Alla radice dell'Antisemitismo

Una breve analisi di John Kidd. 

L'antisemitismo visto dal lato spirituale. 
Sulla cupola della moschea di Al-Aksa, sul Monte del Tempio, sono scritte le seguenti parole in arabo, che in Italiano si leggono: "Allah non ha alcun figlio".
Perché una dichiarazione così negativa da parte del dio dell'Islam?
Perché non scrivere, specialmente in quel luogo tra i più significativi di tutta la terra, la ricorrente invocazione del Muezzin: "Allah è il più grande"?
La ragione, così credo, è che si tratta di una dichiarazione di sfida.

Anche questa è stata una affermazione di Maometto, il quale ha frainteso le Sacre Scritture e successivamente le ha disprezzate.
Tali parole così urlate, più che scritte, sono l'essenza di due versetti Coranici rispettivamente: Sura 39:4 e Sura 6:101, e sono, quindi, il rigetto stesso della dottrina Cristiana della Trinità, che Maometto ha visto come una forma di politeismo.
Nel creare una nuova religione, supposta essere monoteistica, Maometto ha voluto in realtà cancellare quella precedente, chiaramente politeistica e idolatra, nella quale è stato allevato dalla sua famiglia.

Per almeno 5.000 anni prima di Maometto, la religione dominate dell'intero Medio Oriente, era basata sul culto del dio-Luna (chiamato proprio Allah), il quale sposatosi con la dea-Sole ebbe delle figlie che a loro volta erano altre dee.
Maometto riuscì a persuadere gli Arabi che Allah, non fosse il capo degli dei, ma il solo dio, il supremo essere e il creatore di tutte le cose.
Invece il suo sforzo verso gli Ebrei e i Cristiani di convincerli che Allah fosse lo stesso dio della Bibbia è fallito.

Quelle parole sulla moschea, accertata la loro reale intenzione, significando perciò: "Dio non ha alcun Figlio"; e vogliono essere delle frecce ben mirate.
In effetti rappresentano la primitiva sfida, faccia a faccia, lanciata a Dio da Satana nei primordi dello spazio-tempo.
La Bibbia è risoluta sul fatto che Dio abbia un Figlio.
Tale verità è il tema che la pervade in tutto il suo sviluppo, ed è anche il fatto centrale di tutto l'universo.
Il significato della vita e la speranza del genere umano si possono trovare solo nel Figlio di Dio.
In queste mie affermazioni non vi è alcuna traccia di mitologia, di razzismo, di iperbole o di poesia; sto parlando di realtà  che debbono essere prese in considerazione anche dai politici e dai giudici.
Ma questi li evitano, e molti li rigettano come pura e semplice mitologia.
Il problema del diavolo nel mondo e, non meno, nella situazione nel Medio Oriente, non può essere compreso senza prendere coscienza delle realtà del mondo invisibile, o meglio del trascendente.
Fanno eccezione alcuni articoli di un giornale israeliano, in cui ho letto che uno dei membri della Knesset (il Parlamento israeliano) richiamava i propri colleghi alla preghiera ai piedi del Dio d'Israele, al fine di calmare la situazione israeliano/palestinese.
All'infuori di quello non ho mai letto, ne ho mai visto, alcunché di dominio pubblico che ricolleghi la critica situazione in Medio Oriente alla luce dell'esistenza di Dio e di Satana come oppositore ai piani di Dio.

