Il Blog di Incontrare Gesù

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Un'altro affondo nell'aperta ferita della Somalia. 

Secondo un rapporto del Human Rights Watch (HRW) (l’Organizzazione internazionale per il controllo del rispetto dei diritti umani) nel corso degli ultimi due anni al-Shabaab, il gruppo fondamentalista islamico somalo che controlla molte parti del sud e del centro della Somalia, ha rapito un numero senza precedenti di bambini per costringerli a combattere.
L’uso di bambini come soldati non è un fenomeno nuovo in Somalia.
Tuttavia, secondo il rapporto rilasciato da HRW, quello che colpisce è l’aumento incredibile di violenza e di reclutamento forzato da parte di al-Shabaab a partire dal 2010.

I bambini vengono rapiti con la forza non solo dalle loro case, ma anche dalle scuole e dai campi di gioco.
La loro età è compresa fra i 14 e i 17 anni, ma alcuni ne hanno addirittura 10.
I ragazzi vengono spesso mandati al fronte per essere usati come “carne da macello” per proteggere i combattenti adulti, mentre le ragazze vengono usate come “mogli” per i combattenti di al-Shabaab.

Ragazzi soldato somali
Il rapporto è basato sulla testimonianza di 164 colloqui con bambini somali, compresi i 21 che sono scappati dai campi di al-Shabaab, ed anche con genitori ed insegnanti che sono scappati in Kenya.
Un ragazzo di 15 anni, raccontando un episodio accaduto nel 2010, ha detto a HRW che dei suoi compagni di scuola, circa 100 ragazzi, solo due sono riusciti a fuggire, tutti gli altri sono stati uccisi “mentre i soldati più grandi scappavano”.
Più di 70 bambini hanno raccontato che, una volta rapiti, venivano portati in campi di addestramento di al-Shabaab, dove sono rimasti per circa tre mesi, usati come lavoratori domestici.

Veniva insegnato loro anche ad usare le armi e a lanciare bombe a mano.
Mentre erano nei campi, sono stati abusati ed anche costretti ad assistere agli assalti e alle uccisioni di persone che al-Shabaab aveva preso e che considerava nemici.
Anche il governo di transizione somalo è stato criticato per non fare a sufficienza per porre fine all’uso di sodati bambini nelle proprie file e in quelle dei suoi alleati.
Forze alleate al governo di transizione sono riuscite a spingere al-Shabaab fuori dalla capitale Mogadiscio.
Alcuni osservatori affermano che la sua posizione militare di al-Shabaab è stata indebolita dai progressi fatti dalle truppe dell’Unione Africana e dalle forze di Kenya e Etiopia.

Fonte: Human Rights Watch
Quando un grave problema ci piomba addosso, spesso ci rendiamo conto che se fossimo stati un po più accorti ne avremmo colto le avvisaglie, ne avremmo intuito la portata; solo a posteriori riconosciamo che quel particolare non andava trascurato.
È ciò che è successo nel caso della carestia che sta consumando Corno d'Africa, con un solo, chiaro, innegabile segnale: la mancanza di pioggia.
Già a gennaio 2011 gli osservatori internazionali avevano timidamente lanciato l'allarme, ma mese dopo
mese, nella generale indifferenza la siccità ha preso forza, fino a generare la più grave carestia degli ultimi 60 anni.

Intere popola­zioni sono state costrette a spostarsi, e circa 12 milioni di persone oggi sono a rischio di
denutrizione.
Il paese più colpito è la Somalia, dove nel solo mese di giugno circa 20.000 persone hanno abbandonato le province del Basso Shabelle, del Bakool e del Bay per raggiungere Mogadiscio.
Ma molti di più hanno deciso di lasciare il paese per andare nei campi profughi di Dadaab, in Kenya e di Dolio Ado, nei pressi del confine Etiopico.

Solamente a Dadaab sono rifugiate più di 400.000 persone, mentre oltre un milione di somali (circa il 10% dell'intera popolazione) hanno cercato scampo alla carestia in altri Paesi limitrofi, come Tanzania, Uganda, Etiopia, Kenya, Gibuti, Eritrea.
Gli Stati occidentali sembrano ancora una volta impotenti, o indifferenti, di fronte alla catastrofe umanitaria, per cui a gravare sulla crisi non sono solamente le difficoltà e le carenze istituzionali, ma anche la mancanza di linee politiche precise della comunità internazionale, che continua ad agire in modo sconnesso e non coordinato.

