo misero essere umano. 

Come è stato grande il proposito di Dio per noi, da coronarci di così tanta gloria e onore facendoci di poco inferiore a se stesso!

Come l’uomo, anche Lucifero fu rivestito di luce, gloria e onore, ma questo non bastò né a l’uno né all'altro, entrambi, lasciandosi conquistare dall'orgoglio e dalla superbia, hanno preteso di più, sempre di più: volevano essere come Dio e più di Dio (Ezechiele 28).

Una storiella antica recita: Vi era una persona con 7 lire, che vedendo un poveraccio gliene diede 6, ma il poveraccio gli strappò di mano pure la settima, esclamando: "Tutto mio”.

Questa parabola vuole dirci che Dio ci diede 6 giorni tutti per noi, uno se lo tenne per sé, per essere onorato, glorificato ed adorato, ma l’uomo, come Lucifero, ha voluto tutto per sé, rubando a Dio l’onore che gli è dovuto.

“Io, io, e solo io! Non c’è posto per Dio!”, continuano ad esclamare in molti. 

Eppure dopo questo grande affronto, dopo questo grande dolore causato al cuore santo di Dio, dopo avergli causato questa grande delusione, il salmista continua a stupirsi nel costatare l’amore di Dio che continua, nonostante tutto, a ricordarsi dell’uomo, che continua a prendersi cura di lui.

L’uomo, nel suo abbassamento morale e spirituale, ha perso il diritto di dominio sugli animali che Dio gli aveva dato.

Lui, l’intelligentissimo uomo che è arrivato sulla luna, creato di poco inferiore a Dio, a Sua immagine e somiglianza, si è ridotto ad essere inferiore agli animali. 

Nel sentirsi arrivato ad una super divina saviezza è divenuto stupido (Romani 1).

Le leggi umane confermano questa affermazione: se dai uno schiaffo ad un cane ti mettono dentro, se lo dai ad uomo non ti succede nulla; se diffami un uomo sei passibile di condanna, se invece bestemmi contro Dio nessuna pena.

Basta pensare al grande fermento e preoccupazione per il rischio di estinzione di tanti animali, per la cui causa molte persone hanno speso e spendono la loro vita.

In Cina addirittura hanno inaugurato il loro anno nuovo, come l’anno del cane; in vari TG hanno fatto vedere un posto sacro, dove vi erano diversi sopra-rilievi in marmo bianco raffiguranti la figura di un cane, che sono stati logorati e corrosi dai migliaia di baci dei fedeli (un po come è accaduto al piede della statua bronzea di San Pietro a Roma).

Anche Hitler per esempio dopo aver fatto trucidare 5 milioni di ebrei (tra i quali un milione e mezzo era costituito da bambini), schierandosi con gli animalisti, dal profondo del suo “animo gentile”, diceva di non approvare la caccia, considerandola come cosa deplorevole!

Ma poi, per orgoglio, a guerra perduta, non esitò di ordinare la distruzione della propria nazione, dicendo: “Lasciate che gli alleati conquistino le ceneri!”.

Anche oggi in un mondo in cui muoiono tantissimi bambini per fame e malattie, si arriva all'eccesso, promuovendo per esempio costosissime campagne pubblicitarie per la protezione dei cani abbandonati.

Ma per Colui, la cui nascita divise la storia, e la cui morte spaccò l’umanità tra salvati e perduti, per Gesù, il Salvatore del mondo, chi è disposto a spendere il proprio impegno?

In realtà ci sono molti, che a solo sentirlo nominare sono disturbati e turbati.

Perfino dai massimi esponenti di tutte le religioni è poco nominato, quasi cancellato: prediche all'infinito su "vogliamoci tanto bene", di inviti alla tolleranza e in favore delle più svariate opere umanitarie, ma niente del messaggio centrale del Vangelo: che l’uomo è perduto nei suoi peccati, che è bisognoso della salvezza acquistataci così duramente sulla croce da lui, da Gesù (Giovanni 3:16).

Eppure è Lui il creatore, la luce del mondo, la vita e la resurrezione... l’unico che può risolvere i mali del mondo, riscaldare il cuore umano col Suo amore divino, fino a condurlo in Paradiso (Luca 23).

E se l’uomo dopo 6.000 anni di storia, vissuti in malvagità, incredulità, stregonerie, idolatrie e infinite guerre, ancora non si è estinto, è solo per la grazia e la misericordia di Dio, che lo vuole, sano, puro, santo e rinnovato per mezzo della Sua grazia, così da farlo dimorare in comunione con Lui in eterno nel Suo luogo santissimo, dove non vi saranno più né malattie, né dolori, né fame o sete, dove ogni lacrima verrà asciugata da Lui stesso (Apocalisse 7:16-17).

Ritornando alla Terra, agli uomini e agli animali, è chiaramente profetizzato nella Bibbia che arriverà il giorno che Gesù darà lezione a tutti i politici e ai re della Terra, su come governarla secondo il Suo proposito divino di sempre, nello splendore di come era all'inizio, prima di consegnarla all'uomo; meglio del socialismo, della democrazia, del liberismo, dell'umanesimo, del comunismo e di tutte le religioni, dottrine, credi, ideologie e metodologie inventate dagli uomini nel corso dei secoli..

Molto presto, prima della gloriosa conclusione eterna sopra citata, Gesù verrà.

Allora Satana sarà legato e gettato nell'abisso, che chiuso sopra di lui, sarà sigillato, per non sedurre più le nazioni.

In quel tempo, della durata di mille anni, Gesù governerà la Terra e allora: “Egli giudicherà tra nazione e nazione e sarà l’arbitro fra molti popoli; ed essi trasformeranno le loro spade in vomeri d’aratro, e le loro lance, in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra, e non impareranno più la guerra… La giustizia sarà la cintura delle sue reni, e la fedeltà la cintura dei suoi fianchi.
Il lupo abiterà con l’agnello, e il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello, il leoncino e il bestiame ingrassato staranno assieme, e un bambino li condurrà.
La vacca pascolerà con l’orsa, i loro piccoli si sdraieranno assieme, e il leone mangerà il foraggio come il bue. 
Il lattante giocherà sul nido della vipera, e il bambino divezzato stenderà la mano nella buca del serpente… 
Non ci sarà più bimbo nato per pochi giorni, né vecchio che non compia il numero dei suoi anni; chi morirà a cent’anni morirà giovane e il peccatore sarà colpito dalla maledizione a cent’anni...
Non si farà né male né danno su tutto il mio monte santo, poiché la conoscenza del Signore riempirà la terra, come le acque coprono il fondo del mare
” (Apocalisse 20; Isaia 2:4; Isaia 11:5-9; Isaia 65:20).

Un consiglio da amico per una sana vita ecologica, fisica, morale e spirituale: “Leggete la Bibbia, lì vi è il grande tesoro; e Gesù, se lo accoglierete, vi porterà fino in Paradiso”.

Questo è l’augurio più grande che vi possiamo fare.

Una meditazione di Nicola Scorsone.

Nel grembo di una donna incinta si trovavano due bebè. 

Feti di gemelli


Uno di loro chiese all'altro:

Tu credi nella vita dopo il parto? 


L'altro: Certo! Qualcosa deve pur esserci dopo il parto; forse siamo qui per prepararci per quello che saremo più tardi. 


Sciocchezze! Non c’è una vita dopo il parto. E come sarebbe poi quella vita? 


Non lo so, ma sicuramente... ci sarà più luce che qua; magari cammineremo con le nostre gambe e ci ciberemo dalla nostra piccola bocca. 


Ma è assurdo! Camminare è impossibile! E mangiare dalla bocca? Ridicolo! 
Il cordone ombelicale è la via d’alimentazione … 
Ti dico una cosa: la vita dopo il parto è da escludere: il cordone ombelicale è troppo corto. 


Invece io credo che debba esserci qualcosa, e forse sarà diverso da quello cui siamo abituati ad avere qui.


Però nessuno è tornato dall'aldilà, dopo il parto. 
Il parto è la fine della vita e, in fin dei conti, la vita non è altro che un’angosciante esistenza nel buio che ci porta al nulla. 


Beh, io non so esattamente come sarà dopo il parto, ma sicuramente vedremmo la mamma e lei si prenderà cura di noi. 


Mamma? Tu credi nella mamma? E dove credi che sia lei ora?


Dove? Tutta in torno a noi! E’ in lei e grazie a lei che viviamo, senza di lei tutto questo mondo non esisterebbe.


