Il viaggio della vita

Il viaggio della vita è difficile, duro.
Ricordiamo l'uragano Katrina negli Stati Uniti, il devastante tsunami nell'Asia Meridionale, gli ultimi terremoti in Italia... che hanno costretto centinaia dì migliaia di persone a fuggire via dalle proprie case, spesso scappando con nient'altro che i vestiti che avevano addosso.
A volte la sua durezza ci piomba addosso all'improvviso e senza avvertimento; a volte è nostra compagna per gran parte dell’esistenza.
La vita ha la sua parte di gioie e felicità, sappiamo pure che il suo sentiero è spesso molto accidentato.
Siamo assaliti dalle tentazioni, delusi dalle persone, indeboliti dalle malattie e dal tempo, sopraffatti dal male e dalle ingiustizie.

Sì, la vita è difficile... ma Dio è buono, e il Cielo è qualcosa di reale!
Una delle grandi verità della Bibbia è che non eravamo destinati solo per questo mondo.
La morte non è la fine della vita; è solo la via per l'eternità.
Noi siamo destinati a vivere per sempre, e la morte è solo un passaggio da questa vita alla prossima.

Ma la domanda non è se ci sia o no vita dopo la morte.
Il vero problema è dove andremo a trascorrere l'eternità: con Dio, in quel luogo di gioia eterna che la Bibbia chiama Paradiso, o separati da Lui in quel luogo di disperazione infinita chiamato Inferno?

Perché la morte non è la fine, così come sembra essere?
Giobbe si lamentava: "L’uomo, nato di donna, vive pochi giorni, ed è sazio d'affanni; spunta come un fiore, poi è reciso; fugge come un'ombra, e non dura... 
Ma l'uomo muore e perde ogni forza; il mortale spira, e dov'è egli?" (Giobbe 14:1-2, 10).
Ma da credente aggiunse: “Ma io so che il mio Redentore vive e che alla fine si alzerà sulla polvere. 
E quando, dopo la mia pelle, sarà distrutto questo corpo, senza la mia carne, vedrò Dio. 
Sì, lo vedrò a me favorevole; lo contempleranno i miei occhi, non quelli d'un altro. 
Il cuore, dal desiderio, mi si consuma!” (Giobbe 19:25-27).

Per il cristiano la morte segna l'inizio di una nuova vita con Dio che durerà per sempre.
Paolo lo ha espresso così: "Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai un uomo ha immaginato, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano" (1 Corinzi 2:9-10).

In mezzo alle delusioni e alle sofferenze della vita, il Cielo è la nostra raggiante speranza.
"Per quanto mi riguarda il cielo è solo un mito", mi diceva una persona, "mi piacerebbe pensare che vivremo per sempre, ma una volta morti, è la fine".
Ha ragione lui o la Bibbia?

Una ragione a favore è dovuta dal nostro profondo anelito verso l'infinito.
In pratica ogni religione crede in qualche tipo di vita dopo la morte, e nell'intimo del cuore sentiamo tutti che deve esserci qualcosa dopo questa vita.
Questa vita è incompleta, e noi bramiamo sentirci realizzati.
Da dove proviene questo profondo desiderio?

La Bibbia afferma che l'ha messo Dio dentro di noi: "Egli ha perfino messo nei loro cuori il pensiero dell'eternità" (Ecclesiaste 3:11).
Noi siamo stati fatti per Dio, e bramiamo essere con Lui per sempre.
Possiamo soffocare questo sentimento o convincerci che non è vero, ma il Cielo rimarrà ugualmente reale, anche per le promesse di Dio.

Dal principio alla fine della Bibbia, Dio ci assicura che siamo destinati a vivere con Lui per sempre.
Una bella promessa di quando saremo alla Sua presenza nel Cielo sta scritta in Apocalisse 21:4-8, “Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate...", e "... ogni cosa è compiuta, io sono l'alfa e l'omega, il principio e la fine, a chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell'acqua della vita, chi vince erediterà queste cose, io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio. 
Ma per gli increduli, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo, che è la morte seconda”.

Una meditazione di Nicola Scorsone.

Giuseppe

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