Campo profughi di Dadaab
Molte organizza­zioni umanitarie si trovano invece nella dif­ficoltà di operare sul territorio, invischiate in oggettive sfide logistiche, accentuate dall'alto tasso di corruzione.
Spesso le autorità loca­li non sono partner adeguati per la gestione delle risorse finanziarie e degli aiuti.
È necessaria la ricerca di nuove e più efficaci strategie di aiuto che si possano poi tramuta­re in politiche di sostegno allo sviluppo.
Anche se la Commissione Europea ha annunciato un aumento del fondo per la carestia di circa 28 milioni, il rischio concreto è che ancora una volta non si riesca a guardare al di là della mera emergenza.

"La questione legata all'aiuto umanitario nel Corno d'Africa, e in particolare in Somalia, ha sempre rappresentato un terreno scivoloso -scrive il dott. Matteo Guglielmo, autore del libro "Somalia, le ragioni storiche del conflitto" - che ha finito in alcuni casi per protrarre la crisi, rendendola di fatto strutturale.
Gli aiuti sono spesso diventati un business lucroso per gli attori ar­mati presenti sul campo, come ad esempio per diversi signori della guerra che prima del 2006, ovvero nel periodo antecedente all'avvento del­le Corti Islamiche, si erano suddivisi i quartieri della capitale e i suoi sobborghi".

Fonte: Compassion
La tragica fine di alcune star del Rock. 

Elvis è nato nel 1935. La sua carriera è stata grandiosa: 89 LP's, 61 singles e sino alla sua morte più di 400 milioni di dischi venduti.
Fu il protagonista in 33 film ed ebbe 500 presenze in spettacoli televisivi.
La sua voce ed i suoi movimenti sul palcoscenico lo fecero diventare un "pirata del sesso".
Si fece costruire una casa enorme con 23 camere da letto e un grande parco.
Nonostante il suo mega successo, Elvis non ne aveva abbastanza.

Il suo consumo di droga non conosceva limiti, negli ultimi 20 anni della sua vita i suoi medici gli hanno prescritto circa 10.000 pillole diverse, tra stimolanti, tranquillanti e calmanti.
I suoi avambracci erano così pieni di buchi, che non c'era più posto per altri.
La bella e sportiva star era diventata un'obesa massa di grasso sudante.
Il 16 agosto 1977 la sua fidanzata lo trovò svenuto nel bagno.
Morì a soli 42 anni.

Il nuovo "male italiano" (e non solo). 

Lotterie, scommesse legali, video poker e altre cose simili sono pratiche inaccettabili, specialmente per un cristiano, e apertamente da condannare.
Gli italiani, si sa, sono un popolo di giocatori e l'introduzione, in questi ultimi anni, di nuovi giochi con vincite più o meno allettanti, ha contribuito ad alimentare la febbre del gioco e a renderla contagiosa. Questa nuova tendenza, ovviamente, è contro la volontà di Dio (e non solo per i Suoi figli), per diversi motivi:

1. IL GIOCO È IDOLATRIA
Innanzitutto, l'amore per il gioco è una vera e propria forma di idolatria.
Chi gioca o scommette ripone non poche speranze sulla possibilità di vincere, dimostrando così un amore per il denaro che può sviarlo dalla fede e procurargli molti dolori (1Timoteo 6:10).
Gesù ricorda che nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, o avrà riguardo per l'uno e disprezzo per l'altro (Luca 16:13).
Il cristiano non tenta la fortuna al gioco, non scommette, perché sa che non può servire Dio e Mammona (parola semita che significa "ricchezza", usata anche per indicare la divinità della prosperità).


Antisemitismo, Antisionismo, Antigiudaismo, odio contro Israele: sono le diverse facce di un'offensiva contro Israele, che sempre più si sta facendo strada nel mondo, oggi.
Noi da che parte stiamo?
La Bibbia è molto chiara al riguardo: "...Infatti così parla il SIGNORE degli eserciti: "È per rivendicare la sua gloria che egli mi ha mandato verso le nazioni che hanno fatto di voi la loro preda; perché chi tocca voi, tocca la pupilla dell'occhio suo"" (Zaccaria 2:8).
E' con un profondo senso di urgenza che ho sentito il dovere di riprendere quello che ritengo un manifesto universale contro l'Antisemitismo.