Eppure io non ci credo! Non ho mai visto la mamma, per cui, è logico che non esista. 


Ok, ma a volte, quando siamo in silenzio, si riesce a sentirla, percepiamo come accarezza il nostro mondo. 
Sai? ... Io penso che ci sia una vita reale che ci aspetta e che ora soltanto stiamo preparandoci per essa. 


Sarà ma io mi fido poco o nulla di quello che non vedo...

 

In un momento di sviluppo accelerato dei vaccini Covid-19, è importante essere ben informati su come questi vaccini sono progettati,  poi prodotti e testati . 

Vaccini contro corona virus

Il discernimento etico è necessario in particolare sul potenziale utilizzo, in qualsiasi fase del processo, di linee cellulari da feti abortiti. 

L' Institute Charlotte Lozier USA propone, sulla base di un'analisi di letteratura scientifica rigorosa e risultati di studi clinici, un'indagine accurata delle aziende farmaceutiche che utilizzano o non utilizzano linee eticamente controverse. 

Il suo scopo è quello di consentire al lettore di fare scelte informate riguardo ai vaccini contro il Coronavirus.

Ricordiamo innanzitutto in cosa consiste una linea cellulare fetale: questo si ottiene prelevando una cellula da un feto (in questo caso, un abortito) e moltiplicando questa cellula in più cellule identiche.

Queste cellule possono essere coltivate e moltiplicate per decenni, creando "linee cellulari", spesso utilizzate negli esperimenti scientifici. 

Alcune linee cellulari fetali risalgono a decenni fa e vengono utilizzate nello sviluppo di nuovi vaccini; si tratta in particolare delle linee HEK293 e PER.C6. 

L'utilizzo di queste cellule non richiede quindi nuovi aborti: ha le sue origini negli aborti avvenuti negli anni '60, '70 e '80, indipendentemente da uno scopo farmaceutico.

Sorge la domanda se queste linee cellulari fetali siano assolutamente necessarie per lo sviluppo dei vaccini, e più in particolare del vaccino contro il Covid-19. 

La risposta è NO. 

E' possibile sviluppare eticamente vaccini senza cellule o basati su cellule animali, uova di gallina o lievito, e questo è ciò che stanno facendo diverse aziende farmaceutiche.

È quindi necessario comprendere le varie fasi di sviluppo di un vaccino in cui può intervenire l'utilizzo di linee cellulari ottenute da feti abortiti.

1. Fase di progettazione : questa è la concettualizzazione, gli esperimenti preparatori, le specifiche su come verrà prodotto il vaccino.

Aziende farmaceutiche e istituti di ricerca che hanno utilizzato linee cellulari di feti abortiti in questa fase:

- Altimmune (Stati Uniti) 

-  Astra Zeneca &  University of Oxford  (UK, USA)

-  CanSino Biologics, Inc. Beijing Institute of Biotechnology, Academy of Military Medical Sciences, PLA of China (Cina)

-  Gamaleya Research Institute  (Russia)

- ImmunityBio e NantKwest (Stati Uniti)

-  Janssen Research & Development , Inc. Johnson & Johnson (Stati Uniti)

-  Vaxart  (Stati Uniti)

-  Anhui Zhifei Longcom Biopharmaceutical / Institute of Microbiology, Chinese Academy of Sciences  (Cina)

-  University of Pittsburgh  (Stati Uniti)

2. Fase di produzione : viene prodotto il vaccino finale.

Aziende farmaceutiche e istituti di ricerca che  utilizzano linee cellulari di feti abortiti in questa fase:

- Altimmune (Stati Uniti)

-  Astra Zeneca University of Oxford  (UK, USA )

-  CanSino Biologics, Inc. Beijing Institute of Biotechnology, Academy of Military Medical Sciences, PLA of China (Cina)

- Gamaleya Research Institute  (Russia)

- ImmunityBio e NantKwest (Stati Uniti

-  Janssen Research & Development , Inc. Johnson & Johnson Vaxart  ( Stati Uniti ) 

- Vaxart (USA)

- University of Pittsburgh  ( Stati Uniti )

3. Fase di test del vaccino in laboratorio , prima che sia ampiamente distribuito.

Aziende farmaceutiche e istituti di ricerca che  utilizzano linee cellulari di feti abortiti in questa fase:

- Sinovac Biotech Co., Ltd. (Cina)

- ImmunityBio e NantKwest (Stati Uniti)

-  Anhui Zhifei Longcom Biopharmaceutical / Institute of Microbiology, Chinese Academy of Sciences  (Cina)

-  Medicago  (Canada)

-  Novavax (Stati Uniti)

-  Moderna, Inc. con il National Institute of Health  (Stati Uniti)

- P fizer e BioNTech  (Stati Uniti, Germania)

-  Sanofi Pasteur e Translate Bio  (Stati Uniti, Francia)

-  Inovio Pharmaceuticals  (Stati Uniti)

- Arcturus Therapeutics  (Stati Uniti)

Le aziende farmaceutiche che non utilizzano linee cellulari fetali in nessuna delle tre fasi  sono ( dal 10 novembre 2020, tenendo conto della fase di sviluppo dei vaccini) :

- Beijing Institute of Biological Products / Sinopharm  (Cina)

-  Wuhan Institute of Biological Products / Sinopharm  (Cina)

-  Barath Biotech / Indian Council of Medical Research (India)

-  John Paul II Medical Research Institute  ( Stati Uniti )

-  Valneva e Dynavax (Francia, Regno Unito, USA)

-  Institut Pasteur e Themis e Merck ( Stati Uniti , Francia)

-  Shenzhen Geno-immune Medical Institute ( Cina)

-  Merck e IAVI  ( Stati Uniti )

-  Clover Biopharmaceuticals, Inc.  (Cina)

-  Sanofi e GSK Protein Sciences ( Stati Uniti , Francia)

-  Sorrento ( Stati Uniti )

-  Università del Queensland e CSL Ltd. (Australia)

-  CureVac  (Germania)

-  Genexin (Corea)

-  Symvivo Corporation  (Canada )

-  Israel Institute for Biological Research (Israele)

NB: diverse aziende farmaceutiche non hanno ancora completato tutte le fasi del processo.

Il discernimento etico sui vaccini offerti può essere basato su diversi elementi:

- L'esistenza o meno di alternative ai vaccini sviluppati sulla base di queste linee cellulari derivate da feti abortiti: se esistono e sono accessibili vaccini eticamente sviluppati, è necessario dare loro la priorità.

- Il grado di distanza , nel tempo ma soprattutto nella responsabilità, tra l'aborto in questione e il paziente che viene vaccinato, ad esempio, la responsabilità del paziente che viene vaccinato è bassa rispetto a quella del ricercatore che utilizza queste linee cellulari e quindi incoraggia la produzione di linee simili.

-  Le fasi del processo di sviluppo del vaccino in cui sono state utilizzate le linee cellulari fetali: se il vaccino che il paziente riceve è stato prodotto sulla base di queste linee cellulari fetali (fase 2), il suo utilizzo alimenta la riproduzione delle cellule fetali. 

La cooperazione è più lontana, tuttavia, quando l'azienda farmaceutica ha testato solo alcune copie di questo vaccino su cellule fetali (fase 3).


Articolo tradotto e tratto da Istitut Europeen de Bioethique 

(Aggiornato il 14/12/20)

Conoscere Gesù veramente.

Fare sul serio con Gesù

Per conoscere Gesù con desiderio sincero dobbiamo dedicarci alla lettura quotidiana della Parola di Dio, dovrebbe essere come un cibarci quotidianamente.

Questo è il primo e considerevole comportamento che dobbiamo applicare, perché la Parola di Dio è potente da guarirci e ristabilirci nella Sua via ogni volta che ci scoraggiamo o sbagliamo.

Molti di noi, prima di incontrare Gesù, facevamo delle grandi ricerche nei vari insegnamenti teologici, orientali e filosofici, che il mondo elargisce a coloro che nella loro semplicità ricercano le cose di Dio.

Anche Internet con le sue grandi pagine informative "stipula dei contratti" ingannevoli, i quali portano confusione e niente altro.

Internet dovrebbe essere usato con intelligenza ed equilibrio, principalmente come usavamo le nostre vecchie enciclopedie cartacee per ricercare il significato dei termini e, quindi, come accrescimento nella conoscenza culturale e come centro di utilità e servizi vari, invece di farci assorbire opinioni e concetti di dubbia provenienza.