Inizio un po da lontano, dalla radice del soggetto.
L'applicabilità delle parole scritte sulla cupola di quella moschea  è diretta agli Israeliani, e vi si rivolgono direttamente con aggressività.
Nella scrittura ebraica di Osea11:1 Dio dice: "Quando Israele era infante, io lo amavo, ed ho chiamato mio figlio fuori dall'Egitto".
Anche questa applicazione, in cui Israele è chiamato figlio di Dio, viene negata dalle parole di Maometto, ed è una spiegazione succinta di tutto quello che sta succedendo nel Medio Oriente oggi, e che viene erroneamente chiamata "Conflitto medio orientale".
Ciò che sta succedendo è un nudo e datato (almeno 2.500 anni) antisemitismo.
Se Dio non avesse alcun figlio, e quindi Israele non fosse figlio di Dio, allora Israele non dovrebbe esistere.
Questo convincimento viene ingegnosamente portato avanti, in questi tempi, dalla distruzione programmata da parte dei palestinesi di siti archeologici insostituibili della storia biblica ebraica, dalla "modificazione" della geografia palestinese e dalla manipolazione della storia riportata anche nei libri scolastici.
Ovviamente questo giustifica il sistematico e giornaliero assassinio di Ebrei, solo per il fato di essere tali, e che non presta alcuna differenza se siano militati o civili, uomini o donne, adulti o bambini; il loro torto è semplicemente quello di esistere.
Zaccaria 14:7 dice: "Io (Dio) riunirò tutte le nazioni contro Israele per combatterle...".
Anche da questa profezia può sembrare che l'Antisemitismo dovrebbe essere la forza dominante alla fine di quest'epoca, e che coloro che non seguono una tale moda verranno annientati.
Invece la sopravvivenza spirituale dell'individuo dipende dalla sua conoscenza di Dio, come suo rifugio, e di Lui che permette tutto ciò.

Da Abramo in poi.
Abramo è il padre della stirpe Ebraica, e la maggior parte della gente sa che gli Ebrei sono "il popolo scelto da Dio".
Le scritture dicono: "Tu sei il popolo sacro del Signore tuo Dio; il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere uno speciale popolo ai suoi occhi, al di sopra di tutti i popoli che sono sulla faccia della Terra" (Deuteronomio 7:6).
Ma questo potrebbe lasciare l'impressione che Dio, dopo aver guardato a tutti i popoli della Terra, abbia detto: "Io sceglierò proprio quello..."; o anche più provocatoriamente: "Quel popolo è il migliore, sceglierò quello".
Il fatto è che il prescelto da Dio non fu un Ebreo, e quindi la nazione Ebrea (anche perché non ve ne era ancora una), ma un semplice discendente di Sem, figlio di Noè.
Dio scelse Abramo, un uomo pagano come tutti gli altri del suo tempo, e lo rese Ebreo.
Solo più tardi Dio ha dichiarato la sua scelta della nazione di cui Abramo sarebbe divenuto il capostipite con i suoi diretti discendenti Isacco e Giacobbe.

Ho voluto enfatizzare tutto ciò per puntualizzare il collegamento tra Ebrei e Gentili realizzabile in Abramo e dichiarato nella promessa che Dio gli fece: "Abramo diventerà sicuramente una grande e potente nazione e tutte le altre nazioni della terra saranno benedette in Lui" (Genesi 18:18).
Gli Ebrei, dunque, non furono scelti per escludere alcuno, ma piuttosto come strumento per includere tutti gli altri popoli nel favore di Dio.
Loro, gli Ebrei, furono creati dalle nazioni a beneficio di  tutte le altre nazioni.
Fu profetizzato molto tempo prima da Noè, l'undicesimo antenato di Abramo: "Jafet dimorerà nelle tende di Sem".
Tradotto nel suo significato etnico corrente, dice: "La stirpe indoeuropea dimorerà nelle tende dei semiti" (riferito in particolare agli Ebrei).
"Dimorare nelle tende di", si è realizzato nel tempo, a mio avviso, in particolare con l'Occidente, molto di più del resto del mondo, che ha beneficiato dalla convivenza, molto cospicua, con gli Ebrei.

Abramo, anche se probabilmente non era un fedele del culto del dio-Luna, vi era socialmente e pericolosamente esposto, in quanto cittadino di Ur dei Caldei, la quale città era il più importante centro di adorazione di quell'idolo.
Per questa ragione, si può tranquillamente dire che Abramo, udita la chiamata del Signore e lasciata Ur, si rifugiò avventurosamente al di fuori del "territorio" dell'Islam (futuro).
Mi chiedo proprio se Abramo non abbia determinato un precedente nel conflitto con il dio-Luna, di cui le conseguenze sono la costante prova di forza con cui sono impegnati i rispettivi discendenti? Questa è una mia congettura.
Più chiara però, almeno così mi sembra, è la furia provocata da Satana contro la discendenza della stirpe Ebraica, i quali sono stati perseguitati ovunque, non solo nelle terre islamiche.

Giuseppe

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