Il documento è stato pubblicato sul quotidiano israeliano Ha-Aretz, il 31 agosto 2001, ad opera di un gruppo di cristiani tedeschi, ed è stato da noi tradotto e pubblicato sul n. 3/2002 di UominI Nuovi.
E' necessaria infatti la massima chiarezza sulla posizione che, anche come cristiani, dobbiamo avere in accordo alla Parola di Dio, verso Israele.
L'Antisemitismo, l'Antisionismo, l'Antigiudaismo e l' odio contro Israele stanno crescendo a livello mondiale in modo spaventevole.

Nel Medio Oriente, in Europa, in Germania..., non sono altro che espressioni diverse dell'odio eterno contro gli Ebrei.
Le conseguenze sono devastanti e catastrofiche, mettono a repentaglio ciascun Ebreo proprio nella sua esistenza, il popolo ebraico, lo Stato d'Israele e la loro madrepatria.
Nello stesso tempo, distruggono l'umanità intera; sono una minaccia per la pace e un pericolo per la cristianità.

Una riflessione su un tema sempre attuale. 

L’embrione detto in termini semplici è il frutto concepito dall'unione del seme maschile e l’ovulo femminile.
Se si uccide una persona a ottant'anni, a vent'anni, a sei mesi o in stato embrionale, contrariamente a come ci vogliono far credere, è in ogni caso un omicidio! (anche se di omicidi legalizzati ormai, tra aborti ed eutanasie, ne abbiamo perso il conto).
E se lunghi e approfonditi studi e costose ricerche hanno convinto i più grandi cervelloni del nostro tempo a identificare i virus come esseri viventi, tanto più un embrione, che non è di certo una muffa!

L’embrione, in natura nell'utero della donna, viene protetto dalla madre; fuori dalla donna, viene protetto da leggi umane esistenti e, appunto, perché umane hanno bisogno di essere perfezionate, ma che di sicuro non tolgono a nessuno la gioia di avere un bambino.
Tolta la legge chi proteggerà l’embrione da coloro che lo voglio fare a fettine?

In Africa muoiono ancora bambini infetti dal virus HIV. 

L'occidente sta ottenendo risultati incoraggianti nella riduzione del tasso di mortalità per AIDS, ma in Africa si continua ancora a morire.
Dei 33 milioni di persone che nel mondo sono attualmente infette dal virus HIV, più dell'85% vive nell'Africa sub sahariana.
E mentre nuove sostanze chimiche, chiamate "inibitori della proteasi", stanno prolungando la vita di molti occidentali, la maggior parte della popolazione africana non può permettersene il costo.

Lì la malattia colpisce prevalentemente giovani adulti in età lavorativa, causando danni ingenti al potenziale economico del continente.
Ma quello che è ancora più tragico delle perdite economiche è il tributo che l'AIDS sta esigendo sui bambini africani.
Quelli che soffrono di più, come in altri casi, sono sempre i bambini.

Una meditazione di Silvia Baldi Cucchiara. 

Balaam e Balac, ovvero del benedire o maledire Israele.
Atterrito dalle vittorie conseguite dal popolo di Israele e dal loro grande numero, Balac, Re di Moab, l'attuale Giordania, chiamò Balaam di Madian, figlio dell'indovino Beor (Giosuè 13:22): "Ecco, un popolo è uscito dall'Egitto; esso ricopre la faccia della terra e si è stabilito di fronte a me; vieni dunque, te ne prego, e maledicimi questo popolo, poiché è troppo potente per me; forse così riusciremo a sconfiggerlo e potrò cacciarlo via dal paese; poiché so che chi tu benedici è benedetto, e chi tu maledici è maledetto" (Numeri 22:5-6).

Così gli anziani di Moab e di Madian andarono dall'indovino e questi rispose loro: "Alloggiate qui stanotte; e vi darò la risposta secondo quello che mi dirà il Signore" (Numeri 22:8).
Si trattava per certo di un indovino molto particolare che comunicava realmente con Dio e che doveva essere rivestito di una forte autorità, infatti colui che benediceva veniva benedetto e colui che malediceva veniva maledetto.
Balaam trascorse tutta la notte in preghiera e infine Dio gli rispose con grande chiarezza: "Tu non andrai con loro; non maledirai quel popolo perché è benedetto" (Numeri 22:12).

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