Superando tutti questi ostacoli e spogliandosi di tutta la sporcizia raccolta, il ricercatore sincero arriverà alla semplicità di Cristo.

Vogliamo conoscere seriamente Cristo, o rimanere nell'ignoranza, deviando a destra e a sinistra, andando dietro ad ogni vento di dottrina?

Apriamo il nostro cuore a Dio per conoscerlo!

Avendo vissuto delle esperienze ingannevoli, mi sono ritrovata nella mia intimità a gridare a Dio di farmi partecipe della Verità, perché non capivo più niente e non avevo nessun riscontro positivo.

Dio mi ha esaudito facendomi incontrare Gesù! Che meraviglioso incontro! L'avessi incontrato prima!

Solo Gesù può appagare la sete della nostra anima, e tramite la sua potente opera di trasformazione riceviamo continuamente la sua pace, quella che il mondo non può offrire perché non la conosce.

La prima cosa da fare, per il primo incontro con il Signore, è ascoltare la Parola e accettare la persona che funge da tramite, quella che Dio ci mette davanti (Matteo 18:5), togliendo i nostri pregiudizi, umilmente, pazientando sino a che la nostra cecità spirituale sia tolta definitivamente.

Per conoscere Gesù dobbiamo ravvederci e abbassarci davanti alla sua grande autorità, invisibile ma tangibile, anche se a volte fa un po male al nostro orgoglio.

Non possiamo rimanere come eravamo prima, perché non avrebbe senso, infatti è questa la grande e potente manifestazione di Dio, diversamente dalle altre dottrine che mantengono le persone sempre nella stessa condizione.

Quando Gesù entra nel nostro cuore ci può cambiare subito o gradualmente, e il Suo lavoro in noi a volte può essere dolce e a volte amaro, a secondo della nostra personalità, perché Lui è un Dio personale.

Certo, la vita di un credente non è una passeggiata in riva al mare, a volte può essere una scalata senza fune (questo dipende anche dalla chiamata personale), ma nella salita c'è Colui che ci guida e ci protegge, ci sostiene e ci mostra ogni fessura dove le nostre mani e i nostri piedi possono trovare appiglio.

Noi sappiamo dove ci condurrà la nostra scelta, ma abbiamo una "grande roccia" che ci sostiene e sappiamo qual'è il nostro premio e per cosa lottiamo.

Purtroppo alcuni non capiscono, non vedono dove sono diretti e neanche gli importa saperlo, ma Dio è buono, misericordioso e paziente, e tutti quelli che sono scritti nel Libro della Vita saranno liberati e conosceranno anche loro il Suo amore e la Sua potenza.

E noi siamo da Lui chiamati a collaborare per questo scopo, per altri, con l'arma che Lui ci ha dato: l'intercessione.

Grazie... Signore Gesù. 

Nella Parola di Dio, spesso, il termine originale tradotto “tenebra” sta a significare un’ignoranza negletta e volontaria sulle cose di Dio. 

L'indemoniato di Gadara
Questa caratteristica la notiamo nella descrizione dell’episodio della liberazione dell’indemoniato Gadareno, riportato nei Vangeli di Marco 5:1-17 e Luca 8:26-39, mentre Matteo 8:28-34 riporta due indemoniati.

Nei passi di Matteo e di Marco, vi è riportato che, dopo la liberazione operata da Gesù, gli abitanti del luogo lo “pregarono”, perché se ne andasse da lì; in Luca è riportato che le persone del luogo chiesero a Gesù che si allontanasse "perché avevano paura".

In tutti e tre i passi viene descritto che Gesù asseconda la loro volontà (il Signore non forza nessuno).

Quelle persone hanno costatato con i loro occhi un fatto miracoloso, che solo Dio poteva fare.

Infatti avevano provato con tutti i loro mezzi di riportare la serenità in quella zona e non vi erano riusciti.

Sono rimasti meravigliati quando Gesù ha liberato quei poveri uomini dai demoni, ma non hanno espresso alcuna gratitudine.

Gli abitanti di quei luoghi, che erano accorsi a vedere il miracolo, invece di essere riconoscenti verso Gesù lo hanno pregato di allontanarsi.

Gesù aveva liberato gli uomini dai demoni e di conseguenza gli abitanti del luogo e i passanti potevano percorrere quella contrada serenamente e senza paura di essere aggrediti.

Ma quali sono stati i motivi così impellenti e vitali che hanno condizionato i sentimenti di quelle persone da renderli ingrati per la liberazione dei loro paesani e costringere persino l’allontanamento di Gesù e, di conseguenza, continuare nel loro allontanamento da Dio?

Gli uomini di quelle contrade non dovevano essere molto timorati da Dio; infatti, vedendo la potenza di Dio all’opera, hanno avuto paura che anche loro potessero essere coinvolti e, forse come conseguenza, avrebbero dovuto cambiare tenore di vita, abbandonare i loro peccati e avvicinarsi a Dio.

Ma questi hanno preferito le tenebre (in questo caso, condizione di lontananza da Dio) e rimanere nei loro peccati.

La loro professione ne era una prova, infatti allevavano porci, cioè animali impuri, vietati dalla Legge, sia come alimento che come animali sacrificali.

Quella era una zona e una popolazione tempestata da demoni, i quali, purtroppo, avevano libero dominio a causa dei peccati di quegli uomini, ma riscontriamo anche la loro caparbietà a perseverare nella loro condizione di lontananza da Dio.

Gesù, in un certo modo, ha causato una grande perdita finanziaria (i porci precipitati nel burrone a causa dei demoni erano minimo 6.000), per cui, riconoscendo la sua potenza, lo hanno costretto diplomaticamente ad allontanarsi per togliere il rischio di altre perdite.

Con questo hanno dimostrato di stimare i beni materiali più della liberazione di quei poveretti e di non avere compassione.

Non è strano il fatto che Gesù fa i miracoli perché ama le persone, ma è strano quando le persone accolgono i miracoli con ingratitudine e opposizione!

Vedete che danno morale e spirituale può fare (per se stessi e per gli altri) l’amore per il denaro e per i beni materiali?

È un danno che attacca prima le persone coinvolte e poi condiziona la zona, il paese e la società dove queste vivono.

Non ci meravigliamo quando, in molte occasioni, il messaggio di Gesù viene respinto, perché non viene respinto solo il messaggio, ma, principalmente, Gesù stesso.

Lui è la Luce degli uomini, ma molti preferiscono rimanere nelle tenebre (Giovanni 3:19).

Nelle prime pagine della storia dell’umanità, la Bibbia ci rivela che non esisteva assolutamente il concetto di “straniero”. 

Torre di Babele
Leggiamo infatti che tutta la terra parlava la stessa lingua e usava le stesse parole (Genesi 11:1).

Allora perché le cose sono cambiate?

A causa della cattiveria degli uomini!

Essi dissero: “Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo; acquistiamoci fama, affinché non siamo dispersi sulla faccia di tutta la terra” (Genesi 11:4).

L’uomo, nel suo orgoglio, vuole sempre “salire” e gestire tutte le situazioni al posto di Dio.

Di conseguenza, Dio, conoscendo il reale intendo degli uomini, ha dovuto intervenire confondendo il loro linguaggio.

Così si dispersero su tutta l’estensione della Terra (Genesi 11:7-8).

I sentimenti dello “straniero” li ha dovuti sperimentare anche il figlio di Dio Gesù Cristo, infatti, egli si identificò perfettamente anche con questo problema umano: venne in casa sua, e i suoi non lo ricevettero (Giovanni 1:11); fu disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore famigliare con la sofferenza… anche quella causata dal rifiuto (Isaia 53:3).

Se il fatto della Genesi ci parla della natura dell’uomo e dell’effetto del peccato, il Piano di redenzione di Dio ci presenta una persona eccezionale che ha saputo vincere anche questa componente della rovina del peccato dell’umanità.

La sofferenza di Gesù, però, è andata oltre al normale disagio del sentirsi stranieri, in quando lui è venuto “a casa sua” e non in terra straniera.

Egli non considerò minimamente i propri interessi, perché sapeva che il vero problema non era ne materiale e ne politico, ma spirituale.

Il vero problema era ed è il peccato.

Benché l’amore del Signore fosse per il mondo intero, egli fu odiato sia degli Ebrei che dai Romani.

Eppure, alla croce, le sue braccia erano aperte sia per gli uni che per gli altri, sia per me che per te.

Gesù capisce perfettamente coloro che si sentono esclusi, li ama e li vuole accogliere a se, perché è lui la “casa” degli uomini; è in lui che gli uomini, sentendosi stranieri, possono trovare accoglienza, ristoro e redenzione, passando da estranei a Dio a Suoi figli accolti nella Sua casa.

Una caratteristica che si manifesta nella persona che rifiuta Dio è quella di rifugiarsi nell'autosufficienza. 

Lettura e preghiera
Nella nostra epoca moderna, questa caratteristica si evidenzia nel concetto espresso dalla frase: “Credi in te stesso”; e ancora: “Yes, we can! (Ce la facciamo!)”.

La Bibbia invece dice: “Poiché se alcuno si stima esser qualcosa pur non essendo nulla, egli inganna se stesso” (Galati 6:3).

Un uomo avviluppato in se stesso forma un involucro molto piccolo.

Dio non ci ha creati in modo da essere autosufficienti, ma con la necessità di relazionarci con Lui e con gli altri. 

La cosa più ragionevole da fare è quella si essere sempre dipendenti da Dio, che ci affidiamo alle Sue braccia eterne.

Il re Davide pregava dicendo: “Poiché a te sono volti gli occhi miei, oh Signore, in te mi rifugio” (Salmo 141:8).

Quando, come credenti, diciamo: “Io posso ogni cosa…“, dobbiamo sempre aggiungervi le parole dell’Apostolo Paolo: “…in Colui che mi fortifica” (Filippesi 4:13).

La Parola di Dio descrive così la persona presuntuosa: “Poiché tu dici: io sono ricco e mi sono arricchito, e non ho bisogno di nulla, e non sai che sei infelice fra tutti, miserabile, povero, cieco e nudo” (Apocalisse 3:17); e ancora: “Poiché è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio; non è in virtù di opere, affinché nessuno si vanti” (Efesini 2:8-9).

Non ci si può salvare sa soli!

In sostanza, nella nostra vita, dove siamo sempre rapportati con Dio, anche quando non ne siamo consapevoli, dobbiamo avere sempre un atteggiamento di umiltà verso di Lui, e una consapevolezza del Suo amore e sostegno. 

Molte persone si vantano delle loro buone virtù, ma la Bibbia dice che le nostre buone opere e la nostra giustizia sono come cenci sporchi agli occhi di Dio.

Non possiamo neanche arrivare al Cielo mediante le nostre buone azioni; abbiamo bisogno di Dio sia per vivere sulla Terra che per andare in Cielo. 

Davanti a Dio non ci sono diverse categorie di persone: santi e infedeli, meritevoli e ribelli, brave persone, persone onorate, persone ingenue e giustificabili, delinquenti, etc.: siamo tutti PECCATORI.

Noi riceviamo la Salvezza ed il perdono dei peccati SOLO per mezzo della Grazia di Dio per i meriti di Gesù Cristo, e solo così possiamo incominciare a fare veramente la volontà di Dio.

Lo scrittore Isaac Asimov (anti-creazionista fervente) dichiarò: “Dentro l’uomo c’è un cervello di 1300 grammi che, per quanto sappiamo, è l’insieme di materia più complesso e più ordinato nell'universo, ed è enormemente più sofisticato del computer più potente mai costruito“. 


Creazione o evoluzione
Non sarebbe logico supporre che, se il cervello intelligente dell’uomo ha progettato e realizzato il computer, allora anche il cervello umano è stato a sua volta progettato?

Gli scienziati che respingono il concetto di un Dio creatore sono d’accordo nel fatto che tutti gli esseri viventi mostrano l’evidenza di un progetto; accettano l’argomento del Paley, che dice che “tutto fu progettato”, ma non accettano il Progettista di Paley.


Ad esempio, il dott. Michael Denton, medico scienziato non cristiano con una laurea in biologia molecolare, conclude che “l’universalità della perfezione e il fatto che dovunque guardiamo, non importa quanto profondamente o quanto lontano, troviamo un’eleganza ed una ingenuità di una qualità trascendente che mitiga contro l’idea che tutto è il risultato del caso. 
A fianco del livello di ingenuità e complessità esibito dalle “macchine” molecolari della vita, perfino i nostri manufatti più avanzati sembrano malfatti.
Ci sentiamo umiliati, tanto quanto si sentirebbe l’uomo neolitico alla presenza della tecnologia del ventesimo secolo, sarebbe illusorio pensare che ciò che vediamo nel presente superi di una sola frazione la totalità del disegno biologico. 
Praticamente in ogni settore di ricerca biologica fondamentale i livelli di progettualità e di complessità si rivelano più sofisticati man mano che si scoprono, sempre a una frequenza che aumenta parallelamente“.


Il dott. Richard Dawkins dell’Università di Oxford è ormai fra i protagonisti più notevoli della Teoria dell’evoluzione nel mondo intero, risultato della pubblicazione dei suoi libri, incluso “L’Orologiaio cieco”.

Questi afferma di poter dimostrare falsa, una volta per sempre, la nozione di un Dio Creatore, ma, volendo difendere la teoria moderna dell’Evoluzione, dice: “Abbiamo visto che gli esseri viventi sono troppo improbabili e troppo ben disegnati perché siano il risultato del caso“.

Senza dubbio anche l’ateo più convinto concorda che è evidente un “progetto superiore” negli animali e nelle piante del nostro pianeta. 
Allora, se molti scienziati respingono il “caso” nel progetto, con chi o con che cosa si può sostituire questo “caso” se non si accetta il Dio creatore? 

Può accadere in un istante o dopo un’attesa di alcuni mesi, ma ben presto mi troverò alla presenza del Signore, in Paradiso.  

Allora in un battibaleno tutte le cose appariranno sotto un’altra prospettiva.

Improvvisamente le cose a cui avevo dato importanza: gli impegni dell’indomani, i piani per il servizio della mia chiesa, il successo o il fallimento nel piacere al mio prossimo, etc., non avranno più valore.

Le cose alle quali avevo dato appena un po’ di considerazione: la testimonianza sul Cristo ai miei vicini di casa, i momenti (per quanto brevi) di fervida preghiera per il lavoro del Signore nelle terre lontane, la confessione e l’abbandono di quel peccato segreto, etc., mi appariranno reali e durature.


Cinque minuti dopo il mio arrivo in Cielo sarò conquistato dalla verità che avevo conosciuta, ma in realtà mai afferrata; comprenderò il fatto che sono in Cristo sarà la cosa più importante con Dio, e che quando ero in giusto rapporto con Lui facevo le cose che Gli piacevano.

Mi renderò conto che è importante, non quanto ho dato, ma come ho dato… e quanto ho trattenuto.

In Cielo desidererò con tutto il cuore di poter riavere una millesima parte del tempo che mi sono lasciato sfuggire di mano, di richiamare le innumerevoli conversazioni nelle quali avrei potuto glorificare il mio Signore e non l’ho fatto.


Dopo cinque minuti dal mio arrivo in Cielo, credo che bramerò con tutto il mio cuore d’aver impiegato il mio tempo più fedelmente alla lettura della Bibbia e alla preghiera, e che io avessi conosciuto Dio quando ero ancora sulla Terra, così come Egli desiderava che Lo conoscessi.

Migliaia di pensieri si affolleranno alla mia mente e, per quanto sopraffatto dalla grazia che mi dà accesso alla Patria celeste, mi interrogherò su quello che avrò vissuto di inutile.

Desidererò… se in Cielo si può desiderare… ma sarà troppo tardi.

Il Cielo è reale e anche l’Inferno è reale, e l’eternità è solo alla distanza di un soffio.

Presto saremo alla presenza del Signore, colui che asseriamo di servire.

Perché allora dovremmo vivere come se la Salvezza fosse un sogno, come se non avessimo piena conoscenza?

“Chi conosce il bene, e non lo compie, è colui che pecca“.

Forse c’è ancora un po’ di tempo, un nuovo inizio si apre davanti a noi.

Che Dio ci aiuti a vivere nella luce di un vero domani! 

Il Dio d’Israele si rivela al suo popolo, ed oggi, anche a noi Gentili (non ebrei), come il solo e vero Dio che si prende cura di coloro che si affidano a Lui. 


Il Buon pastore
In tutta la Sacra Scrittura ci viene rivelato Dio che ama, che viene incontro alla condizione di fallimento dell’umanità e che si distingue dagli antichi e moderni falsi dei.

L’apice di tale dimostrazione di amore è raggiunto con la venuta, l’incarnazione, la morte e la resurrezione del Figlio di Dio Gesù Cristo.


Il Salmo 22(23) è a tutti famigliare: il suo messaggio consolatorio e ben noto persino tra i non credenti.

Questo Salmo fu scritto dal re Davide ed il suo passaggio più famoso è contenuto nel versetto di apertura: “Il Signore è il mio pastore: nulla mi manca“.

Questa breve affermazione ci offre un’altra riflessione sul carattere e sulla natura di Dio: la prima parte del versetto, in ebraico, è “Yahweh-Raah”, che significa il Signore Dio è il mio pastore; quindi, continua con un’immagine idilliaca del gregge tranquillo, senza mancamento di acqua e di erba, senza preoccupazione, né paura.

In abbinamento a questa immagine vi è il passo del profeta Isaia che descrive un gregge formato anche di agnelli fragili, deboli ed instabili; alcune pecorelle hanno difficoltà a camminare, altri soffrono; alcune pecore sono gravide ed altre ancora sono occupate per gli agnellini irrequieti: “Come un pastore Egli pascerà il suo gregge; raccoglierà gli agnelli in braccio, li porterà sul suo petto e condurrà le pecore che allattano” (Isaia 40:11).


In questi versetti Dio ci mostra una caratteristica della sua personalità, la quale desidera ci sia anche nei suoi ministri.

Cosa che nel corso dei secoli è venuta a mancare anche nell'antico popolo di Dio, come vediamo in Ezechiele 34:4 “Voi non avete rafforzato le pecore deboli, non avete guarito la malata, non avete fasciato quella che era ferita, non avete ricondotto la smarrita, non avete cercato la perduta, ma avete dominato su di loro con violenza e con asprezza“.

In Ezechiele 34:6 “Le mie pecore si smarriscono per tutti i monti e per ogni alto colle; le mie pecore si disperdono su tutta la distesa del paese, e non c’è nessuno che se ne prende cura, nessuno che le cerchi!“.

In Geremia 50:6 “Il mio popolo era un gregge di pecore smarrite… avevano dimenticato il luogo del loro riposo“.

Ed ancora Isaia 53:6 “Noi tutti eravamo smarriti come pecore...“.


In quest’ultimo versetto, il “noi tutti” è riferito anche a me e te, che apparteniamo al gregge del Signore, ci siamo noi, i nostri fratelli, i nostri conduttori; ci sono credenti giovani che continuano ad inciampare ed a cadere; altri rallentano il loro cammino per portare i più giovani; altri sono ammalati, hanno bevuto acqua contaminata dalla fonte di qualche falso pastore; altri ancora se ne vanno in giro feriti; altri sono rimasti storpiati a causa dei vizi e delle concupiscenze; altri sono nudi, sono stati tosati da falsi pastori…

Tutte queste pecore malate e spezzate sono state riportate nel gregge dal Pastore stesso: Gesù (il capo della Chiesa); le ha dovuto prenderle, caricarle sulle sue spalle e riportarle al gregge.

Questo è il ruolo e la caratteristica del nostro grande Pastore, una caratteristica che giustamente gli da il titolo di Buono; come dice in Ezechiele 34:11-16 “Infatti, così dice Dio, il Signore: Eccomi! Io stesso mi prenderò cura delle mie pecore ed andrò in cerca di loro; come un pastore va in cerca del suo gregge il giorno in cui sarà tra il suo gregge disperso, così io andrò in cerca delle mie pecore e le condurrò da tutti i luoghi dove sono state disperse in un giorno di nuvole e di tenebre. 
Io le pascerò in buoni pascoli ed i loro ovili saranno sugli alti monti d’Israele; esse riposeranno là in buoni ovili e pascoleranno in grassi pascoli sui monti d’Israele.
Io stesso pascerò le mie pecore, io stesso le farò riposare, dice Dio, il Signore.
Io cercherò la perduta, ricondurrò la smarrita, fascerò la ferita, rafforzerò la malata…
Io salverò le mie pecore ed esse non saranno più abbandonate alla rapina; giudicherò tra pecora e pecora.
Porrò sopra di esse un solo Pastore che le pascolerà: il mio servo Davide; egli le pascolerà, egli sarà il loro pastore“.

Ancora una volta Dio parla chiaramente della necessità di un vero pastore che vigili sul suo popolo.

Naturalmente in Cristo Dio ha realizzato e realizza continuamente, anche questa sua promessa.

Gesù è il Buon Pastore che nutre e protegge il suo gregge.

Questa è una profezia che si realizza spiritualmente in Cristo e che si realizzerà materialmente per il popolo d’Israele, alla Resurrezione dei giusti.

Tutti coloro che hanno ricevuto una vita nuova in Gesù Cristo possiedono la cittadinanza celeste e, di conseguenza, sono diventati stranieri in questo mondo. 


Accogliere Gesù
Sono pellegrini di passaggio e aspirano alla patria eterna dove il Signore li attende.

Un tempo anche Lui era qui, tra di noi, mandato dal Padre per riscattare l’umanità perduta.

Il Vangelo di Giovanni ci riporta così: “La vera luce che illumina ogni uomo veniva nel mondo.

Egli era nel mondo; e il mondo fu fatto per mezzo di Lui, ma il mondo non l’ha conosciuto” (1:9-10).

Continuando a leggere il seguito del passo, ci scontriamo con qualcosa di completamente fuori dalla norma: “E’ venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto…” (Giovanni 1:11).


In tutte le culture del mondo, il rientrare a casa, a casa propria, è generalmente sempre vincolato al calore famigliare, alla sicurezza, all'amore e all'affetto.

Gesù, però, non fu accolto così, e questo proprio “in casa sua”.

Era venuto nel mondo, creato da Lui stesso, in mezzo al suo popolo eletto, Israele. 

Tutta la Legge, la religione e la tradizione di quella nazione si protraeva verso il Messia che attendevano.

Adesso che era arrivato, non lo riconoscono, non lo ricevono, anzi, lo rifiutano.

Infatti, il suo parlare è “nuovo”, estraneo alla dottrina abituale.

Il suo agire mette in crisi i devoti e i capi religiosi; questo “straniero” meraviglia e fa arrabbiare.


Ma, ai nostri tempi, come è accolto il Signore Gesù?

Che cosa impedisce all'uomo moderno di riconoscere Gesù come signore della sua vita?

Un’immagine distorta della sua persona, della sua divinità e della sua opera di Salvezza si è insinuata in molte menti e in molti cuori delle persone di oggi; Gesù, per molti, è ancora uno straniero.

Il Vangelo di Giovanni continua: “Ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto, Egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli, cioè, che credono nel suo Nome, i quali non sono nati sa sangue, né da volontà di carne, ne da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio” (Giovanni 1:12-13). 


Alcuni sono nati in seno a una comunità cristiana e, così, per tradizione, fanno parte della Chiesa.

Si sente dire: “Siamo sempre stati una famiglia cristiana…“, ma dov'è la relazione intima e personale con Gesù?

Altri si sono fatti convincere sotto l’impulso emotivo in una particolare occasione ad accettare Gesù per alzata di mano, ma passata l’euforia del momento ritornano nella loro vita di sempre.

I più intenzionati si sono voluti impegnare con i loro studi di teologia e conoscenza delle dottrine cristiane, tanto che il loro sapere è ammirato e richiesto.

Ma è Gesù veramente nei cuori di questi?

Nascono da Dio solo quelli che ricevono e accolgono Gesù nei loro cuori, così come ci viene offerto da Dio, dietro un vero pentimento e ravvedimento; perché Dio, che scruta i cuori, vede quali sono le nostre intenzioni e le nostre motivazioni.

Perché il tema aborto dà alla testa a un giovane medico dell’ospedale di Monza al punto da venire alle mani con dei vecchietti pro life che manifestano pacificamente? 


Qualcosa di poco bello sta succedendo alla società

Quattro vecchietti davanti all'ospedale San Gerardo di Monza. 
Pregano e inalberano cartelli ostentando opposizione all'aborto. 
E va bene, questo è uno stile pro life che anche a molti pro life non piace. 
Ma tu sei un medico. Un giovane medico trentenne che ti avvicini a questi quattro vecchietti, ti metti a gridargli addosso. 
Finché non venite alle mani e finite al pronto soccorso. 
Adesso siamo alle denunce e contro denunce.

Ma scusa, vieni alle mani con dei vecchietti? Non è che ci vuole molto a capire che c’è tanta gente – compreso il sottoscritto – che considera questo stile di manifestazioni pro life davanti agli ospedali per niente convincente. Perché? Non c’è bisogno che te lo spieghi. Lo porta con sé l’evidenza.

Il problema è che azzuffarsi con un vecchietto rivela una intolleranza molto seria. E per di più sei un medico! Chiaro che il tema aborto è qualcosa che ti dà alla testa. Ma se ti imbattessi in corsia con un pro life come paziente cosa devo pensare possa accadere?

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Maschere di carnevale


Una brutta caratteristica della società di oggi è che la maggior parte delle persone assorbe facilmente quello che viene proposto, presentato, o pubblicizzato, su mode, tendenze, usi, costumi, feste, eventi, etc..

Il comune denominatore però deve essere lo svago, il divertimento, o qualcosa che porta all'alienamento dal negativismo della monotona vita di ogni giorno, o dalla mancanza di obbiettivi e aspirazioni.

Nella maggior parte di questi casi si riscontra poco interesse e mancanza di desiderio di voler vedere a fondo quello che sta “dietro le quinte”, o di approfondire un eventuale significato storico e culturale di un evento, ricorrenza, o festa che si presenta apparentemente piacevole.


Con queste caratteristiche possiamo benissimo catalogare il Carnevale dei nostri giorni, che, probabilmente, risale ai tempi degli Egiziani, i quali festeggiavano i loro riti religiosi, cantando e facendo sfilare buoi per sacrificarli al dio Nilo.

Anche al tempo dei Greci si celebrava una festa simile, per ricordare il dio del vino, Dionisio (possiamo immaginare tali svolgimenti, dato che si trattava del dio del vino), arrivando ai “saturnali” dei Romani che, presumibilmente, hanno contagiato la “chiesa cristiana”.

I saturnali duravano circa 7 giorni e, in quel periodo, i romani si lasciavano andare ad ogni tipo di dissolutezza, bevendo e scambiandosi i ruoli, ballando in onore del dio Saturno.


Con questa riflessione, vogliamo evidenziare, in breve, lo spirito (le caratteristiche) del Carnevale, rilevando la gravità e l’immoralità di cui esso è promotore.

Bisognerebbe pure soffermarsi e riflettere su cosa si somministra anche a quei bambini che inconsapevoli accolgono ogni sorta di deliziosa “spazzatura”, perché permessi (anche per ignoranza) dai propri genitori (considerati anche credenti cristiani).


I bambini (che sono abbastanza intelligenti), se comprendessero veramente il significato del festeggiamento del Carnevale non vi aderirebbero molto volentieri, anche per quello che è stato originariamente; purtroppo anche loro subiscono con leggerezza l’influenza dell’ignoranza collettiva.

Molti genitori parlano di perbenismo, di buona educazione, di sani principi morali, della tradizione che accompagna la loro “fede”, ma, proprio in questi, si trova molta incoerenza nella loro vita, adeguando la loro personale valutazione e modo di pensare alla massa corrente e non a quello che insegna la Parola di Dio, base del cristianesimo.

Possiamo definire (giusto in tema) che indossano un vestito di Carnevale.


Non si può stare sempre zitti e dare tutto per scontato davanti a tutta questa superficialità.

Si potrebbe fare di più per estirpare quelle “radici velenose” che sono state trapiantate dentro il cristianesimo: tradizioni nelle tradizioni, che mostrano apparentemente una bella piantina, ma… velenosa.

Il nostro Signore Gesù rilevava nei Farisei i loro difetti e la loro doppiezza, che si manifestava nel loro modo di essere religiosi: una coppa splendente di fuori, ma l’interno pieno di rapina e malvagità (Luca 11:39).


Il nostro Signore Gesù ci mostra anche la realtà in cui stiamo vivendo (di cui il Carnevale è una delle tante e più evidenti), e chiama i credenti a collaborare con Lui per portare la luce della verità in mezzo all'ignoranza e all'ipocrisia.

Anche Dio ha istituito delle feste per il Suo popolo (come possiamo riscontrare nell'Antico Testamento) non per mero divertimento, o per incoraggiare le ubriachezze, le gozzoviglie ed altre cose peccaminose, ma per ricordare e gioire delle Sue liberazioni, per apprezzare la Sua provvidenza e la Sua fedeltà; un’occasione per rallegrarsi e festeggiare con tutto il cuore, in semplicità e senza ipocrisia.

Un mandriano di buoi africano

La storia vera di Mohammed. 

Questa storia è vissuta in Nigeria, a Zaria, un villaggio di etnia Fulani, popolo di pastori e allevatori nomadi. Ad essi si attribuisce l’introduzione e la diffusione dell’Islam nell'Africa occidentale. Tuttavia, insieme all’Islam convivono in quelle terre altre pratiche come l’animismo, lo spiritismo e la stregoneria.

Mohammed racconta la sua storia. 
Secondo l’usanza del mio popolo (i Fulani), dato che ero il più giovane della famiglia, dovevo essere il primo ad alzarmi presto la mattina per svolgere i miei lavori quotidiani: mungevo le mucche, scioglievo i vitellini, perché andassero dalle loro mamme, poi le portavo al pascolo. 

Io amavo moltissimo mio padre e mi piaceva fare tutto quello che lui faceva, perfino quando pregava io pregavo insieme a lui. 
Ero determinato a compiacere mio padre e Dio. 
Questa determinazione cresceva man mano che diventavo grande. 
Intorno ai 14 o 15 anni d’età, feci una richiesta a mio padre, quella di ricevere una buona istruzione, desideravo frequentare una scuola araba per imparare il Corano. 

A mio padre piacque la mia richiesta e mi mandò nella città di Bauchi, dove frequentai la scuola di un certo Sheik Ibreim. 
Per tre anni studiai i principi fondamentali e gli aspetti pratici della religione islamica. 
Poi mi trasferii nella città di Gombe, dove passai due anni approfondendo gli studi sull'Islam per imparare a interpretare il Corano. 

Poi trascorsi altri due anni a Maiduguri, dove continuai i miei studi sul Corano. 
Quando arrivai a Zaria, ero in grado di leggere e scrivere l’Arabo.  
Mi fermai un anno a Zaria per seguire altri studi approfonditi sul Corano (a quel tempo avevo 22 anni). 
Quindi iniziai a cercare un modo per andare in Arabia Saudita perché desideravo seguire gli studi di 
livello avanzato. 

Fu allora che mio padre mi mandò a chiamare.  
Mio padre mi disse che era meglio che restassi a casa, mentre cercavano le finanze per mandarmi a studiare in Arabia Saudita.  
Mi disse anche che sarebbe stato opportuno che mi sposassi prima di partire per un altro paese. 
Rimasi a casa per un anno e ripresi a fare il mandriano.  
Diventai anche la guida spirituale e insegnante della mia comunità.

Un giorno, dopo aver portato il bestiame al pascolo e recitato le preghiere della sera, mentre eravamo seduti a tavola per la cena, mio padre manifestò la preoccupazione per il fatto che non ero ancora sposato. 
Ma io sentivo che la cosa più giusta per me era quella di andare in Arabia Saudita per completare i miei studi islamici prima ancora di sposarmi. 
Dissi a mio padre che volevo conoscere Allah più profondamente: questo era il desiderio del mio
cuore.  
Mio padre rispose: “Non posso certo biasimarti per questa decisione, ma l’Arabia Saudita è molto lontana e tua madre ha paura di non vederti più tornare. Comunque ne riparliamo domani”.

Andai a dormire e quella notte ebbi un incubo: sognai che alcuni individui vestiti di nero mi assalivano, mi inseguivano e mi tormentavano. 
Mi svegliai gridando aiuto. 
Dopo aver fatto quel sogno non riuscii più a dormire quella notte, rimasi seduto sul letto fino al sorgere del sole. 
Pensai di parlare del sogno a mio padre, ma poi lasciai perdere. 
Quella mattina non volli andare da nessuna parte e rimasi a casa. 
 La giornata trascorse e, dopo le preghiere della sera, ci sedemmo per cenare e parlare come facevamo di solito. Dopo ciascuno andò a letto.

Non appena mi addormentai feci di nuovo un sogno: uomini incappucciati mi assalivano, ma all'improvviso una grande luce sfolgorò e quegli uomini fuggirono.
Poi un uomo vestito di bianco venne da me (da lui proveniva quella luce). 
Io ero a terra e l’uomo splendente mi porse la sua mano e mi rialzò. 
Poi mi domandò: “Figlio mio, cosa fai qui?”. 
Risposi: “Non lo so”. Mi domandò ancora: “Vuoi che ti porti a casa?”. Risposi  di  si. 
E così l’uomo vestito di bianco mi accompagnò nel cammino verso casa.  

Prima  di svegliarmi sentii la sua voce  che mi diceva: “Ti amo, figlio mio!”. 
Poi mi svegliai tutto spaventato e sudato, così come era avvenuto per il primo sogno. 
Mi chiedevo chi poteva essere l’uomo vestito di bianco, perché mi aveva soccorso, e perché mi aveva detto quelle parole!? 
Decisi di parlare con mio padre del sogno. 
Quando glielo raccontai la sua reazione fu immediata: “Preparati", mi  disse, "andiamo  dal  dottore  locale” (in  realtà  era  uno stregone). 

Giunti sul posto, lo stregone eseguì un rituale recitando qualche frase, ponendo sulla mia fronte un’oggetto e facendolo girare sulla fronte stessa. 
Poi disse a mio padre: “Tuo figlio è sotto l’influsso di un maleficio delle streghe. Hai fatto bene a portarlo qui altrimenti entro due giorni sarebbe morto”. 
Continuò dicendo: “Adesso ci penso io. Vedi questo?", disse, mostrandogli qualcosa, “strofinalo sulla sua testa prima di andare a letto, poi macina questo e usalo come incenso da mettere di notte nella sua camera. Se piace agli dei, questo terrà lontano i sogni e tuo figlio non ne farà più”. 

Tornammo a casa e poi, quando fu il momento, andai a dormire e tornai a sognare. 
Mi svegliai di soprassalto e andai subito da mio padre a raccontargli quello che mi era successo. 
Gli narrai il sogno dicendogli che stavo per cadere in un grande fosso e degli spiriti maligni si erano avvicinati a me. 
Uno di loro aveva lunghi denti affilati e artigli; mi disse di saltare oltre il fosso altrimenti un leone mi avrebbe ucciso. 
Stavo per saltare oltre il fosso quando è apparso un uomo vestito di bianco.

Allora, mio padre mi domandò: “Un uomo vestito di bianco?. 
“Si", risposi, “lo stesso che mi aiutò nell'altro sogno”. 
“In che modo ti ha aiutato?”, domandò ancora.
“Mi ha chiesto se volevo ritornare a casa e gli ho detto di si”, risposi, “poi mi ha chiesto se volessi il suo aiuto e gli ho detto si, poi ha allungato la sua gamba verso il fosso e il buco si è chiuso completamente. 
Mi ha riportato a casa e mi ha detto che mi amava. Poi è andato via". 

A questo punto mio padre mi domandò: “E gli spiriti maligni?”. 
Risposi: “Quando lo hanno visto sono spariti”. 
Mio padre mi disse: “Torna a dormire adesso, il sogno è finito”. 
“Ma io ho ancora paura, papà!", gli dissi. 
E mio padre: “Perché hai paura di un sogno, figlio mio?”. 
“Papà, non era solo un sogno!”, risposi. 
“Continua a usare la pozione dello stregone", disse mio padre, "e se il sogno si ripresenta, domani andremo da un altro stregone. Va bene? Adesso vai a letto”. 

La notte seguente ebbi un altro sogno, e per sei notti di fila continuai a fare strani sogni.
L’uomo vestito di bianche vesti splendenti era sempre lì presente a difendermi da ogni attacco
degli spiriti maligni. 
Alla fine di ogni sogno mi parlava dicendo: “Ti amo, figlio mio! Ti amo, figlio mio, ti amo!”. 
Fu allora che riconobbi l’uomo del sogno: era il profeta Isa, colui che i cristiani chiamano Gesù Cristo. 
 
Dopo di ciò ebbi l’ultimo sogno definitivo: Camminavo, poi andai a sedermi per terra con le spalle poggiate al fusto di un albero. 
Presi da terra un libro, lo sfogliai e poi lo riposai per terra. 
Poi presi un altro libro da terra, più spesso del primo e cominciai a sfogliarlo. 
In quel momento si avvicinò l’uomo vestito di bianco splendente, il quale mi domandò: “Cosa stai leggendo, figlio mio?”. 
“Non lo so", risposi, "non  riesco  a  capirlo”. 
“Vuoi  che  ti  aiuti?”, mi  domandò. “Si, volentieri”, risposi. 
“Mohammed", mi disse, "questo libro è da parte di Dio, esso contiene l’autentica Parola di Dio, tutti questi versetti sono la Parola di Dio”. 

Continuò dicendo: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi ed aggravati, ed io vi darò riposo. 
Prendete il mio giogo su di voi e imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore, e in me troverete riposo”. 
“Hai mai sentito parlare della Via, la Verità e la Vita?”. 
“No, mai!”, risposi. A questo punto lui mi disse: “Io sono la Via, la Verità e la Vita; nessuno può venire al Padre se non per mezzo di me”. 
Gli domandai: “Chi sei tu?”. “Tu mi conosci come il profeta Isa", rispose.  
Sono venuto per darti la Vita eterna, se mi accetti come tuo Signore e Salvatore, diventerai  un figlio di Dio”. 

Gli domandai: “Dio ha dei figli?”. 
“I figli di Dio sono nati dal suo Spirito", mi disse, "non dalla carne. Credi tu in Dio?”. 
“Si", risposi, "io credo in Dio!”. “Credi anche in me!", mi disse, "in questo mondo avrai tribolazioni, ma fatti animo, io ho vinto il mondo. Vuoi ricevermi nella tua vita?”. 
“Si", risposi, "voglio riceverti”. 
Allora, Gesù mi tese la mano e afferrò la mia mano rialzandomi da terra. 
Qui terminò il sogno. 

Quella mattina decisi di fare visita a Jonathan, un cristiano del villaggio vicino: volevo condividere le mie preoccupazioni con lui perché sapevo che era una brava persona e sentivo che potevo fidarmi di  lui. 
Jonathan ascoltò tutto quello che avevo da dirgli, poi mi fece incontrare con un Pastore il quale, quando mi vide, mi chiese di raccontargli i sogni. 
E così gli dissi che avevo fatto dei sogni terrificanti, nei quali c’erano delle persone vestite di nero che
mi tormentavano, ma in un sogno avevo visto un uomo vestito di bianco che si avvicinava a me, dicendomi di essere il profeta Isa. 
Costui mi ha detto anche che è la Via e che non c’è nessun altra via all'infuori di lui. 
Poi mi ha chiesto di accettarlo nella mia vita”. 

Il Pastore, dopo aver udito il racconto dei miei sogni, mi disse: “Vuoi accettare l’invito che ti è stato fatto nel sogno e mettere la tua fede in Lui?”. 
Risposi di si con un cenno del capo. 
“Allora lascia che ti guidi in una preghiera, per aiutarti a trovare pace, ripeti dopo di me: Io Mohammed, ricevo Isa come mio Signore e Salvatore!”. 

Così accettai Gesù Cristo come mio Signore e Salvatore, chiedendo perdono a Dio per tutti i miei peccati. 
Quando finita la preghiera, aprii gli occhi, sentii una pace e una gioia mai provate prima. 
Tutte le mie paure e ansietà erano andate via, erano rimaste solo pace e gioia. 
Subito sentii lo Spirito di Dio che mi spingeva a tornare a casa per raccontare alla mia famiglia del dono della grazia di Dio che avevo ricevuto e ciò che era accaduto nella mia vita. 

Quando mio padre udì la mia testimonianza e la mia scelta di seguire Cristo, disse: “Che cosa? Forse sto sognando! Mio figlio è diventato cristiano? Il mio figliolo musulmano è diventato un infedele? Qualcuno mi svegli, non lo permetterò!”. 
Una settimana dopo mio padre mi chiamò in giudizio per scoprire cosa fosse successo. 
Si era accorto che leggevo la Bibbia e che non frequentavo più la moschea. 
Mi disse: “È la prima volta che nella nostra famiglia accade una cosa come questa e non deve succedere
mai più! Ti do due possibilità: o rinneghi Gesù o lasci questa casa per sempre”. 

Gli risposi: “Tu sei mio padre, io ti voglio bene e ti onoro, e non vorrei mai fare qualcosa che possa
ferirti, ma continuerò a seguire quella che so di essere la verità. 
Continuerò a essere cristiano finché Gesù mi mostri dove andare”. 
Quando mio padre mi vide determinato nella mia decisione, incitò tutti i miei parenti ad escludermi e a  trattarmi come un cane randagio. 

Passarono molti mesi e un giorno trovai davanti alla porta di casa mia mio padre e con lui c'erano tante altre persone che si erano radunate proprio per me, e uno di loro versò del veleno in una scodella. 
Poi mio padre mi ordinò di bere. 
Io gli domandai: “Padre, vuoi veramente che io beva questo veleno?”. 
“Zitto e bevi!”, fu la sua risposta. 
“Posso chiederti un  favore?”, domandai. 
“Che tipo di favore?”, mi  domandò.  
“Permettimi di fare una preghiera", dissi. 
“No!”, rispose, mentre qualcuno intorno rideva. 
Poi ci ripensò e mi disse: “Va bene, fa pure la tua preghiera”. 

Allora, sollevai in alto la scodella e dissi: “Profeta Isa, tu sai che sto bevendo questo veleno a causa tua; la mia vita è nelle tue mani”. 
Quindi bevvi interamente quella bevanda. 
Poi mio padre mi disse: “Vai a distenderti nel tuo letto”. 
Mio padre e i miei parenti, dopo essersi consultati, avevano deciso che una volta morto, avrebbero gettato il mio corpo nel fiume. 
Stavano tutti fuori in attesa di vedere la mia morte. 

Così entrai dentro e mi addormentai, ma non mi accadde nulla. 
Più tardi mi alzai con una forte nausea, uscii fuori e vomitai, poi tornai nella mia camera e mi  addormentai profondamente. 
Non mi accadde nulla. La mattina seguente fui il primo a salutare mio padre. 
Lui fu molto rattristato per il fatto che non ero morto. 
Immediatamente scrisse un verbale all'autorità islamica incitandola ad arrestare la persona che mi  aveva influenzato a diventare cristiano. 

Il giudice superiore stabilì il verdetto: dovevo essere giustiziato con un colpo di pistola. 
Quella notte stessa mio padre riunì tutti i parenti dicendo loro che io dovevo essere mandato via il mattino seguente; però voleva essere sicuro di una cosa: che quando io me ne sarei andato, dovevo essere seguito, poi fermato e ucciso. 

La mattina seguente mio padre mi chiamò e mi disse: “Vai a vivere dove vuoi e con chi vuoi, ma non tornare mai più a vivere qui con noi”. 
Mi girai per andarmene, ma dopo un attimo mio padre mi disse: “Dammi i pantaloni e le scarpe!”. 
Ubbidii e me ne andai. 
Non feci molta strada quando all'improvviso fui colpito da una freccia avvelenata. 
Caddi a terra contorcendomi dal dolore. 
Il dolore era così forte che stavo per svenire. 
Sapevo che dovevo togliere quella freccia dal mio fianco e che se non l’avessi tirata fuori completamente sarei morto. 

Quando riuscii a rimuoverla iniziai a perdere molto sangue dalla ferita. 
Allora Dio mandò in mio aiuto un cacciatore del villaggio di Jonathan che stava andando a caccia proprio dalle parti di casa mia. 
Costui aveva sentito parlare di me e delle persecuzioni che avevo dovuto sopportare. 
Quindi, mi prese e mi trascinò sulla strada principale, dove subito dopo dopo passò un automobilista, il quale mi portò presso un costoso ospedale della zona, e lì subito fui operato. 

La comunità cristiana del villaggio di Jonathan pagò tutte le spese dell’ospedale e rimasi lì per un mese di convalescenza. 
Dopo andai a vivere nel villaggio di Jonathan, dove rimasi per un anno e mezzo. 
Quando mio padre scoprì dove mi trovavo, lo comunicò alla corte di giustizia islamica. 
Mi presero e così passai sei mesi in prigione, poi fui mandato a casa con una scorta della polizia. 

Appena arrivai al villaggio, mio padre radunò tutti i paesani e li incoraggiò ad essere
gentili con me e a trattarmi bene, in modo da farmi dimenticare la mia fede cristiana, inoltre,
come ricompensa, se avessi rinunciato a Cristo, promise di restituirmi le mie mandrie e di
pagare la dote per tre mogli. 
Promise pure che avrebbe gettato il passato alle spalle. 

Così per sette mesi ripresi a fare il mandriano. 
I miei parenti pensavano che le cose erano tornate alla normalità, ma io sapevo che la mia fede stava morendo lentamente. 
Mi resi conto che mio padre e i miei parenti stavano cercando di allontanarmi dal mio Dio e che dovevo prendere una decisione ferma. 

Un giorno mio padre mi disse: “Vorrei parlarti della donna che sposerai, ho finito tutti i preparativi”. Risposi: “Padre, voglio ringraziarti per tutto quello che stai facendo per me, ma ciò di cui ho bisogno va al di là di una sistemazione e di una moglie”. 
Lui mi domandò: “Qual è questo bisogno, figlio mio?”. 
“Padre", risposi, "il mio è un bisogno che solo Gesù può soddisfare”. 
“Dimmi, cosa ti può dare Gesù che io non posso darti?”. 
“Padre, tu puoi darmi la vita eterna?”. 
Al che mi rispose: “No, non posso”. 
"Allora", gli dissi, “se tu non puoi darmi la vita eterna, io non posso lasciare Gesù”. 

Così andai via di casa e andai a vivere per tre anni a Jos. 
Non rimasi in contatto con nessuno dei miei familiari durante quel periodo. 
Un giorno ricevetti un messaggio da casa: mio padre era in ospedale e voleva vedermi. 
Andai a trovarlo e mi sedetti accanto al suo letto, aveva gli occhi chiusi, lo toccai dicendo: “Padre!”. 
“Figlio mio!”, fu la sua risposta. 
Gli domandai: “Mi hai mandato a chiamare?”. 
Senza indugi mi disse: “Perdonami, figlio mio!”
“Perdonarti?”, domandai meravigliato. 
“Ti ho maltrattato ingiustamente e tu non hai mai detto una sola parola”. 
“Papà", gli dissi, "io ti ho già perdonato da molto tempo!”. 
“Ma io non ti avevo mai chiesto perdono!”,  disse.  
“La Bibbia ci insegna a perdonare”, gli dissi. 

“Figlio mio, aggrappati a questo Dio che tu conosci con tutte le tue forze!”. 
Gli dissi: “Padre, Lui può diventare anche il tuo Dio!”. 
Sorpreso, mi domandò: “Il  mio Dio? Non capisco!”. 
“Cosa  non  capisci,  padre?”. 
E lui: “Quale Dio potrebbe mai accettarmi dopo tutti i peccati che ho commesso?”. 
Risposi: “Egli è un Dio d’amore, ma c’è solo bisogno di una cosa”. 
Mi  chiese:  “E quanto costa?”.
“Nulla”, risposi, "è un regalo!”. “Che tipo di regalo?”, domandò. 
“È un dono fatto per mezzo di Gesù Cristo, suo Figlio”, gli  dissi, "accettalo nella tua vita e lui diventerà il tuo Salvatore e ti darà la Vita eterna. Vuoi accettare questo dono, padre?”. 

“Si", rispose, "vorrei ricevere questo dono”. 
“Allora preghiamo", gli dissi, "ripeti con me: Signore Gesù Cristo, io vengo davanti a te per chiederti di perdonare tutti i miei peccati e di diventare il mio Dio e il mio Salvatore. Amen”. 
Mio padre ripeté le mie parole, poi gli dissi: “Adesso lascia che io preghi per la tua guarigione!”. 
“Non pregare per la mia guarigione, figlio mio”, mi disse. 
“Perché no, padre? Egli è il Dio che ci guarisce”. 
“Io non voglio essere guarito, figlio mio", mi disse, "ora sono pronto per andare ad incontrare Gesù”. 

Dopo tre ore da quella preghiera, mio padre morì, ma il suo cuore era stato riempito di pace e di gioia: egli sapeva che stava andando alla presenza di Gesù.  
La nostra riconciliazione cancellò tutte le sofferenze passate, Dio le spazzò via completamente. 

E tu, caro amico o amica, sei pronto a ricevere il perdono dei tuoi peccati?
Ascolta: Dio è Dio di consolazione e di speranza, Lui è fedele, Dio di verità e giustizia, Egli è la Via, la Verità e la Vita, e solo per mezzo di Lui possiamo ottenere la Vita eterna. 
Preparati a pentirti e a riceverlo nel tuo cuore, lascia che Lui diventi il tuo Signore e Salvatore. 
Sei pronto a pentirti e a ricevere Gesù Cristo come Signore e Salvatore? 
Lui è sempre pronto e ti sta aspettando, rivolgiti a Lui ora!
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